Il Consiglio dell'Unione Europea, detto anche Consiglio dei Ministri Europei (da non confondersi con il Consiglio d'Europa e con il Consiglio Europeo) ha sede a Bruxelles ed è il ramo legislativo dell'Unione Europea, assieme al Parlamento Europeo.

Cosa c'entrerà mai questa istituzione, che dovrebbe legiferare sui massimi sistemi, con i nostri prodotti fitosanitari in revisione?

Invece quando le divisioni tra le opinioni dei 27 paesi membri non permettono il raggiungimento della oramai famosa “maggioranza qualificata” e persiste la “minoranza di blocco”, la questione viene demandata al “Consiglio dell'Unione Europea” (che d'ora in poi chiameremo semplicemente Consiglio) che avrà tre mesi di tempo per dirimere quelle questioni rimaste indeliberate sinora. Se entro questi tre mesi nemmeno il Consiglio sarà riuscito a prendere una decisione, la questione ritornerà alla Commissione Europea che adotterà la proposta originaria (scontentando di fatto tutti: ma una qualche decisione qualcuno dovrà pur prenderla).

Così descritto, il passaggio al Consiglio sembrerebbe un mero atto formale per dimostrare che la Commissione ha attuato tutto quanto in proprio potere per poter trovare un accordo tra gli stati membri e si trova proprio malgrado a dover attuare la propria proposta originaria senza l'avallo di questi ultimi, invece il Consiglio è spesso riuscito a trovare la quadratura del cerchio riuscendo a salvaguardare le esigenze sanitarie e ambientali con quelle degli agricoltori e molto spesso dei notificanti.

Ad esempio nel 2003, nella 2494° Sessione del Consiglio “Agricoltura e Pesca” l'Aldicarb era stato inizialmente revocato ma la decisione non aveva trovato la maggioranza qualificata per l'opposizione di alcuni paesi mediterranei e centro europei preoccupati per la salvaguardia di alcune colture di particolare interesse come la barbabietola da zucchero, la patata, la carota, la cipolla, gli agrumi, la vite, ornamentali e vivai. La mediazione trovata dal consiglio non ha permesso di ribaltare la decisione di revoca (né avrebbe potuto farlo) ma ha consentito di prolungare l'utilizzo del prodotto sulle colture più interessanti sino al 2007 anziché nel 2004, anche se non ha incontrato il favore di Germania, Svezia e Lussemburgo.

Invece nel 2006 la prima fase della revisione comunitaria si chiudeva con sette soffertissime decisioni riguardanti dinocap, flusilazole, carbendazim, procimidone, fenarimol, vinclozolin e metamidofos. La proposta della Commissione riguardante il vinclozolin, che consisteva in un'iscrizione per un periodo ridotto e per un numero limitato di impieghi (semi di colza, ornamentali, trattamento al terreno su cicoria) e dosaggi per motivi diversi non ha incontrato il favore dei paesi membri, che l'hanno respinta a maggioranza qualificata. La Commissione ha poi fatto trascorrere i termini e lasciato revocare i formulati dai paesi membri. Le altre sei sostanze sono state approvate per periodi che andavano da 18 mesi (procymidone, fenarimol, flusilazole e methamidophos) a 36 mesi (dinocap e carbendazim), con pesanti limitazioni negli impieghi. Attualmente di queste sostanze rimangono autorizzate in Europa solamente carbendazim, dinocap e flusilazole, quest'ultimo in virtù di una sentenza del tribunale di primo grado che, sospendendo parte della direttiva 2006/133/EC, ne ha in pratica congelato la scadenza.

Attualmente le sostanze per le quali non è stata raggiunta una maggioranza qualificata sono sette: bifenthrin, due oli, tetraconazolo, difenilammina, triazoxide, metam. Ancora una volta il Consiglio dovrà decidere la sorte di sette sostanze attive ad attività fitosanitaria.

Forse tutto si concluderà entro la scadenza dell'attuale presidenza della Repubblica Ceca (giugno 2009). Se così non fosse sicuramente la conclusione avverrà nel semestre di presidenza Svedese (luglio 2009-dicembre 2009).

 

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Consiglio dell'Unione Europea