Conoscere la biodiversità e la sostenibilita del castagneto da frutto e del suo ecosistema, valorizzare e promuovere il ruolo del castanicoltore come "custode" della tutela della biodiversità e del territorio: a queste domande hanno voluto dare risposte i due Gruppi operativi Biodiversamente castagno e Castanico-Co, finanziati dal Psr 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna, nati dal sodalizio tra ricercatori, aziende agricole produttrici di castagne, consorzi e associazioni di castanicoltori.

La castanicoltura da frutto tradizionale emiliano-romagnola è costituita da piante spesso secolari prevalentemente innestate con marroni e varietà autoctone di castagne, ed è caratterizzata da suoli saldi, mai lavorati: un vero e proprio presidio di tradizione, cultura e cibo, con un ruolo fondamentale nella gestione e conservazione del territorio e del paesaggio collinare e montano dell'Emilia-Romagna.

Albero di castagno
La castanicoltura da frutto tradizionale emiliano-romagnola è costituita da piante spesso secolari prevalentemente innestate con marroni e varietà autoctone di castagne
(Fonte foto: I. Ter)

La castanicoltura tradizionale da frutto può contribuire al sequestro del carbonio (C) nel suolo e per questo sono stati raccolti dati oggettivi sul contenuto di sostanza organica (che contiene il 58% del C). Sono stati studiati 45 siti (nove siti per cinque aziende) nel 2018 con il prelievo di novanta campioni e 18 siti (sei siti per tre aziende) nel 2021 con prelievo di 36 campioni.

L'analisi di questi dati ha evidenziato la variabilità spaziale della sostanza organica determinata dai processi versante (zone di colluvio, zone di erosione), dalla morfologia e dalla copertura vegetale. L'analisi ha messo in evidenza che la maggior parte del C è immagazzinata nei primi 15 cm di suolo. Ne deriva l'importanza di una buona gestione del castagneto, con l'adozione di tecniche volte a facilitare la migliore copertura vegetale e a contrastare i processi di erosione idrica superficiale, intervenendo ad esempio con la riduzione degli sfalci e il contenimento delle pulizie eccessive da foglie e ricci.

Interessanti i risultati dello studio dell'indice di fertilità biologica del suolo, che ha analizzato l'attività della comunità microbica e valutato lo stato di salute dei suoli dei castagneti da frutto, evidenziando che questo indice è molto alto nei primi centimetri di suolo.

Fungo e albero di castagno
E' stato svolto uno studio sull'indice di fertilità biologica del suolo che ha permesso di analizzare l'attività della comunità microbica e di valutare lo stato di salute dei suoli dei castagneti da frutto
(Fonte foto: I. Ter)

Altro aspetto analizzato ha riguardato la biodiversità genetica delle varietà di castagno dell'Emilia-Romagna. Sono state effettuate analisi con marcatori molecolari su campioni prelevati in diverse zone della regione (Parco didattico sperimentale del castagno a Granaglione in provincia di Bologna, la collezione di Zocca in provincia di Modena, il Cpm di Zocca e nelle aziende partner del progetto) ed è stato caratterizzato il germoplasma per identificare i casi di sinonimia e omonimia fra le diverse accessioni conservate.

È stato poi definito un pool di marcatori altamente polimorfici in grado di discriminare le diverse accessioni di castagno da poter utilizzare in futuro per la certificazione varietale. Dalle analisi è emerso che il germoplasma dell'Appennino tosco-emiliano rappresenta un'importante fonte di biodiversità del castagno; i marcatori molecolari hanno evidenziato una grande variabilità genetica tra le castagne (identificandole con delle carte d'identità molecolari) che non si riscontra tra i marroni.

I castanicoltori partner del progetto alla luce di questa caratterizzazione delle varietà si sono impegnati a essere custodi della biodiversità genetica evidenziata dalle analisi, permettendo di conciliare la tutela del territorio e il mantenimento di un'importante biodiversità con la necessità di ricavare una fonte di reddito in ambiente montano.

Riguardo alla redditività e alla sostenibilità economica di questo settore, bisogna evidenziare che la produzione mondiale di castagne aumenta mentre quella italiana (33-35mila t/anno) è stagnante, per cui sicuramente siamo di fronte a un mercato con un trend positivo che al momento viene supportato dall'approvvigionamento all'estero.

L'industria di trasformazione italiana in particolare è dinamica e in grado di lavorare e trasformare diverse tipologie di prodotti a base di castagna (in Italia il valore del prodotto trasformato è stimato a 250-300 milioni di euro). C’è quindi margine di crescita per questo settore in termini di ettari da destinare e recuperare al castagno con buoni margini di guadagno.

Visita la pagina dedicata a Biodiversamente castagno e a Castani-Co o chiedi maggiori informazioni al contatto: infoiter@pedologia.net

Biodiversamente castagno
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