E' un appello rivolto a tutti gli allevatori europei quello lanciato da Efsa, l'ente europeo per la sicurezza alimentare, per frenare l'avanzata delle peste suina africana.
Presente in numerosi paesi dell'Est europeo, questa temibile malattia virale sta creando perdite enormi per la soppressione degli animali colpiti e per il blocco delle attività di allevamento e trasformazione.
Al contempo crescono le preoccupazioni per l'eventuale espandersi della virosi in altri paesi, con danni incalcolabili.

Di questa malattia AgroNotizie si è occupata da tempo e a più riprese, ricordandone i tratti essenziali e i meccanismi di diffusione, che vedono il ruolo attivo dei selvatici senza controllo, come i cinghiali. Con la campagna di informazione lanciata da Efsa, si sollecita la collaborazione degli allevatori e dei cacciatori nel prevenire l'ingresso del virus negli allevamenti e nel riconoscere con tempestività i primi segni della malattia.


Le uniche difese

Dopo aver ricordato che al momento non esistono né vaccini né cure, cosa che impone l'abbattimento di tutti gli animali infetti per fermare la diffusione del virus (che non colpisce l'uomo), la documentazione spiega cosa fare quando ci si imbatte in un caso sospetto.
Se gli animali presentano febbre, perdita di peso, vomito e diarrea, arrossamento della pelle, o anche solo uno di questi sintomi, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio veterinario.

Ma la cosa più importante è prevenire la possibile entrata del virus nel proprio allevamento.
Le principali regole di igiene da adottare sono quelle "classiche", impiego di calzature pulite, disinfezione delle attrezzature, tenere a distanza gli animali selvatici e in particolare i cinghiali, accertarsi che gli alimenti impiegati provengano da fonti sicure e certamente non contaminate dal virus.
 
Poster Efsa sulla prevenzione della peste suina africana
Il poster diffuso da Efsa per ricordare le principali norme di igiene da attuare


Un virus resistente

A questi semplici ma importanti consigli suggeriti da Efsa, va aggiunto che siamo di fronte a un virus che ha purtroppo forti capacità di resistenza nell'ambiente esterno, tanto che alcune ricerche hanno dimostrato che alle temperature invernali il virus emesso con le urine è in grado di rimanere attivo per oltre un mese.
Per trasmettersi da un animale all'altro sfrutta poi numerose vie, il contatto con animali infetti, alimenti di qualunque origine a loro volta infetti e anche il solo contatto con oggetti contaminati.
 

Il poster Efsa che ricorda i principali sintomi della virosi


Forte diffusione

Dunque molte vie di contagio che spiegano perché questa patologia sia così temibile e così diffusa. Ad oggi la sua presenza è segnalata in Belgio, Bulgaria, Estonia, Grecia, Lettonia, Romania, Ungheria.
Purtroppo anche l'Italia figura fra i paesi ove il virus è presente, anche se limitatamente alla Sardegna. Nell'isola le campagne di eradicazione sono in atto da decenni e solo ora sembrano avviarsi a una soluzione definitiva, che possa finalmente interrompere l'embargo alle produzioni suine sarde.

Un motivo in più per tenere alta la guardia ed evitare che il virus possa varcare i confini nazionali.
Per la nostra suinicoltura sarebbe una catastrofe destinata a coinvolgere migliaia di imprese di trasformazione, bloccando tutte le nostre più rinomate produzioni tipiche, dai prosciutti ai salumi, a marchio di origine e non.