Cambiano i paesaggi.
Per esempio in Romagna. Là dove c'erano distese a perdita d'occhio di ordinati frutteti; oggi, in molti (troppi) casi, si vede solo una rada landa.
Negli ultimi 15 anni la Regione Emilia Romagna ha perso buona parte delle superfici coltivate a frutteto. Per le pesche e le nettarine ogni anno si è vista la perdita di un migliaio di ettari, per le pere gli ultimi tempi sono stati anche più drammatici: solo fra il 2022 e il 2023 sono stati abbattuti 1.789 ettari di frutteto.
Noi che frequentavamo i convegni specializzati negli anni '80 - quando la regione primeggiava addirittura a livello mondiale sia per le drupacee sia per le pere - ricordiamo bene la storia; le raccomandazioni dei sedicenti esperti, gli entusiasmi degli ottimisti, le critiche di quelli che sembravano delle cassandre e poi si sono rivelati buon profeti. A prescindere dalle congiunture di mercato assolutamente negative, dall'innegabile cambiamento climatico e dagli inimmaginabili attacchi parassitari non si può negare che gli errori commessi siano stati molteplici.
Questo sia a livello di mercato (per le drupacee) sia a livello tecnico-agronomico (per le pere).
Noi ci ricordiamo che ai succitati convegni compariva l'immancabile tedesco che, con accento uguale al prof. Kranz di Paolo Villaggio (e fra i relativi lazzi), paragonava le pesche romagnole a palle da biliardo.
Ci ricordiamo anche di vecchi e stimati agronomi che scuotevano la testa vedendo certi impianti di pero. È però meglio non ricordare: guardiamo avanti e pensiamo a quale può essere il futuro. Il futuro, come è stato detto a un recente convegno organizzato dall'Accademia Nazionale di Agricoltura, è delle medio grandi superfici, delle aziende di dimensione adeguata con adeguata capitalizzazione per pensare anche ad investimenti formidabili, per esempio alla robotizzazione. Aziende che magari potranno essere sostenute attraverso sistemi fiscali e creditizi adeguati.
Ci viene ancora una volta in mente che forse l'agricoltura del futuro dovrà essere pensata (e sostenuta) come doppia: quella dei piccoli e quella dei grandi. Due modelli che in Italia potranno - dovranno - coesistere. Bisogna parlarne adesso.