Esattamente cosa si intende per corroboranti e quali norme li regolano?
“I corroboranti, o potenziatori delle difese delle piante, sono normati dal D.M. n. 18354 del 27 novembre 2009 riguardante la produzione biologica nonché dal DPR n. 55/2012 che li definisce sostanze di origine naturale, diverse dai fertilizzanti, che migliorano la resistenza delle piante nei confronti degli organismi nocivi (agenti biotici) e proteggono le piante da danni non provocati da parassiti (agenti abiotici). Tali sostanze, che includono anche quelle agenti per via fisica o meccanica, non sono immesse sul mercato come prodotti fitosanitari e non sono utilizzate per scopi fitosanitari, ma sono nondimeno utili a tale fine”.
Come agiscono sulla pianta?
“Di fatto sviluppano due attività principali: attivano e potenziano le difese naturali della pianta nei confronti di agenti fitopatogeni fogliari e radicali con meccanismi difensivi naturali. Ciò avviene sia per attivazione di geni, i cui prodotti inibiscono lo sviluppo di parassiti, sia per attivazione di specifici metaboliti volatili attrattivi per i nemici naturali del fitofago. Inoltre proteggono le piante da danni non provocati da parassiti, innescando meccanismi a livello molecolare finalizzati alla resistenza e adattamento agli stress abiotici”.
Ad oggi quante sono le sostanze corroboranti autorizzate?
“Attualmente una decina, tra cui: propolis, polvere di pietra o roccia, bicarbonato di sodio, gel di silice, oli vegetali alimentari, lecitina, aceto, sapone molle, calce viva, preparati biodinamici. A breve è previsto l’ampliamento a tre nuove sostanze in fase finale di valutazione da parte della Commissione Tecnica del ministero delle Politiche agricole: l’estratto integrale di castagno a base di tannino, l’acido ascorbico e nuovi olii vegetali alimentari”.
Esiste un data base dei prodotti corroboranti attualmente in commercio?
“Lo è stato in passato, in quanto curato dal Mipaaf, ma attualmente tale servizio non è operativo.
Ibma Italia auspica la sua riattivazione in quanto lo ritiene uno strumento utile sia per le aziende del settore, sia per gli organismi di controllo”.
Qual è il fatturato sviluppato da questa categoria di prodotti in Italia?
“Stante il mercato ancora di nicchia di tali prodotti, un’indagine specifica in tal senso non è mai stata realizzata, tuttavia da un sondaggio condotto in Associazione si stima in circa cinque milioni di euro il fatturato complessivo. Tale cifra è destinata a crescere nel prossimo futuro”.
Quali sono le principali criticità per questo comparto di prodotti?
“Direi essenzialmente due: la prima è la definizione dell’aliquota fiscale da applicare (Iva). Attualmente vengono venduti con l’Iva al 22%, tuttavia Ibma Italia ha più volte rimarcato presso le sedi competenti che tali prodotti trovano applicazione in agricoltura e che pertanto in analogia con altri mezzi tecnici, dovrebbero beneficiare di un’aliquota più favorevole. I prodotti fitosanitari ad esempio godono di un’Iva al 10% e i fertilizzanti al 4%. Purtroppo ad oggi, nonostante un interpello all’Agenzia delle Entrate, un quesito posto all’Ufficio delle Dogane e da ultimo un’interrogazione parlamentare, non si è giunti ad alcuna definizione della questione.
La seconda criticità riguarda la parziale sovrapposizione di alcune sostanze approvate anche come sostanze di base (ai sensi del reg. CE n. 1107/2009 art. 23) ed altre iscritte in All. 1 del regolamento stesso. Sebbene sia chiaro a tutti gli operatori del settore che sono i claims proposti dalle aziende e i relativi dossier a determinare la categoria di appartenenza di una stessa sostanza ad una specifica classe di prodotti (fitofarmaci, sostanze di base, corroboranti, biostimolanti, fertilizzanti), tuttavia si possono trovare sul mercato prodotti con impieghi 'equivoci'.
A tal fine Ibma Italia, unitamente ad altre Associazioni del mondo del biologico, proporrà ai ministeri competenti, una revisione della lista delle sostanze attualmente iscritte come corroboranti con l’intento di fare maggiore chiarezza sulla problematica posizione di alcune sostanze. Tra queste: il bicarbonato di sodio, la lecitina e l’aceto”.
Un’ultima domanda: quale ritiene sia il futuro per questa categoria di prodotti?
“Anche se in prospettiva futura la categoria tutta italiana dei corroboranti potrà essere incorporata o superata da normative europee, tuttavia Ibma Italia ritiene che nel medio-breve periodo i corroboranti continueranno a rappresentare un utile spazio nel quale particolari sostanze innovative potranno trovare un’appropriata collocazione. A tal fine ricordo che per poter essere approvate, tali sostanze dovranno superare l’esame dell’apposita Commissione Tecnica del ministero delle Politiche agricole, che ne valuterà le caratteristiche di efficacia, di sicurezza per gli operatori, i consumatori e per l’ambiente, nel rispetto delle norme che regolano tale settore”.
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Fonte: Ibma Italia