Produrre di più e in modo più sostenibile. Questi sono i due imperativi dell'agricoltura moderna per rendere economicamente sostenibile l'attività agricola, sfamare la popolazione in crescita a livello mondiale, e ridurre l'impatto ambientale e climatico dell'agricoltura sul futuro del pianeta. E per rispondere a queste esigenze si propongono spesso soluzioni altamente tecnologiche: a volte, però, soluzioni semplici ma basate su profonde conoscenze ecologiche, possono dare un forte contributo, oltre ad essere facilmente adottabili e accessibili dall'agricoltore. E' questo il caso dei risultati del progetto 'Olivo, asparago selvatico, pollo rustico: innovazioni sostenibili del processo produttivo della trasformazione e della commercializzazione', finanziato dalla Regione Umbria nell'ambito del Psr, misura 124.

Il progetto, nato su proposta del Cra Oli, Centro di ricerca per l'olivicoltura e l'industria olearia, è stato coordinato dal Parco tecnologico agroalimentare dell'Umbria, 3a-Pta. Gli altri partner erano il dipartimento di Biologia applicata (zootecnia) dell'Università di Perugia e due aziende private: Agria Valnerina, azienda di trasformazione agroalimentare e l'Azienda agricola Bachetoni

Il progetto aveva come scopo avviare un campo pilota dove sperimentare la coltivazione consociata di olivo ed asparago selvatico, insieme all'allevamento del pollo rustico, cioè al pascolo. Altro obiettivo era mettere a punto la trasformazione dell'asparago selvatico in modo da renderlo disponibile tutto l'anno per poterlo valorizzare come prodotto tipico e aumentarne la domanda. 

 

Una risorsa per l'olivicoltura
La maggior parte degli oltre un milione di ettari di olivo in Italia rischiano l'abbandono, con forti problemi ambientali e di paesaggio: la soluzione può dunque essere utilizzare questi oliveti per coltivare/allevare altre colture/animali per integrare il reddito dell'olivicoltura, provata dal disaccoppiamento dei contributi e il basso prezzo dell'olio di oliva.

L'olivo necessita di molta luce e va piantato con molto spazio tra gli alberi, altrimenti non produce frutti ricchi di olio. La luce che l'olivo non intercetta può quindi essere sfruttata da altre colture che gradiscono l'ambiente creatosi all'ombra degli olivi. La presenza di queste colture aggiuntive nulla toglie alla produttività dell'oliveto che rimane sovrastante. Tra queste colture, l'asparago selvatico (Asparagus acutifolius) apprezza particolarmente l'oliveto dove vi cresce spontaneamente, purché il terreno non venga troppo disturbato. L'asparago selvatico ha già un suo mercato, alimentato da prodotto spontaneo, che potrebbe essere meglio sfruttato, creando un prodotto di nicchia, come lo sono divenuti la fragolina di bosco o il tartufo. E' dunque una risorsa economica da sfruttare: una produzione del tutto aggiuntiva, capace di aumentare la produttività e il reddito di un oliveto. 

 

Più vantaggi per l'ambiente e meno costi
I vantaggi della consociazione non si limitano all'integrazione del reddito. Se all'oliveto con l'asparago si aggiunge il pollo, si innescano dei meccanismi sinergici che aumentano la produttività del sistema e lo rendono più sostenibile. Infatti, l'aumento di produttività si ottiene dalla sovrapposizione di più colture/allevamenti lasciando però ogni elemento (l'olivo, l'asparago e il pollo) con una natura estensiva e quindi più sostenibile. Esempi di sinergismo sono: il pollo produce pollina (letame) e la distribuisce gratuitamente nell'oliveto, dove non serve più la concimazione, riducendo sia l'impatto (e il costo) della concimazione, che quello derivante dalla concentrazione di pollina, grosso problema dei grandi allevamenti (che porta a risoluzioni discutibili come la combustione in termovalorizzatori il cui impatto sulla salute umana non è chiaro). L'olivo ripara i polli (da sole, vento e predatori) che intanto lo diserbano (oltre a concimarlo). Il pollo trasforma gli insetti, tra i quali alcuni sono parassiti delle piante coltivate (come la Criocera dell'asparago) in alimento zootecnico, con risparmio di mangimi. Altrettanto vale per le erbe infestanti, consumate dal pollo che le trasforma in alimento zootecnico.
In pratica i problemi delle colture (esempio: l'erba infestante e i parassiti) divengono risorse per l'animale allevato e viceversa, i problemi dell'allevamento (es. concentrazioni di pollina) divengono risorse per la coltura. Non solo si produce di più, quindi, ma si risparmia sui costi (mangimi, diserbo, trattamenti antiparassitari) e sull'impatto ambientale delle singole colture e/o allevamenti. E si produce alimento di qualità superiore perché il pollo vissuto all'aperto e alimentato con insetti ed erba e senza antibiotici ha una qualità alimentare superiore, senza contare che la macellazione in azienda evita lo stress da viaggio pre-macellazione, aumentando la qualità oltre al benessere dell'animale.

Produrre di più in quantità e qualità, consentendo di mantenere il reddito in agricoltura e di diminuire contemporaneamente l'impatto ambientale, risparmiando risorse, risponde pienamente ai must odierni dell'agricoltura. Il modello olivo-asparago-pollo non è che un esempio, trasferibile a molte altre situazioni, che vanno però individuate, studiate e messe a punto.