Nonostante la crisi economica abbia fatto calare del 4% i consumi alimentari, l’export dei prodotti italiani di salumeria ha registrato buoni risultati nell’ultimo anno (+3,6%), ma gli allevatori continuano ad attraversare un periodo molto difficile.
Un momento di crisi sottolineato anche durante la recente giornata di studio organizzata da Sipas (Società Italiana di Patologia e Allevamento Suini) che ha visto confrontarsi gli allevatori con il mondo dell’industria.
Lo scenario tratteggiato ha messo ancora una volta in evidenza l’eccellenza delle produzioni suinicole italiane, a cui però fanno da contraltare una serie di difficoltà che, per competere in un ambito sempre più globalizzato, devono trovare rapide ed efficaci soluzioni. A cominciare da un rinnovato rapporto tra allevatori e macellatori, da sempre uno dei maggiori ostacoli.
In questo senso, l’invito di Domenico Paris, responsabile dell’ufficio di Roma di Assica (Associazione industriali delle carni) è stato molto esplicito: "In Europa la coesione tra la parte produttiva e quella della macellazione – ha detto – è molto più forte che non in Italia, ma se vogliamo fare sistema, non possiamo prescindere da un rinnovato rapporto dove la parola d’ordine è ‘parlarsi’".
Parlarsi per trovare insieme strategie in una congiuntura che, pur in presenza di alcune criticità, può nascondere delle grandi opportunità. A partire dai dati sull’export "che questo momento di debolezza dell’euro potrebbe favorire – ha sottolineato ancora Paris – Oggi le produzioni del circuito tutelato come il Prosciutto di Parma e di San Daniele vivono un momento difficile a causa di problemi strutturali e non congiunturali, a cui lo strapotere della Gdo aggiunge ulteriori complicazioni. Eppure, sono convinto che lavorando seriamente insieme l’export dei nostri prodotti di salumeria può avere un futuro migliore rispetto alla situazione attuale. Basti ricordare che nel 2009, nonostante la crisi economica mondiale e una riduzione dei consumi alimentari in genere pari al 4%, i salumi italiani all’estero hanno registrato un incremento del 3,6% in quantità e del 3,3% in valore. Quello che ci penalizza – ha concluso Paris – è la mancanza di una grande catena di distribuzione in grado conquistarsi un posto autorevole anche negli altri Stati europei, cosa di cui invece i nostri cugini d’oltralpe, Francia in testa, dispongono".
"Nel 2009, per la prima volta dal 2001 – è intervenuto Giandomenico Gusmaroli, presidente dell’Associazione nazionale allevatori suini (Anas) – la produzione di suini destinati al circuito tutelato è diminuita e sul
Il problema della mancata redditività degli allevatori parte proprio da qui. I nostri uffici economici hanno elaborato dei dati ed è emerso un elemento su cui ritengo si debba riflettere. Nel 2004, per ogni euro speso dal consumatore, all’allevatore arrivavano 17,3 centesimi, un margine che negli anni, invece di aumentare, si è via via assottigliato fino a perdere, su quei 17,3 centesimi, addirittura il 16%, mentre alla Grande distribuzione rimane oltre il 50% di quello che il consumatore spende.
E’ evidente che i conti, per i suinicoltori, in una situazione di questo genere non possono tornare. Per spezzare questo meccanismo penalizzante – ha concluso – pensiamo sia doveroso attuare politiche di governo nell’offerta dei prodotti Dop, rafforzare le caratteristiche distintive delle produzioni italiane, perseguire una più equa distribuzione del valore aggiunto. Le iniziative interprofessionali finora intraprese vanno esattamente in questa direzione".
L’occasione per tutta la filiera suinicola di confrontarsi e, appunto, “parlarsi”, sarà Italpig, il Salone Nazionale della Suinicoltura Italiana in programma a Cremona dal 28 al 31 ottobre
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Fonte: Cremona Fiere