Se il Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna ha lanciato l'allarme mettendo in campo contromisure volte ad ostacolare la diffusione del batterio (buffer zone e divieto di movimentare arnie), in Trentino la gravità dei danni subiti dalla melicoltura non ha precedenti e la provincia ha chiamato in aiuto anche la cittadinanza.
Pesante la situazione in Trentino
Il batterio, che penetra nelle piante di melo attraverso le ferite e i fiori, in Trentino ha colpito pesantemente gli impianti, soprattutto quelli giovani. Nel comune di Caldonazzo i meleti dell'annata 2020 (circa 7 ettari) hanno percentuali di piante colpite fino ad oltre il 90%. E negli altri comuni le percentuali di piante colpite variano dal 20 ad oltre il 90%.Le varietà più suscettibili sono: Fuji, Gala, Fengapi, Gradisca, Morgen, Swing, Crimson Snow, Galant, mentre la Golden è la varietà meno colpita probabilmente a causa della scarsa fioritura. A subire i danni maggiori sono le giovani piante, mentre quelle più vecchie hanno subito meno danni.
Segni di essudato su frutto
(Fonte foto: Fem)
"In questo momento i nostri sforzi sono volti a cercare di capire la fonte del contagio e a contenere la diffusione del batterio", spiega ad AgroNotizie Claudio Ioriatti, responsabile del Centro trasferimento tecnologico della Fondazione Edmund Mach, in prima linea insieme al Servizio fitosanitario della provincia di Trento nell'assistere gli agricoltori in questo momento difficile.
"Stiamo eseguendo delle indagini molecolari per individuare un'eventuale correlazione tra il batterio isolato in campo e quelli presenti nei nostri archivi. Stiamo cercando di capire se il contagio proviene da fuori provincia o se invece è responsabilità del batterio già presente sul nostro territorio, fattosi particolarmente virulento a causa dell'andamento climatico favorevole".
Le frequenti piogge dell'ultimo mese e le temperature miti hanno infatti facilitato la diffusione del contagio. Erwinia amylovora è un batterio che fuoriesce, come essudato, dei cancri legnosi delle piante e viene trasportato attraverso il vento, la pioggia, gli insetti (come le api), gli uccelli e dagli strumenti utilizzati per la potatura. Si sviluppa bene in ambienti con umidità elevata, superiore al 60%, e con temperature tra 15 e 32° C.
Attacco fiorale di E. amylovora
(Fonte foto: Fem)
Mobilitata anche la cittadinanza
Per cercare di porre un freno a questo pericoloso batterio la provincia di Trento ha chiamato a raccolta i propri cittadini a cui è stato affidato il compito di segnalare piante malate nei propri giardini o nelle aree incolte.E. amylovora è infatti un microrganismo che può attaccare diverse specie come il sorbo, il cotogno e il biancospino. Gli esemplari malati devono essere potati, se la malattia è poco diffusa, oppure estirpati e il materiale infetto bruciato immediatamente.
"Stiamo pensando di realizzare una app per smartphone, come quella utilizzata per segnalare la presenza di cimice asiatica, che permetterà ai cittadini di inviare delle segnalazioni al Servizio fitosanitario provinciale che provvederà poi alla distruzione del materiale infetto", racconta Ioriatti.
Consigli alla cittadinanza presenti in un volantino distribuito nella provincia di Trento
Mentre gli agricoltori sperano che il clima nelle prossime settimane migliori, ad impensierire è la prossima stagione. "Ci porteremo dietro un inoculo elevato che dovremo gestire nella stagione 2020-2021. D'altronde la provincia di Trento è stata fino ad oggi fortunata perché colpita solo marginalmente dal colpo di fuoco batterico. È probabile che da ora in poi dovremmo farci i conti come già accade da alcuni anni in altri areali. Da questo punto di vista devo dire grazie ai colleghi delle altre regioni che ci hanno aiutato in questo momento difficile".