Obiettivo del convegno nazionale 'Il recovery da fitoplasmosi: conoscenze recenti e sue implicazioni pratiche' organizzato per oggi e domani a Udine dal Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell'Università di Udine e dall'Agenzia regionale per lo sviluppo rurale, Ersa, della Regione Friuli Venezia Giulia è di presentare nuove forme di difesa contro le fitoplasmosi, gravi malattie epidemiche che colpiscono colture redditizie: dalla vite alle piante da frutto come albicocco, melo, pesco e susino.

Parteciperanno ricercatori ed esperti delle Università di Bologna, Milano, Torino, dell'Università Politecnica delle Marche, del Centro di ricerca per la patologia vegetale (Cra) di Roma e dell'Istituto di virologia vegetale del Cnr di Torino, oltre che dell'Ateneo friulano e dell'Ersa.

I lavori si apriranno oggi, giovedì 1 settembre alle 15, all'Astoria Hotel Italia.

Domani visita ai campi sperimentali coltivati a vite, albicocco e melo in zone con elevata incidenza di infezioni naturali. In particolare, a Gemona del Friuli, Tauriano e Gaio a Spilimbergo per l'albicocco e il melo, e a Lucinico (Gorizia) per la vite.

Finora non si conoscono mezzi di lotta diretta contro i fitoplasmi, agenti plasmosi simili ai batteri trasmessi in natura dagli insetti, né di cura contro le fitoplasmosi. In Friuli Venezia Giulia queste malattie sono note: si va dalla Flavescenza dorata e al Legno nero della vite ai Giallumi delle drupacee (pesco, susino, albicocco), dagli Scopazzi del melo alla Moria del pero.

Il coordinatore dell'unità di ricerca sulle fitoplasmosi dell'Università di Udine, Ruggero Osler, ha però aggiunto che inducendo particolari forme di resistenza in piante ammalate, queste possono guarire spontaneamente e stabilmente.
Questa guarigione è nota come 'recovery'. "In pratica – chiarisce Carlo Frausin, del Servizio fitosanitario e chimico dell'Ersa – le piante possono diventare resistenti o tolleranti contro le malattie grazie a meccanismi che richiamano, dal punto di vista funzionale, quelli noti nell'uomo e negli animali".

All'Ateneo friulano, studi hanno evidenziato forme di resistenza e tolleranza alle malattie epidemiche nell'albicocco e nella vite.
"Nel caso dell'albicocco – spiega Osler – abbiamo accertato che la tolleranza acquisita contro la fitoplasmosi delle drupacee è trasmissibile anche alla progenie". Da una pianta madre di albicocco 'recovered', si possono infatti ottenere piante figlie con doti di tolleranza completa. "Nel caso della vite invece, – afferma Osler – si è dimostrato che le piante 'recovered' possono diventare resistenti contro successive reinfezioni naturali".

 

Informazioni: udinerecovery2011.uniud.it