Questa estate abbiamo di nuovo sentito parlare di cavallette. Le infestazioni sono causate principalmente da fenomeni di abbandono dei terreni, ai quali si aggiungono alte temperature e assenza di piogge. Questi insetti sono altamente polifagi, riescono cioè a mangiare tutto, dalle parti verdi ai frutti delle piante, causando danni economici ingenti quando si trovano in fase gregaria.
La cosa più importante da fare in questi casi è contenere le popolazioni di cavallette già in primavera, quando gli ortotteri sono appena nati. Purtroppo, infatti, aspettare l'estate non conviene perché le cavallette sono ormai adulte, possono spostarsi per lunghe distanze e l'uso di insetticidi diventa inefficace.
Nella penisola si sente molto parlare della cavalletta Calliptamus italicus, che anche quest'anno ha danneggiato fortemente alcune aziende in Emilia Romagna, in particolare ci sono state infestazioni nelle zone collinari della Romagna tra le provincia di Ravenna e Rimini. In Sardegna, invece, negli anni precedenti si è parlato molto della locusta marocchina, Dociostaurus maroccanus, una cavalletta che depone le uova in zone con vegetazione rada e terreno compattato dal carico eccessivo del bestiame.
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Al momento il modo più efficace per controllare le infestazioni di cavallette è quindi il monitoraggio delle grillare e cioè dei luoghi di deposizione e schiusa delle cavallette. Per spiegare come si fa abbiamo intervistare Massimo Bariselli del Servizio Fitosanitario dell'Emilia Romagna. La Regione anche quest'anno ha sostenuto e condiviso con le amministrazioni locali romagnole interessate un piano di contrasto all'invasione delle cavallette nel quale si parla di strategie e metodi per prevenire le infestazioni.
Riconoscere le grillare
"Il problema è più esteso di quello che si pensa - comincia così l'intervista con il dottor Bariselli - In Emilia Romagna riguarda un po' tutta la fascia collinare ma quest'anno ci sono stati problemi anche in Toscana e in Piemonte. In realtà, il Calliptamus è presente in molte zone d'Italia e dà problemi soprattutto in situazioni di agricoltura marginale in collina".
Tra maggio e luglio dalle uova escono fuori le neanidi, cioè lo stadio giovanile della cavalletta. Con il tempo diventano adulte e cominciano a volare. In caso di forti infestazioni si riuniscono in massa ricoprendo i campi.
Per prevenire l'infestazione bisogna partire dal riconoscimento e monitoraggio delle grillare cioè i luoghi, nel terreno, in cui le cavallette depongono le uova e da cui le nuove cavallette schiudono in primavera. Ma come si fa a riconoscerle?
"Le grillare si riescono ad identificare perché le cavallette ogni anno tendono a deporre le uova negli stessi punti degli anni precedenti. In questo periodo, fine agosto, le cavallette hanno finito il loro ciclo, tornano nelle zone in cui sono schiuse e depongono le loro ooteche, cioè l'involucro che contiene le uova, nel terreno ad una profondità di circa 5-6 centimetri. All'inizio le grillare si riconoscono perché si vede un buchetto nel terreno, dopo poco però questo buco non si vede quasi più, perché basta un po' di pioggia o del vento per coprirlo. Ma la cosa che più facilita la ricerca della grillara è il fatto che le cavallette depongono più o meno sempre negli stessi siti", ci spiega Massimo Bariselli.
Ma c'è un'altra caratteristica importante che permette di riconoscere una grillara in maniera tempestiva: "Le cavallette appena schiuse restano concentrate in piccoli spazi dove mantengono l'istinto gregario, quindi, si muovono poco e sono facilmente attaccabili". In sostanza, in campo si potrà osservare prima un foro nel terreno, a fine estate, che evidenzia l'avvenuta ovideposizione, e dopo, in primavera, una serie di cavallette appena nate concentrate vicino al foro di uscita.
Perché è importante il monitoraggio delle grillare e il controllo delle cavallette giovani? "Se aspettiamo che crescano diventa molto più complicato intervenire. Più tardiamo e più la superficie da trattare diventa ampia, le cavallette diventano grandi e quindi serve più prodotto per ucciderle. La tempestività in questo caso è il cardine".
Una volta riconosciute le grillare, cosa si fa? La Regione Emilia Romagna ha definito il piano di contrasto 2024 all'invasione di cavallette che si basa appunto sul riconoscimento dei luoghi di nascita delle cavallette. Una volta fatto questo si possono realizzare interventi insetticidi, quando le cavallette sono ancora piccole, prive di ali e concentrate su piccole superfici.
Il piano di contrasto prevede l'uso dell'insetticida biologico Spinosad, che ha ricevuto l'autorizzazione eccezionale per il secondo anno consecutivo, con interventi tra la metà di maggio e la fine di giugno.
Per fare ciò la Regione e il Servizio Fitosanitario regionale hanno chiesto una mano a tecnici, agricoltori ma anche a semplici cittadini distribuendo dei volantini informativi per aiutarli nel monitoraggio. Con le segnalazioni che stanno arrivando, al momento il Servizio Fitosanitario sta creando una mappa che servirà da base per andare a cercare in primavera le grillare e trattare in maniera localizzata.
"Quest'anno abbiamo cercato di attivare le aziende e anche tutti i soggetti che a vario titolo girano per la collina: cacciatori, bikers e camminatori in modo che anche loro possono fare delle segnalazioni. Il volantino che abbiamo fatto cerca di spiegare cosa possono vedere, che di fatto all'inizio è un punto in cui c'è una piccola aggregazione di cavallette che saltellano. La grillara vera e proprio non si riesce a vedere".
"Stiamo facendo una mappa con l'arrivo delle varie segnalazioni. Sarà una mappa del danno che non è esattamente una mappa delle grillare, però sappiamo che normalmente il danno avviene vicino al sito di nascita quindi così avremo una fotografia affidabile dei punti più a rischio del prossimo anno e potremo dire agli agricoltori di intervenire in quei punti soltanto entro giugno perché le cavallette sono ancora giovani", spiega Bariselli.
"Vogliamo aiutare le aziende, i comuni e il territorio ad intervenire nel momento giusto e a non farsi sorprendere dalle cavallette. Quest'anno abbiamo fatto un accordo sperimentale con un certo numero di comuni proprio per dare un rimborso alle aziende che fanno l'intervento, anche perché non è una cosa che si può cercare di gestire a livello centrale ma bisogna che i singoli agricoltori intervengano autonomamente e riprendano il possesso del proprio campo visto che una delle cause delle infestazioni è l'abbandono del territorio".
Il Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna è in contatto con i colleghi della Sardegna che negli anni hanno messo a punto un modello previsionale che aiuta a capire esattamente il momento delle nascite e andare a cercare le grillare per intervenire su queste.
In Sardegna, infatti, per contrastare le infestazioni di locusta marocchina (Dociostaurus maroccanus) hanno fatto un importante lavoro di prevenzione, monitoraggio e disinfestazione. Hanno utilizzato deltametrina in maniera localizzata contro le forme aggregate nei soli punti segnalati, e nelle aziende biologiche il piretro. Il monitoraggio delle grillare e delle neanidi e le previsioni sulle schiuse hanno permesso di organizzare interventi precisi.
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Altri mezzi di lotta
Il Servizio Fitosanitario della Sardegna e quello dell'Emilia Romagna parlano anche di un progetto legato ad un fungo entomopatogeno, il Metarhizium acridum, che si usa in Africa e in Asia per il controllo biologico delle cavallette, ce ne parla Massimo Bariselli. "Purtroppo questo fungo non è registrato in Europa quindi ci stiamo attivando per cercare assieme ai colleghi della Sardegna o di avere una ditta italiana che lo registra o l'autorizzazione in situazioni di emergenza (Regolamento (CE) 1107/2009, art. 53) o una registrazione come biocida per avere un'arma biologica in più rispetto a quelle che abbiamo oggi".
Si tratta di una alternativa molto interessante e performante soprattutto perché rispetto allo Spinosad, che stanno usando in Emilia Romagna, il fungo Metarhizium è molto più selettivo e specifico nei confronti delle sole cavallette appartenenti alla famiglia degli Acrididae.
Spesso si parla anche delle lavorazioni del terreno come metodo di lotta alternativo e meccanico: "In realtà la lavorazione avrebbe senso se le cavallette deponessero in un campo coltivato, invece possono deporre, per esempio, in una scarpata o sul bordo strada, luoghi dove non è facile arrivare con la macchina. I colleghi della Sardegna hanno coinvolto anche la Fao che sulla base della sua esperienza con le infestazioni di cavallette in Africa e in Asia ha constatato che arare è solo una possibilità teorica e non pratica perché le cavallette arrivano nel campo e ci arrivano camminando ma depongono nei terreni radi esposti al sole e di fatto nelle scarpate".
Gli animali invece potrebbero essere di aiuto? "Assolutamente sì - risponde il dottor Bariselli - il problema è la gestione: tutti i volatili si cibano di cavallette quindi, per esempio, avremmo potuto provare a fare un accordo con i cacciatori per liberare dei fagiani ma non è così semplice, anche per la coincidenza dei tempi. Le faraone sono state utilizzate come mezzo di lotta in passato però vanno bene in un agriturismo dove si abituano a girare attorno al centro aziendale e dove tengono pulito".