Per chi, come me, ha ancora l'abitudine di sbirciare nella cassetta della posta in cerca delle solite bollette ma anche di una lettera o una cartolina di saluti da qualche esotico posto nel mondo, l'astrattismo del nuovo millennio riserva ancora molte sorprese.
Il ventunesimo secolo naviga in un mare di connessioni, documenti virtuali, rapporti personali e lavorativi interamente affidati all'etere. Niente, o poco, è rimasto di concreto e tangibile, nemmeno le strategie pensate per la salvaguardia del pianeta; tant'è che le aziende lottano a suon di crediti di carbonio, scambiati come fossero figurine ma rigorosamente virtuali.

Il mercato del carbonio, infatti, forse l'unico in espansione in tempo di crisi, possiede una caratteristica decisamente unica: si basa sulla non produzione di una sostanza impalpabile. Un concetto da rileggere un paio di volte per fissarlo nella mente.

Probabilmente per conferirgli maggiore consistenza, sono nate 26 aziende in tutto il mondo, cui le Nazioni Unite hanno affidato il compito di valutare e verificare la reale riduzione di emissioni da parte delle aziende, convalidando e rendendo più reali i titoli in carbonio. Titoli su cui, si fa grande affidamento per la salvezza del pianeta.
Seguendo i parametri stabiliti dall'Unione Europea, anche le aziende più inquinanti 'di casa' scambiano crediti di carbonio come se piovesse e, proprio a dare la misura delle dimensioni del mercato, le principali istituzioni finanziarie sono dotate di uffici che lavorano occupandosi solo dello scambio di crediti dell'invisibile nemico.

Il piano d'azione 'Due volte venti per il 2020. L'opportunità del cambiamento climatico per l'Europa' annunciato dalla Commissione europea, contiene un pacchetto di interventi nel settore energia volti, entro il 2020, a ridurre del 20 per cento le emissioni di gas a effetto serra, a portare al 20 per cento il risparmio energetico e ad aumentare al 20 per cento il consumo di fonti rinnovabili, perfezionando ed estendendo il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra.
Nel pacchetto, composto da 4 direttive, un regolamento ed una decisione, viene stabilito un quadro comune per la promozione dell'energia da fonti rinnovabili (Direttiva 2009/28/CE) che identifica, per l'Italia, in 17 punti percentuali l'obiettivo obbligatorio di quota di energia da fonti rinnovabili sul totale lordo entro il 2020.

Ora, includendo tra le fonti rinnovabili (Direttiva 2001/77/CE) l'eolico, il solare, il geotermico, la biomassa ed il biogas, per il mondo agricolo pare aprirsi l'opportunità di diversificare la propria attività imprenditoriale.

Il biogas, ad esempio, ottenibile dalla digestione anaerobica dei reflui zootecnici, oltre all'immediato vantaggio energetico, comporta anche un tangibile vantaggio ambientale riducendo, ad esempio, le emissioni odorose. Bene per l'ambiente quindi e per il riutilizzo dei così detti scarti.
Ma dal punto di vista economico? Forte, ancora una volta, il legame tra la convenienza economica e il quadro legislativo.

Un punto a favore lo ha segnato la modifica dell'articolo 2135 del Codice civile che identifica come attività agricola anche la produzione e la vendita di energia termica ed elettrica.
Ma, se qualche schiarita c'è, una nebbia diffusa avvolge ancora il quadro legislativo del comparto energetico che, ad esempio, a fronte di un stimolo economico per la produzione di energia elettrica da biomassa, si scorda dell'energia termica mancando quindi di valorizzare l'efficienza degli impianti. Di stimolo poi, si può parlare ma solo in parte.

Grande è stata la delusione nel apprendere che la Finanziaria 2010 si è schierata solo timidamente in favore dell'ambiente e dell'energia, mettendo sul tavolo 1 miliardo di euro per infrastrutture ed ambiente, da impiegare per il risanamento del dissesto idrogeologico, e un incremento del Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio.
Niente di fatto, invece, in favore della battaglia ai cambiamenti climatici. L'incertezza, in cui devono operare gli investitori che non ricevono alcuna rassicurazione nemmeno sulla durata delle tariffe omnicomprensive oggi definite, congela indubbiamente gli entusiasmi e induce a sperare che il sole estivo, oltre a lavorare a pieno regime regalandoci energia pulita, rischiari buchi legislativi, difformità a livello territoriale spazzando via nebbia e confusione.

Per ulteriori approfondimenti:
www.internazionale.it/sommario/ ('Il business del clima')
www.terranews.it/news/2010/02/le-bioenergie-del-futuro-e-l’uso-sostenibile-del-suolo
www.terranews.it/news/2010/01/il-nuovo-conto-energia-affossa-il-fotovoltaico
www.studiocataldi.it/normativa/legge-finanziaria-2010/ambiente.asp
nuovo.camera.it/561?appro=10&Il+recepimento+del+pacchetto+clima-energia+dell'UE
www.midagri.inea.it