Lo abbiamo sentito ripetere spesso: l'agricoltura è una delle cause dei cambiamenti climatici in quanto nelle nostre aziende agricole si producono gas climalteranti quali anidride carbonica, metano e protossido d'azoto. Si calcola che il 10% di questi gas nocivi per il clima derivi appunto dal settore primario e la zootecnia 'pesa' per circa un 60% (su quel 10%).

Grafico: Emissioni dell'agricoltura

I gas climalteranti si formano nel rumine dei ruminanti oppure come sottoprodotto della decomposizione di urina e feci. E visto che i bovini, sia da carne che da latte, pesano per il 70% in termini di emissioni rispetto alla zootecnia nel suo complesso, è inevitabile che l'attenzione del legislatore e dell'opinione pubblica si concentri su questi animali.

Ma che cosa è possibile fare per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, preservando al contempo la sostenibilità economica delle produzioni? Da un lato è possibile ridurre le emissioni digestive provenienti dalla bocca dell'animale, che sono la quota più rilevante, ma è anche fondamentale gestire in maniera accorta le deiezioni.
 
Da questo punto di vista interessa e fa sorridere l'invenzione di una ditta olandese, la Hanskamp, che ha messo a punto delle 'toilette per vacche' (Cowtoilet). O meglio, degli orinatoi in grado di raccogliere l'urina degli animali prima che tocchi terra e di stoccarla in dei serbatoi.
 

Nell'urina infatti è presente l'urea, una molecola organica contenente azoto e utilizzata come fertilizzante nei campi. Tuttavia l'urea, a contatto con le feci animali presenti al suolo, viene 'demolita' da alcuni batteri specializzati e volatilizza sotto forma di ammoniaca, rappresentando un elemento di rischio sia per gli animali che per gli operatori. Ma oltre all'ammoniaca prende il volo dalla lettiera anche il protossido d'azoto, un gas che è 270 volte più pericoloso per il clima rispetto alla CO2, l'anidride carbonica.

Dunque se si evita che l'urina cada a terra si evita la produzione di ammoniaca e protossido d'azoto. E per raccogliere la pipì delle vacche il titolare dell'azienda olandese ha escogitato un metodo alquanto ingegnoso. Ha sfruttato un riflesso condizionato degli animali: quando si massaggia l'animale tra la vagina e le mammelle si stimola la minzione. In altre parole all'animale scappa la pipì.

L'azienda ha quindi messo a punto un orinatoio, simile a quelli che si trovano nei bagni pubblici, che è sospeso con molle e tiranti e si appoggia nella zona sensibile dell'animale spostandosi in alto e in basso. E quando l'animale rilascia l'urina la raccoglie e la pompa in un serbatoio. Tutto il procedimento è naturalmente indolore per la vacca che non si accorge nemmeno del marchingegno visto che la stimolazione avviene mentre è intenta mangiare.

L'urina così raccolta può essere utilizzata in molteplici modi, visto che è purissima. Può essere usata in fertirrigazione, iniettata nel terreno (per evitare che si liberi ammoniaca), ma può essere usata anche nei processi industriali per la produzione di altri prodotti. D'altronde una vacca produce ogni giorno circa 10 litri di urina e se si calcola che in Europa vivono circa 36 milioni di capi si può immaginare l'ammontare di pipì prodotta, pari a circa quindici piscine olimpioniche.

Rimane il forte dubbio sulla reale applicabilità di questi sistemi all'interno degli allevamenti. Si tratta infatti di strumenti che seppur interessanti difficilmente si possono integrare efficacemente nella gestione della mandria.