Viaggiare nel tempo fino alla Terra del 2050 è possibile. Nei laboratori di AgroInnova, a Grugliasco (Torino), sono in funzione dei fitotroni che permettono di ricreare le condizioni ambientali del nostro pianeta tra trent'anni. Il Centro di competenza per l'innovazione nel campo agro-ambientale dell'Università di Torino utilizza queste 'macchine del tempo' per studiare non solo l'adattabilità delle piante al variare delle condizioni climatiche, ma anche come i parassiti cambiano metabolismo e comportamento.

Nei fitotroni possiamo modificare la temperatura, la concentrazione di anidride carbonica, la luce e l'umidità in modo da ricreare le condizioni ambientali di una ipotetica Terra del futuro”, spiega ad AgroNotizie Angelo Garibaldi, presidente di AgroInnova. “In particolare ci permettono di prevedere quali potrebbero essere i fattori che influenzeranno l'incidenza delle malattie nelle piante”.

Nei fitotroni sono state già studiate colture come la vite, ma anche ortaggi e piante ornamentali. “In questo momento analizziamo l'effetto che i cambiamenti climatici potranno avere sulla produzione di micotossine da parte di microrganismi patogeni. Proprio le micotossine sono uno dei problemi più grossi che dovrà affrontare in futuro l'agricoltore”.

Una ricerca all'avanguardia, ma d'altronde AgroInnova è una eccellenza europea nel campo della ricerca e della biosicurezza. A gennaio si è tenuto a Bruxelles un incontro internazionale in cui sono stati discussi i risultati del progetto Plantfoodsec (Plant and food biosecurity), coordinato da AgroInnova. Un progetto che punta alla creazione di un centro virtuale di competenza a livello internazionale sui temi della biosicurezza in campo agroalimentare.

Attività che continua con Emphasis (Effective Management of Pests and Harmful Alien Species: Integrated Solution), un progetto della durata di quattro anni, anche questo finanziato dall'Unione europea, che ha come scopo combattere i patogeni e i parassiti nel settore agricolo e forestale, prestando particolare attenzione all'invasione di specie aliene che possono mettere a rischio le colture nostrane.

All'interno delle serre di AgroInnova i ricercatori studiano come migliorare la resistenza delle piante ai patogeni senza l'utilizzo di mezzi chimici, ricerche fondamentali per l'agroindustria. Ne è un esempio la ricerca sull'insalata destinata alla commercializzazione in busta. Nelle serre vengono coltivate in fuorisuolo insalatine come rucola, valeriana o lattuga con un sistema di irrigazione a goccia e di recupero, con filtrazione a sabbia, dell'acqua in modo da impedire la diffusione degli agenti patogeni.

I nostri studi sono finalizzati a prevenire la diffusione dei parassiti attraverso semi o piantine infette”, spiega ad Agronotizie Maria Lodovica Gullino, direttrice di AgroInnova. “Puntiamo molto sulla conducibilità elettrica e sull'uso di sostanze come i silicati che inducono la resistenza nelle piante”.

Un elemento fondamentale per combattere il diffondersi di malattie e parassiti e la sicurezza del terreno.
In una delle nostre serre studiamo la possibilità di fare la disinfezione del terriccio senza bisogno né di mezzi chimici né del calore”, spiega il professor Garibaldi. “Cerchiamo di ridurre o inibire i patogeni del terreno mediante la anaerobiosi. La condizione cioè di assenza di ossigeno, ottenuta artificialmente, per favorire i microrganismi antagonisti e danneggiare invece quelli patogeni, che sono aerobici”.
 

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