I numeri evidenziati dal 16° Rapporto Nomisma sulla filiera del tabacco in Italia non lasciano trasparire ottimismo: il 2012 è stato un anno da dimenticare. Gli addetti occupati nella filiera sono circa 190.000, dei quali il 25% coinvolti nella produzione (tabacchicoltura e trasformazione) mentre il rimanente 75% nelle fasi distributive. Pur trattandosi di un importante bacino occupazionale, si registra un calo dei lavoratori derivante anche da una progressiva riduzione nella produzione di tabacco: nel 2012 la superficie coltivata è infatti diminuita di un terzo rispetto all’anno precedente.

Nelle fasi distributive le vendite legali dei prodotti da fumo sono sensibilmente diminuite, arrivando sotto i 90 milioni di chilogrammi, il livello più basso degli ultimi quarant’anni. Complice anche l’aumento dell’Iva introdotto nell’ottobre 2011, la diminuzione è arrivata a toccare nel 2012 un -8% nel caso delle sigarette. E' invece aumentato il commercio illecito di prodotti da fumo, arrivando a pesare per oltre il 6% sulle vendite legali, evidenziando così un’incidenza quasi doppia rispetto all’anno precedente (trend confermato dalle analisi svolte dai produttori che, sulla base dei primi mesi del 2013 stimano un valore per l’anno in corso vicino al 10%). Questa tendenza rischia di compromettere la capacità della filiera di contribuire alle entrate dello Stato.

Questi trend potrebbero subire un peggioramento con la nuova Pac che dovrebbe vedere la luce entro i primi di luglio e che potrebbe penalizzare i tabacchicoltori con la riduzione degli aiuti, altre incognite sul futuro della filiera derivano dalla revisione della Direttiva sui Prodotti del tabacco (2001/37/Ec). Alcune tra le disposizioni proposte, attualmente al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri Ue, ma sulle quali il Parlamento italiano si è già espresso in maniera negativa, rischiano di generare impatti pesanti sulle imprese della filiera e di ridurre il gettito fiscale. Le proposte in discussione vanno dalla standardizzazione dei formati, con l’eliminazione dei prodotti slim e dei pacchetti da 10 sigarette, fino a quella del packaging, attraverso l’introduzione di immagini shock sulla quasi totalità dei pacchetti (75% della superficie) ed eventualmente con l’introduzione del pacchetto generico (plain packaging). Le due misure, se approvate, potrebbero trasformerebbero le sigarette in prodotti commodity e il gettito fiscale sarebbe ridotto e compromesso dal rischio della diffusione di prodotti contraffatti.