Non solo cimice asiatica, purtroppo l'impegno del Servizio fitosanitario è contemporaneo su più fronti. I tecnici fitosanitari dell'Ersaf Lombardia sono impegnati in questo periodo in attività di monitoraggio del tarlo asiatico nel tentativo di eradicarlo in alcuni casi e di contenerlo in altri, come testimonia un tweet di Mariangela Ciampitti (Ersaf).

La primavera, d'altra parte è alle porte, con giornate che hanno visto le temperature salire oltre la media stagionale, il tarlo asiatico è già in movimento e non bisogna abbassare la guardia: è una vera minaccia per diverse specie arboree e fra queste c'è anche il nocciolo.

Tweet di Mariangela Ciampitti (Ersaf)
 

Anoplophora chinensis e Anoplophora glabripennis

Sotto il nome comune di tarlo asiatico si comprendono due insetti Anoplophora chinensis e Anoplophora glabripennis, entrambi considerati organismi da quarantena. Di origine asiatica, si tratta di grossi coleotteri in grado di attaccare specie diverse e di danneggiare, fino a causarne la morte, piante come pioppi, meli, peri, noccioli e agrumi. Scavano profonde gallerie nel tronco e nelle radici fino a fare deperire la pianta. Sono appunto specie da quarantena in tutta l'Ue, in Italia sono in vigore misure d'emergenza stabilite con il decreto ministeriale 12 ottobre 2012.

La diffusione in Italia è ancora limitata, è stato avvistato nel Lazio, in Toscana, nel Veneto e, appunto, in Lombardia. A febbraio 2020 la Regione Lombardia ha emesso due decreti, il 1508 e il 1560. Lo scopo di entrambi è mettere in atto misure per evitare che l'insetto dilaghi. Non bisogna dimenticare infatti che A. chinensis ama il nocciolo e che il Piemonte, regione dove la corilicoltura è fondamentale, è veramente a due passi. I tecnici del fitosanitario stanno in questo periodo compiendo sopralluoghi con la facoltà di abbattere non solo le piante infestate ma anche le piante sensibili e asintomatiche nel raggio di cento metri.

La cartina delle zone infestate da A. Chinensis, presa da D.d.u.o 10 febbraio 2020, Regione Lombardia
La cartina delle zone infestate da A. Chinensis, presa da D.d.u.o 10 febbraio 2020, Regione Lombardia
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I due decreti individuano le aree interessate dall'infestazione e dove i tecnici si propongono di eradicare A. chinensis e A. glabripennis, per altre zone lo scopo dei monitoraggi invece è il contenimento dal momento che non è più possibile eradicarlo. Fortemente infestate da A. chinensis sono le zone di Milano Sud Ovest e Milano Nord fino a sconfinare in provincia di Varese. L'eradicazione è invece ancora possibile a Sirmione, in provincia di Brescia. Per quanto riguarda A. glabripennis, la cui individuazione è più difficile per i tecnici per via del fatto che l'insetto, per lo più, si trova su rami, è molto meno diffuso, per ora l'infestazione interessa una manciata di comuni della provincia di Bergamo e pochissimi comuni in zona Ovest di Milano.

A. glabripennis - courtesy: M. Maspero, Fondazione Minoprio Como, Como - sito Eppo
A. glabripennis - courtesy: M. Maspero, Fondazione Minoprio Como, Como - sito Eppo
 

Come agiscono

I due insetti depongono le uova in nicchie scavate nella corteggia delle piante, uova che schiudono in dieci-quindici giorni. Le larve, di colore biancastro, scavano poi gallerie all'interno del legno e si nutrono dei tessuti provocando gravi danni alla pianta ospite. Le profonde gallerie scavate riducono la stabilità delle piante e interrompono l'arrivo di linfa e nutrienti. I primi sintomi dell'attacco si riconoscono per i trucioli presenti alla base del tronco.

Quando le larve raggiungono lo stadio adulto fuoriescono dalla pianta lasciando buchi ben visibili sulla stessa. Il ciclo può compiersi in un tempo compreso fra uno e due anni, ciò dipende dalle condizioni climatiche.