Priorità ribadite ieri, 20 settembre 2018, da Distretto agrumi di Sicilia, Cia Sicilia Orientale, Confcooperative-Fedagripesca Sicilia e Confagricoltura Catania nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella Biblioteca comunale di Paternò, in provincia di Catania, uno dei territori a maggiore vocazione agrumicola.
Il documento operativo sottolinea la necessità e l'urgenza che il ministero per le Politiche agricole istituzionalizzi un tavolo agrumi che possa raccogliere i tanti attori della filiera e le esigenze dei vari territori italiani per la stesura del piano poliennale di settore nazionale.
Per fare chiarezza sul comparto è urgente il riordino di tutti i dati quantitativi e qualitativi sugli agrumi italiani - produzione, commercializzazione e relativi derivati trasformati - che potranno essere attinti su produzione, ettari, specie e varietà e tipologia d'impianto di irrigazione.
E' stata sottolineata anche la necessità di un decreto che dia esecuzione alla direttiva C.E. 12/2012 del 19/04/2012, sull'obbligo di dichiarare in etichetta la provenienza del prodotto ottenuto dalla trasformazione di agrumi italiani con provenienza specifica, come ad esempio l'arancia rossa, così come avviene per i derivati del pomodoro, facendo riferimento alla norma comunitaria 1169/2011.
E ancora: una riduzione dell'aliquota IVA sulle spremute "100% succo di agrumi", dal 22% al 10 % poiché ritenute salutistiche, applicando quindi una tassazione privilegiata rispetto alle bevande e, infine, la defiscalizzazione del bioetanolo ottenuto dalle materie prime secondarie degli agrumi.
Durante la conferenza stampa di presentazione del documento operativo, gli esponenti delle varie organizzazioni hanno inoltre rilasciato dichiarazioni su altri non meno importanti aspetti inerenti la filiera agrumicola siciliana.
Federica Argentati, presidente del Distretto agrumi di Sicilia ha elencato le priorità per il settore agrumicolo siciliano, trattenendosi soprattutto sulle misure sul lato dell'incentivazione della domanda di agrumi e ha tra l'altro detto: "Auspico che il ministero della Salute, al fine di promuovere e incentivare negli ospedali il consumo di bevande naturali preparate con prodotti ortofrutticoli freschi e trasformati tipici del nostro Paese e ad alto contenuto salutistico, possa imporre alle Asl, in occasione della emissione dei bandi di gara per l'introduzione di erogatori automatici di bevande calde e fredde, l'inserimento anche di erogatori automatici innovativi di frutta fresca e trasformata in ospedali, scuole ed enti a sostegno di un percorso di educazione alimentare".
La Argentati ha inoltre sottolineato l'urgenza di spingere sulla trattativa già avviata con il governo cinese per: "L'inserimento del trasporto via aereo, con applicazione delle tecniche di cold treatment a terra, nel protocollo Italia-Cina sull'export di agrumi. Solo così si potrebbe materializzare l'export di arance rosse siciliane (qualità tarocco) in tempo per il capodanno cinese (febbraio 2019) come richiesto dal gruppo Alibaba con il quale, il 22 giugno a Catania, vi è stato un importante momento di confronto con le imprese, con la presenza del Consorzio di tutela dell'arancia rossa di Sicilia Igp, dell'assessore regionale all'Agricoltura, Edy Bandiera e tecnici dell'Osservatorio per le malattie delle piante".
Giuseppe Di Silvestro, presidente di Cia Sicilia Orientale, nel ribadire la necessità di un rilancio dell'agrumicoltura siciliana attraverso un Piano nazionale agrumicolo nel segno dell'innovazione ha sottolineato: "Servono strategie di valorizzazione e sviluppo delle nostre filiere, che insieme al superamento della frammentazione delle iniziative, rappresentano la vera risposta al tema dell'italian sounding, a fronte di una domanda internazionale di made in Italy non pienamente soddisfatta dalle capacità di offerta. A questo devono affiancarsi azioni di prevenzione e controllo, per contrastare forme di sleale concorrenza".
L'esponente della Cia nel ricordare come le coltivazioni di agrumi facciano i conti con il virus Tristeza "che di fatto ha già distrutto decine di migliaia di ettari", ha sottolineato anche il pericolo derivante dai "nuovi viroidi in arrivo".
"Le fitopatie vanno fermate intanto regolando le importazioni di materiale e adottando i criteri di prevenzione e che sono già scritti ma che non vengono rispettati – ha sottolineato Di Silvestro - dal punto di vista commerciale occorre un piano agrumicolo che incentivi un'aggregazione virtuosa sul territorio e forzi le industrie italiane a privilegiare l'utilizzo degli agrumi italiani. Alla Regione, chiediamo di fare la propria parte attivando immediatamente quella parte del Psr che si occupa delle fitopatie".
"Bisogna rilanciare la produzione agrumicola, dando priorità alle aree vocate già riconosciute dal Mipaaft: arancia rossa, limone di Siracusa, limone dell'Etna, arancia di Ribera. Per far questo servono, innanzitutto, delle misure che favoriscano il reimpianto degli agrumeti colpiti dal virus Tristeza, che si stima infesti ormai oltre la metà del patrimonio agrumicolo siciliano – ha dichiarato Giovanni Selvaggi, presidente di Confagricoltura Catania, sottolineando - La nostra è un'emergenza pari se non superiore a quella degli uliveti colpiti da Xylella fastidiosa".
L'esponente di Confagricoltura ha rimarcato l'esigenza che il governo trovi soluzioni veloci ed efficaci coinvolgendo Ismea e Ue. "Servono linee di credito agevolato e fondi per il reimpianto degli agrumeti - ha affermato - senza agrumeti in salute e raccolti di qualità non saremo, nel medio lungo periodo, in grado di competere sui mercati".
Selvaggi ha infine stigmatizzato sia l'insufficienza di fondi del bando 5.2 del Psr Sicilia 2014-2020, che consente interventi sugli agrumeti colpiti da fitopatie, che il permanere del blocco del Piano agrumicolo nazionale pure stilato durante la scorsa legislatura.
Inifine, Salvatore Marino, vice presidente di Confcooperative-Fedagripesca Sicilia, ha detto: "L'aggregazione ancora oggi rappresenta per la filiera agrumicola un traguardo da raggiungere. Una maggiore organizzazione determinerebbe maggiore capacità di penetrazione in mercati più interessanti e remunerativi. Per questo auspichiamo che il futuro tavolo agrumi possa individuare percorsi agevolati che favoriscano la cooperazione tra imprese sia di primo che di secondo livello, anche attraverso percorsi formativi ad hoc per manager, dirigenti e produttori".