Il 19 novembre nella Prefettura di Caserta è stato siglato un “Protocollo d’intesa per un’azione urgente nella Terra dei fuochi”. L’atto è giunto dopo un’estate che aveva visto andare a fuoco in Campania sette impianti per il trattamento di rifiuti solidi urbani e la ripresa delle polemiche sui roghi abusivi di rifiuti abbandonati lungo le strade di varia origine. A firmare il documento sono stati il presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ed il ministro del Lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio. Cofirmatario anche Matteo Salvini (Interno) che nei giorni precedenti aveva aperto una polemica sugli inceneritori e la loro implementazione in Campania proprio con De Maio. In calce al documento, anche le firme dei ministri Alfonso Bonafede (Giustizia), Elisabetta Trenta (Difesa), Barbara Lezzi (Sud) e dal sottosegretario al ministero della Salute,Armando Bartolazzi.
A firmare anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, unico rappresentante del mondo agricolo in quanto assessore regionale all’Agricoltura e i prefetti di Caserta e Napoli, Raffaele Uberto e Carmela Pagano. L’atto è uno strumento di coordinamento tra poteri dello Stato per intensificare la lotta ai roghi di rifiuti e aumenta la quota di militari dell’Esercito italiano a guardia del territorio, stanziandone una parte a sentinella degli obiettivi sensibili rappresentati dagli impianti di trattamento rifiuti.
Le polemiche sui roghi di rifiuti - che aveva preceduto la firma del protocollo, nata sull’opportunità o meno di realizzare in Campania altri 5 inceneritori, sostenuta da Salvini e avversata da Di Maio - aveva fatto dire al governatore De Luca alla vigilia del vertice: “Hanno fatto più danni a Napoli e alla Campania queste zuffe politiche inconcludenti che i roghi che ci sono stati in questi anni. E’ sconcertante l’assenza di qualsiasi proposta concreta e praticabile”.
L’ultima volta che lo spettro di Terra dei fuochi era calato sulla Campania le imprese agricole hanno accusato un danno di oltre 500 milioni di euro in due anni. La campagna mediatica Terra dei fuochi determinò danni alla filiera agroalimentare di tutto il territorio ragionale con forti speculazioni sui prezzi e stimati dall'Istituto zooprofilattico sperimentale per il Mezzogiorno in 300 milioni di euro nel 2014 e 200 milioni nel 2015.
All’indomani della firma del protocollo è un fiorire di iniziative sul terreno “presumibilmente inquinato”. Ma la Cia Campania non ci sta: ”Non si soffi sul fuoco della propaganda mettendo nuovamente a repentaglio l’immagine del territorio e dell’agricoltura campana. Gli agricoltori vivono della reputazione della loro terra e far subire alla nostra terra le speculazioni degli scorsi anni sarebbe un atto di autolesionismo che non solo la Campania ma l’Italia intera non merita"tuona il presidente Alessandro Mastrocinque.
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“Noi ci atteniamo ai fatti– osserva Mastrocinque –e ricordiamo che solo l’anno scorso l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno ha presentato i risultati di una ricerca effettuata su 10mila aziende del settore agroalimentare campano e che il 99,98% ha superato i test dell'Istituto”.
Dalla Cia Campania fanno capire che nessuno nega che vi sia un problema di smaltimento dei rifiuti e che vada affrontato con ogni mezzo tecnologicamente e culturalmente appropriato, dai termovalorizzatori alle politiche attive per aumentare la soglia della differenziata. Ma si sottolinea che su queste politiche non ha alcun senso fare propaganda.
“Evitiamo di alimentare una visione distorta di questo territorio” conclude Mastrocinque. “Come ha ricordato il presidente della regione Campania De Luca, ci sono casi di roghi di rifiuti in molte città d’Italia a cominciare dal Nord. Perché non si è fatta la stessa operazione anche in quei casi? Campagne mediatiche hanno quasi affossato la filiera agroalimentare della Campania, si eviti di tornare sui medesimi errori. Si abbia più rispetto per gli agricoltori e per la verità”.