Il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori rischia di provocare un crollo delle semine a grano duro per la produzione di pasta italiana che interesseranno quest'anno una superficie di un milione di ettari, con un calo del 30%. E' questo l'allarme lanciato da Coldiretti in occasione del World Pasta Day che si è tenuto il 25 ottobre negli Usa.
Un piatto di pasta su quattro consumato nel mondo è fatto in Italia, leader nella produzione con 3,2 milioni di tonnellate: superiore a quella degli Stati Uniti (2 milioni), del Brasile (1 milione ) e della Russia (858).
Il consumo di pasta in Italia è cresciuto in valore del 2,8% nel primo semestre 2009 (dati Ismea) rafforzando il primato degli italiani che di pasta ne consumano 26 chili a persona. L'anno scorso in Italia sono stati consumati oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro, ma di contro c'è stato - denuncia Coldiretti - un crollo dei prezzi pagati agli agricoltori costretti a ridurre le semine.
Secondo il servizio Sms consumatori del ministero delle Politiche agricole, il grano duro viene pagato oggi 18 centesimi al kg agli agricoltori mentre la pasta raggiunge in media a 1,4 euro al chilo, con un ricarico del 400%. Il prezzo della pasta è rimasto stabile rispetto allo scorso anno nonostante le quotazioni del grano siano scese su valori inferiori di 1/3, mettendo a rischio il futuro delle coltivazioni italiane.
Per salvare la pasta di grano italiano Coldiretti rilancia il progetto di una Filiera agricola tutta italiana per combattere le speculazioni dal campo alla tavola con il coinvolgimento di imprese agricole, mercati degli agricoltori, cooperative e consorzi agrari.
 
"I prezzi pagati ai produttori sono in drammatica picchiata (13-15 euro al quintale) - rimarca la Cia - Confederazione italiana agricoltori - più bassi di venti anni fa, con un taglio di quasi il 50%". Gli ettari seminati sono diminuiti e c’è il rischio di un ulteriore calo visto che, alla vigilia delle nuove semine, molti agricoltori sono propensi ad abbandonare la coltura sia per i prezzi che per gli elevati costi produttivi. E su tutto incombe minaccioso l’import di prodotti esteri, molti dei quali di dubbia qualità e illegali.
I produttori italiani di grano duro sono ormai al collasso - dice la Cia - fanno i conti con costi alle stelle (+28% rispetto al 2008). Una situazione che coinvolge l’intero settore dei cereali e a rendere ancora più problematica la situazione è l’allarme suscitato da importazioni di partite di grano duro “sospette” sotto il profilo sanitario. 
Da qui l’invito da parte della Confederazione a maggiori e più rigorosi controlli e pone l’accento sulla necessità di un riconoscimento della qualità del grano duro italiano che spesso l’industria (pasta) non vuole dare, attraverso un organico Patto di filiera che permetta di costituire al più presto una seria interprofessione del settore.

 

Oltre tre milioni di pasta prodotta: la metà per il consumo interno e l'altra metà alla conquista del mondo con ulteriori acquisizioni di quote di mercato, come quella registrata negli Usa dove il consumo è cresciuto del 2%. Quasi tre miliardi il valore commerciale in italia e quasi due quello dell'export. L'Italia produce il 26% della produzione mondiale di pasta (13 milioni di tonnellate, il doppio rispetto a dieci anni fa) ed il 75% di quella europea. Lo sottolinea in un comunicato stampa la Copagri sottolineando che tuttavia, i prezzi all'origine dei cereali sono in caduta verticale con un raffronto tra il 2009 ed il 2008 che nell'arco dell'anno è oscillato tra il -26 ed il -46%.