Palazzo Chigi ha approvato l'accordo che i ministeri delle Politiche agricole, dell'Ambiente e dello Sviluppo economico hanno raggiunto, trasformato lo scorso 3 marzo in un decreto legislativo che mira al potenziamento e alla razionalizzazione del sistema per aumentare l'efficienza e l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili.
Con il Decreto del 3 marzo è stata recepita la direttiva europea 2009/28 che disegna, tra l'altro, un quadro comune per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili e fissa obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energie rinnovabili sul consumo finale lordo e nei trasporti, da raggiungere entro il 2020.
Ogni Stato si impegna ad assicurare che, in tale data, la propria quota sul consumo energetico finale lordo sia almeno pari al 20% di quello lordo della Comunità. L’Italia, secondo quanto stabilito, dovrà coprire il 17% dei consumi finali di energia mediante fonti rinnovabili che, prendendo a riferimento lo scenario efficiente, vuol dire raggiungere nel 2020 un consumo finale di energie rinnovabili di 22,62 Mtep - milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
Sempre in base alla direttiva, ogni Stato membro si impegna ad adottare un Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili - Pan - che l'Italia ha presentato, in conformità allo schema predisposto in sede europea, su decisione della Commissione del 30 giugno 2009.
Il tassello aggiunto ora all'iter legislativo con il DL da poco approvato, costituisce secondo il ministro Galan “l'azione più favorevole al mondo agricolo degli ultimi decenni” con la quale, spiega il ministro, “si è creata una immensa opportunità”.
Ma, se da parte del ministero e delle le principali associazioni agricole vi è entusiasmo, non per tutti le nuove norme sono manna dal cielo. Per Legambiente, Assosolare e altre associazioni non agricole, infatti, “peggio di così non poteva andare”.
I punti maggiormente caldi e che hanno suscitato le più diverse reazioni, sono rappresentati dalla revisione degli incentivi previsti nel terzo Conto Energia, approvato solo pochi mesi fa, e dalla definizione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti.
E' sparito, in compenso, qualunque riferimento alla sospensione del sistema di incentivazione per il fotovoltaico al raggiungimento degli 8.000 MW previsti dal PAN, che aveva rappresentato uno spauracchio negli ultimi mesi. Le voci critiche, sottolineano come la definizione del limite posto a soglia per accedere agli incentivi, avrà come primo effetto la caduta delle certezze che hanno sostenuto gli operatori del settore nella richiesta di prestiti dalle banche.
In conferenza Galan ha spiegato che si sta lavorando affinché venga approvato il nuovo Conto Energia entro 20 giorni, così da dare nuovamente fiducia agli operatori e ai mercati.
“Il Decreto legislativo” ha proseguito, “prevedeva la concessione degli incentivi, sulla base del vecchio conto energia 2011-2013, solo agli impianti fotovoltaici allacciati alla rete entro il 31 maggio. Le banche però hanno cominciato a bloccare i crediti alle aziende con meno prospettive di rispettare il termine. Così abbiamo pensato di accelerare la definizione del nuovo piano in modo da agevolare l’accesso al credito delle aziende che investono nelle energie rinnovabili”.
Sulla stessa linea d'onda anche il ministro Prestigiacomo che promette un nuovo sistema di incentivi per le energie rinnovabili entro 20 giorni. Secondo il ministro dell'Ambiente, il meccanismo che sostituisce il Conto Energia “dovrà entrare in vigore il primo di giugno e quindi essere varato entro il 30 aprile”.
“Gli incentivi continueranno ad esserci” ha poi proseguito il ministro dell'Agricoltura “ma probabilmente saranno rimodulati, anche se rimarranno consistenti. La loro ridefinizione sarà messa in atto, solo se necessario, per evitare di gravare ulteriormente sulle bollette degli italiani”.
Il ministro ha chiesto formalmente al tavolo di discussione di considerare la possibilità di incentivi maggiori quando il proponente del progetto ricada nella categoria dell’imprenditore agricolo; “faremo un vero e proprio piano Marshall per il mondo agricolo perché il fotovoltaico, unitamente alle biomasse, può rappresentare una nuova fonte di reddito per un comparto in difficoltà”.
Nel decreto si legge poi che gli impianti fotovoltaici posti su terreni agricoli che occupano una porzione di superficie superiore al 10% dell'estensione aziendale e superano 1MW di potenza, non godranno più degli incentivi, a meno che si tratti di terreni abbandonati da almeno cinque anni.
Secondo il ministro Galan, il divieto di costituire campi fotovoltaici troppo grandi, che a suo dire rappresentano una bestemmia dal punto di vista paesaggistico e un insulto all'agricoltura, evita la sottrazione di grandi superfici pur garantendo agli agricoltori l'opportunità di integrare il reddito con la costruzione di piccoli impianti. Inoltre, “dal punto di vista paesaggistico, che mi interessa moltissimo” ha proseguito il ministro, “abbiamo deciso che gli impianti vadano sui tetti, sulle serre vere e in piccoli appezzamenti".
Diverso il parere del presidente di Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili) che in una lettera inviata al ministro, afferma come le limitazioni imposte rappresentino un freno allo sviluppo del settore fotovoltaico in Italia, ma anche un danno per il settore agricolo.
“Ci sorprende” prosegue, “la soddisfazione di talune importanti associazioni di categoria del mondo agricolo che, invece, dovrebbero tutelare gli interessi primari di tutto il settore”.
Secondo Coldiretti, favorevole come Cia alle misure, le restrizioni rappresentano “un punto di equilibrio tra l'esigenza di tutelare la produzione alimentare, evitando fenomeni speculativi, e la possibilità per le imprese agricole di contribuire alla produzione di energia rinnovabile garantendosi un'integrazione di reddito nella direzione di una moderna impresa multifunzionale”.
Per quanto riguarda, infine, l’energia derivante dalle biomasse, “siamo indietro rispetto al fotovoltaico” ha affermato il ministro, “ma considerando che il PAN prevede che il 50% delle fonti rinnovabili dovrà essere prodotta da biomasse, anche questo settore avrà il successo che si merita”.
Intanto, sono stati tolti i limiti alla quantità di coltivazioni trasformabili in energia; “una soluzione” ha spiegato il ministro, “che pur rappresentando un piccolo insulto all'agricoltura offre, un'alternativa di reddito”.