Un deficit che appare tanto più grave se si pensa che la vasta e complessa rete composta da 23 laghi artificiali, molti ad esclusivo uso irriguo, nell'ultimo mese ha continuato a diminuire i quantitativi di acqua accumulata: tra dicembre 2017 e gennaio 2018 si contano 6,36 milioni di metri cubi d'acqua in meno, il 3% di quanto registrato a dicembre.
La situazione di allerta è elevatissima, al punto che la Giunta della Regione Siciliana ha chiesto già da qualche giorno al Governo lo stato di calamità in riferimento all'emergenza idrica della città di Palermo, dove l'azienda comunale Amap ha già tutto pronto per avviare le turnazioni dell'acqua potabile.
La situazione dei bacini idrici della Sicilia è tanto più grave se raffrontata ad un anno fa: il 31 gennaio 2017 nei 23 laghi siciliani vi erano ben 237,73 milioni di metri cubi d'acqua, ben il 25% in più rispetto a quella registrata appena ieri dall'Osservatorio acque della Regione Siciliana.
Nel corso delle ultime settimane, diversi e ripetuti erano stati gli allarmi lanciati per la grande sete che affligge ormai l'isola da almeno tre anni. Il 5 gennaio, la leader della Cia Sicilia Rosa Giovanna Castagna, a margine di un incontro con l'assessore regionale all'Agricoltura Eduardo Bandiera, aveva chiesto interventi urgenti e più fondi in favore degli agricoltori, colpiti in tutti i comparti dalla carenza idrica, una "situazione resa ancora più grave dalla situazione disastrosa in cui versano i Consorzi di bonifica" aveva inoltre stigmatizzato la presidente della Cia Sicilia.
L'allarme dalla Castagna sembrava arrivare quasi tardivo rispetto alla richiesta di declaratoria di stato di calamità per siccità in agricoltura, pure deliberata a fine dicembre dalla Giunta regionale su proposta dell'assessore all'Agricoltura. Ma qualche giorno dopo, simili affermazioni di allarme per la siccità erano venute da Federica Argentati, presidente del Distretto agrumi di Sicilia, alle prese con la crisi del comparto, particolarmente forte nella piana di Catania.
E la perdurante mancanza di piogge ha portato nuovi ed ulteriori danni, come quelli sul grano duro, che secondo quanto affermato lo scorso 27 gennaio dai vertici della Cia Sicilia Occidentale, avrebbe compromesso già il 90% della coltura nella sola provincia di Enna.
"Se le zone montane più alte, come quella di Gangi, in questo momento stanno soffrendo meno - è scritto in una nota dalla Cia Sicilia Occidentale - basta spostarsi di qualche chilometro, a Bompietro, per vederne già gli effetti. Qui, e scendendo giù a valle verso l'Ennese, il raccolto di grano duro è già compromesso per il 90%".
Infine, sempre secondo la Cia Sicilia Occidentale, "dopo aver seminato a novembre, molti produttori non stanno neanche più facendo manutenzione, abbandonando le colture. La diminuzione di acqua nelle sorgenti e laghetti sta poi mettendo in seria difficoltà gli allevatori, che fra qualche settimana non sapranno più come abbeverare i propri animali. Per non parlare dei pascoli a quota bassa, già secchi nonostante il periodo".