Non bastava l'aviaria a fare danni. Ora è la peste suina a fare (ancora) notizia, con la provincia di Pavia cerchiata di rosso e un'emergenza che va gestita al meglio affinché l'epidemia non dilaghi oltre. 

 

A parte le contromisure da adottare per arginare la diffusione del virus, altre sarebbero le opportunità da cogliere, tutte offerte dalla biotecnologie. Chiediamo quindi a loro cosa hanno da offrirci e perché mai dovremmo aprire non solo alla ricerca, bensì anche al loro impiego all'interno dei confini nazionali. 

 

Care biotecnologie, potreste innanzitutto presentarvi e dare una sintesi di chi siete e di cosa fate?

"Ah, guardi, la nostra storia ha ormai alcuni millenni sa? Un po' difficile tratteggiarla in poche frasi".

 

Come millenaria? Ma non siete la frontiera più avanzata della ricerca genetica applicata?

"Per voi Umani, che ci mettete sempre un po' a capire l'antifona. Per la Natura è del tutto normale pistolare coi genomi degli esseri viventi per vedere poi cosa viene fuori di nuovo. O mica penserà che la vita che vedete ora sia stata creata così com'è?"

 

No, certo che no. Ma in che modo la natura avrebbe operato come biotecnologa?

"Quando mangia una pastasciutta Lei sta gustando il risultato di una selezione umana partita da una pianta che in teoria non avrebbe neanche dovuto esistere. Nel continuo ribollire genetico che avviene sul Pianeta, un bel giorno una pianta del genere Triticum e una del genere Aegilops si unirono con un processo che teoricamente appariva impossibile. Il frutto di questo incrocio acrobatico fu il Triticum dicoccoides, quello che Voi avete ribattezzato farro selvatico. Un evento che aveva una probabilità su qualche miliardo di verificarsi spontaneamente, ma che invece è avvenuto eccome, più o meno fra i 300mila e i 500mila anni fa. Ci perdoni, ma ricordare la data esatta è impossibile anche per noi".

 

Beh, ma qui si tratta di un evento naturale...

"Perché, Lei trova forse differenze concettuali fra il Triticum dicoccoides e il Vostro triticale? Anche quest'ultimo è quadruploide, se no addio fertilità, ma lo avete inventato voi in laboratorio scimmiottando quello che la Natura aveva già fatto prima ancora che voi sapiens vi faceste identificare come tali".

 

In effetti, cambia la storia, ma il risultato è più o meno lo stesso...

"Appunto. Quando la finirete di fissarvi sui processi e inizierete a parlare solo di risultati finali sarà sempre tardi. Ma Lei ha idea di quanti treni vi siete fatti scappare sotto il naso, nascondendovi dietro una fumosa idea di tipicità e di italianità dei vostri prodotti? Avete rimbalzato gli ogm transgenici per vent'anni, però li avete importati a navi intere per sostenere il vostro comparto zootecnico? Non vi sentite un po' ipocriti?"

 

Non personalmente. Fosse per me li staremmo coltivando da quando sono arrivati sulle scene. Anche perché in fondo anche in questo caso abbiamo imitato la Natura, no?

"Eccerto che sì! Benedetto figliolo! Mica l'avete inventato voi l'Agrobacterium tumefaciens, quel filibustiere che riesce a infiltrare porzioni del suo Dna nei cromosomi di altri organismi facendogli poi fare quello che pare a lui!"

 

Mi faccia un esempio.

"Ma la patata dolce secondo Lei da dove viene fuori? Era un tuberetto insignificante, ma dopo essere sopravvissuto all'infezione batterica il suo Dna conteneva geni completamente nuovi, trasferiti nel suo genoma proprio dall'Agrobacterium. Questo tubero è di fatto un ogm transgenico a tutti gli effetti, ma lo avete mangiato senza fare storie per migliaia di anni".

 

Ma...

"Eh no eh? Non mi riattaccherà mica con la gnola del processo naturale, vero?"

 

No, intendevo dire: ma dopo quell'evento, di tempo ne è passato parecchio.

"Esatto. Dopo milioni di anni che la Natura giocherellava a casaccio coi geni del Pianeta, arrivate voi, trent'anni fa, pensando di essere chissà chi, e vi mettete a usare l'Agrobacterium tumefaciens per trasferire alle colture agrarie qualche gene di vostro interesse, tipo quello della resistenza ai lepidotteri o a un erbicida".

 

Mica solo uno: ora le resistenze agli erbicidi sono diverse e a diverse molecole.

"Sì, ma quella a glifosate fu una rivoluzione. E anche lì, in fondo, che avete fatto? Avete preso un gene che codificava per una proteina in un batterio e lo avete installato nel Dna delle piante. Più o meno come oggi scaricate nuove app per arricchire il ventaglio di funzionalità dei vostri smartphone. Mai capito perché contro gli ogm è insorto mezzo mondo..."

 

Se è solo per questo, glielo potrei spiegare io perché. Ma ci porterebbe troppo fuori dal seminato, tanto per restare in tema agrario...

"Pure le battute si mette a fare ora? Chi si crede, Fabio Fazio con il retino e i pesci nel torrente? Suvvia, sia serio..."

 

Ok. Andiamo avanti: ora come ora però qualche apertura è stata pur fatta, almeno per la sperimentazione in campo.

"Guardi, è un contentino al momento insignificante. Lei che sperimentazione in campo l'ha pur fatta per anni, lo dovrebbe sapere bene che un anno di prove e di ricerche è del tutto insufficiente".

 

Eccome se lo so, ce ne vorrebbero almeno almeno tre. Ma giusto per iniziare.

"Appunto. Per valutare una nuova varietà questa va testata in più areali, in più condizioni meteo, su più terreni, con diverse tecniche colturali... Altro che 31 dicembre 2024! Si spera quindi che questa apertura provvisoria trovi le più opportune deroghe temporali, altrimenti è solo una pagliacciata studiata a tavolino per far credere di aver cambiato politica quando invece non è così. Pensi quanto cambierebbero i vostri programmi fitosanitari se in quattro e quattro otto si potesse modificare una coltura per renderla resistente ai patogeni, tipo la peronospora".

 

Fatemi un altro esempio...

"Quanti trattamenti dovete fare su patata? Ora potrebbe giungere una nuova varietà geneticamente modificata tramite cisgenesi dall'Università di Wageningen che ha collaborato con l'Autorità irlandese per l'agricoltura e lo sviluppo alimentare. I geni che conferiscono alla coltura questa resistenza alla peronospora sono stati ricavati da una varietà di patate selvatiche. Nelle prime prove si sarebbe ottenuto un raccolto sano, riducendo l'uso di fungicidi fino al 90%. Poi state a parlare di Farm to Fork e di Green Deal: eccola lì la strada da seguire per diminuire la chimica. E voi state ancora qui a tentennare fra cisgenesi e altre forme di manipolazione, come se a contare fosse il metodo anziché il risultato. Guardi che in genetica tutto fa brodo eh? Non fate tanto gli schizzinosi..."

 

Io personalmente non tentenno affatto, ve lo dico. Ma oltre alle resistenze ci sono altre frontiere di sviluppo?

"Ovvio che sì. La società americana Calyxt ha da poco commercializzato una varietà di soia il cui olio contiene l'80% di acido oleico, un grasso polinsaturo 'buono'. Per di più, la Calyxt sta ora sviluppando soie gm in grado di riprodurre la composizione lipidica dell'olio di palma, perché per certe lavorazioni industriali quella serve".

 

Oltre alle piante so che vi sono anche studi su animali da allevamento.

"Eccome. Lei ha aperto con la peste suina: sappia che lo scozzese Roslin Institute ha sviluppato un ceppo biotech di maiali, il cui genoma è stato modificato per resistere proprio alla peste suina e non solo".

 

Come non solo? A me sembra già cosa fantastica la resistenza alla peste suina...

"Perché Lei si accontenta troppo presto: oltre a quella patologia quei maiali gm sarebbero resistenti anche alla sindrome riproduttiva e respiratoria portata da un arterivirus classificato in due tipi: quello americano e quello europeo. Caratterizzato da una grande capacità di mutare, il virus potrebbe trovare una robusta barriera nelle nuove genetiche, modificabili di volta in volta in funzione dei nuovi ceppi, in caso questi mutassero al punto di bypassare la resistenza del momento. Ha idea dei vantaggi per animali e allevatori?".

 

Certo che ho idea: enormi, anche se al momento non quantificabili con precisione. Solo nel Regno Unito e negli Stati Uniti le malattie respiratorie causano danni per centinaia di milioni di dollari all'anno. E oltre ai maiali?

"Ah, guardi, ci invita a nozze: l'anno scorso, sempre gli Stati Uniti, gli allevatori hanno visto morire 53 milioni di uccelli per influenza aviaria, un virus che si stima abbia ucciso in totale più di 160 milioni di uccelli facenti capo a circa 80 diverse specie. A Lei farebbe schifo una resistenza a questo virus?".

 

Schifo? Ma magari ci fosse!

"Uomo di poca fede! Sempre il Roslin Institute di Edimburgo, collaborando con gli scienziati dell'Imperial College di Londra, ha modificato geneticamente i polli rendendoli resistenti all’influenza aviaria. Le opportunità ci sono: basta la volontà di investire di più in ricerca e dare loro più spazio nell'uso comune. E mica solo per suini e volatili eh?"

 

Ah no? E quali altre specie sarebbero al centro di ricerche?

"In Cina, sempre tramite tecniche di Genome Editing, pare abbiano trovato il modo di rendere i bovini resistenti alla tubercolosi causata da Mycobacterium bovis, patogeno trasmissibile anche agli esseri umani".

 

Ma non è un po' inutile questa modifica? Questo patogeno può essere controllato con i normali antibiotici.

"E bravo! Nel vostro Green Deal programmate tagli drastici anche a quelli! In più avete crescenti problemi di resistenze, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Quindi dovreste benedire in fretta queste innovazioni, invece di rallentarne lo sviluppo manco fossimo ancora al tempo in cui la popolazione europea non voleva mangiare patate e pomodori..."

 

Già: in effetti le tradizioni altro non sono che innovazioni che hanno avuto successo. Ci congediamo quindi dalle biotecnologie, Tea incluse, sperando che possano presto arrivare anche in Italia tutte le nuove soluzioni che la ricerca sta mettendo o ha già messo a punto, sia per i vegetali, sia per gli animali. Magari partendo dal prolungamento del periodo in cui sarà possibile fare test di campo anziché solo di laboratorio. Altrimenti il Belpaese avrà perso l'ennesimo treno per crescere di nuovo. E forse questo è davvero l'ultimo.