Quattro mesi fa la Ong Transport & Environment (T&E) accusava gli Stati europei di "bruciare" ogni giorno l'equivalente di 15 milioni di pagnotte per alimentare le nostre auto. Accuse che, dalle nostre analisi, nel migliore dei casi si possono classificare come cherry picking (mostrare solo le evidenze che giustificano le proprie tesi) e hype (esagerare fatti a scopo manipolatorio).

 

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Tali tattiche di comunicazione sono frequenti nella propaganda ideologica di alcuni gruppi ecologisti. Ideologia che, a sua volta, ha le sue radici nel meccanismo ancestrale con il quale il cervello umano analizza le informazioni, il bias cognitivo.

 

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Nel suo articolo e comunicato stampa del 22 giugno scorso, la Ong T&E accusa l'Unione Europea di bruciare 19 milioni di bottiglie di olio al giorno. Secondo la tesi degli ambientalisti, l'olio manca a causa della guerra in Ucraina e quello che rimane verrebbe sottratto al mercato alimentare per favorire l'industria del biodiesel, causando rincari e forzando i supermercati europei a razionare le vendite. Può essere vera tale affermazione?  Tenteremo di rispondere a questa domanda applicando una delle tante tecniche utilizzate dagli analisti che si occupano di contrastare il fenomeno delle fake news. Essa assomiglia molto al metodo cartesiano che abbiamo utilizzato in molti articoli di questa sezione per valutare i fondamenti logici di notizie, normative e politiche, in base ad argomenti prettamente tecnici o scientifici.

 

Per decidere se una informazione sia vera o no, bisogna:

  • Identificare i principali presupposti su cui si basa e sottoporli alla prova dei fatti.
  • Formulare spiegazioni alternative.
  • Cercare dati falsi o inconsistenti per poter eliminare le ipotesi basate su di essi.
  • Focalizzare i moventi o le cause principali della questione in analisi.
  • Capire il contesto.

 

Ecco quanto risulta dalle nostre analisi:

  • I principali presupposti su cui si basa la posizione della Ong sono:
     • "La Ue brucia ogni giorno 17mila tonnellate di olio vegetale". È vero? Secondo le statistiche della International Energy Agency (Iea) il consumo europeo di biodiesel nel 2021 (stimato, perché alla data odierna non ci sono dati definitivi) è stato di 16.300 Ml, ovvero 44,65 Ml al giorno. Sappiamo però che la stragrande maggioranza del biodiesel prodotto in Europa proviene da olio di palma importato e da olio da cucina esausto. La domanda è quindi: Quali sono le percentuali di olio di girasole e colza nella composizione media del biodiesel europeo? Secondo il Rapporto 2020-2021 della Ufop, l'Associazione di categoria delle industrie oleicole tedesche, nel 2019 la percentuale di olio di girasole è stata del 3% e quella dell'olio di colza del 38%. Il Rapporto segnala che la percentuale di olio di colza nel biodiesel sta calando velocemente negli ultimi anni, rimpiazzato dai più economici oli vegetali esausti e olio di palma, ma purtroppo l'ultimo dato disponibile è del 2019. Il Rapporto segnala inoltre che non esistono statistiche ufficiali sulle effettive percentuali di ogni olio utilizzato nella produzione di biodiesel (abbiamo incluso questa affermazione nella Foto 1, con la traduzione per esteso). Quindi, supponendo che la percentuale complessiva nel 2021 sia stata la stessa del 2019, ovvero 41%, il consumo giornaliero di entrambi gli oli per la produzione di biodiesel è dunque pari a: 0,41 x 44,65 Ml/d = 18,3 Ml/d. Il dato riportato dalla T&E potrebbe essere vero, ma non è possibile né confermarlo né confutarlo perché la fonte che cita la Ong è un Rapporto della Stratas Advisors non accessibile al pubblico, e quindi non verificabile.

 

Grafico: Le percentuali di oli vegetali nel mix della produzione europea di biodiesel nel 2019 e la dichiarazione della Ufop stessa

Foto 1: Le percentuali di oli vegetali nel mix della produzione europea di biodiesel nel 2019 e la dichiarazione della Ufop stessa, la cui traduzione si riporta qui: "…Nonostante, si segnala che le basi statistiche per calcolare le percentuali di materie prime a seconda della fonte e non si possono accettare acriticamente. Nella nuova versione della Red II i requisiti di documentazione e resoconto sono rafforzati e specificati. Non esistono dati assoluti o ufficiali sulle percentuali delle materie prime dei biocarburanti consumati nell'Ue".
Legenda: rapeseed = colza; sunflower = girasole; palm oil = olio di palma; Uco = olio vegetale esausto; soya oil = olio di soia; animal fats = grassi animali

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 • "L'utilizzo di olio commestibile come carburante provoca aumenti generalizzati sul costo di questi ultimi, che si ripercuotono sui costi di altri generi alimentari". Le elaborazioni su cui si basa questa affermazione provengono da uno studio realizzato dalla stessa T&E, sempre su dati della Stratas Advisors. Il modello di calcolo, troppo semplicistico, considera solo il valore del biodiesel (costo più incentivi statali) rapportato al suo Pci. Si tratta però di un ragionamento truffaldino: secondo la Norma EN 590 è consentita l'aggiunta fino al 5% di biodiesel tipo Fame, Fatty Acid Methyl Ester, ed è stato dimostrato che questo migliora le prestazioni del motore. L'aggiunta di biodiesel tipo Hvo, Hydrogenated Vegetal Oil, è consentita fino al 30% perché la composizione chimica di questo biodiesel è quasi identica a quella del gasolio di petrolio (Pagina 54-55). Il limite legale di biodiesel (Fame più Hvo) nel gasolio è del 7% (miscela B7, secondo la Red II) e non è vero che la miscela B7 faccia consumare più combustibile solo perché il Pci complessivo è leggermente più basso di quello del gasolio puro: la combustione di B7 è più efficiente e pulita. È difficile credere che un aumento del prezzo di un ingrediente che incide per solo il 7% nel costo del gasolio possa essere l'unica causa dei cospicui aumenti di tutte le merci, non solo alimentari, che abbiamo subìto negli ultimi mesi.

 

Contrariamente a quanto sostiene la T&E, secondo i dati della Ufop i prezzi della colza e del frumento stanno calando rispetto ai massimi di fine aprile (Foto 2). Quindi non è vero che scarseggi la colza per le mancate importazioni dall'Ucraina. Se così fosse, i prezzi pagati ai produttori tedeschi dovrebbero salire per la legge dell'offerta e la domanda. Quindi, ciò significa che la domanda di olio di colza è calata in modo più drastico rispetto al calo di offerta causato dalla guerra. Quindi ci sono due alternative: o la produzione di biodiesel è calata, oppure, come segnala la Ufop, la percentuale di olio di colza nel mix delle materie prime del biodiesel è diminuita di molto, rimpiazzata dall'olio di palma. Il fatto che non abbiamo trovato evidenze sulla prima ipotesi vuol dire che c'è una sovrapproduzione di colza (almeno in Germania) che il mercato alimentare non riesce ad assorbire.

 

Grafico: Andamento dei prezzi al produttore della colza (raccolti nel 2021 e nel 2022) e del frumento tenero, in Germania

Foto 2: Andamento dei prezzi al produttore della colza (raccolti nel 2021 e nel 2022) e del frumento tenero, in Germania. Dati Ufop rilevati il 03 luglio 2022

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  • Formulare spiegazioni alternative.     
    La guerra in Ucraina ha provocato aumenti generalizzati dei prezzi, con indizi di reato di speculazione sufficientemente forti da far scattare i controlli a tappetto della Guardia di Finanza. L'accaparramento di scorte e la speculazione sui prezzi sono costanti in tutte le guerre e crisi. Questo motivo da solo basta per spiegare i rincari dei generi alimentari.
  • Cercare dati falsi o inconsistenti.
     • Da dove si desume che la Ue consumi l'equivalente a 19 milioni di bottiglie (si suppone da 1 litro) come combustibile per autotrazione? La densità dell'olio di girasole è compresa fra 0,924 e 0,9258 chilogrammi/litro, quella dell'olio di colza fra 0,9133 e 0,9168 (Fonte). Se assumiamo la media di entrambi, la densità della materia prima utilizzata per produrre biodiesel in Europa, arrotondata a due cifre, è pari a 0,92 chilogrammi/litro. Ammesso e non concesso che il consumo sia effettivamente di 17mila tonnellate/d, la quantità di ipotetiche bottiglie sottratte all'alimentazione sarebbe 18.478.763. Come nel caso delle pagnotte "bruciate" per produrre alcol, la Ong arrotonda sempre molto in eccesso, oltre mezzo milione di bottiglie al giorno. È probabile che lo scopo di tale generoso arrotondamento sia sfruttare il bias cognitivo noto come "eccesso di semplificazione" (oversimplification bias in inglese) per dare più peso alle proprie affermazioni ed il bias dell'ancoraggio (anchor bias) per rendere indelebile la memoria del dato esagerato. Supponendo invece che non vi sia alcun tentativo manipolatorio, più banalmente potremmo ipotizzare che gli analisti della Ong hanno assunto che la densità dell'olio sia la stessa di quella del biodiesel, pari a 0,88 chilogrammi/litro. Infatti, 17 Mkg/19 Ml = 0,89 kg/l. Quindi le opzioni sono due: o gli analisti della Ong hanno esagerato il dato con intento manipolatorio, oppure hanno commesso un errore grossolano che rende dubbiosa la loro professionalità.
     • Un'affermazione dell'articolo è falsa, o quanto meno esagerata: Dove sono gli scaffali vuoti ed il razionamento dell'olio vegetale? L'autore non ha visto scaffali dell'olio vuoti in nessuno dei supermercati dove è solito fare la spesa. Anzi, i carciofini in olio di girasole erano in offerta ad un prezzo davvero conveniente. È possibile che Portogruaro (Ve) sia un'isola dell'abbondanza in un'Europa dove imperversa la carestia? Cercando in internet "oil shortages in Europe" i primi risultati che appaiono sono: un articolo di Euractiv di fine marzo che però segnala che si tratta di episodi sporadici e un articolo di The Guardian che riporta lo stesso titolo sensazionalista dell'articolo di T&E e, come spesso accade nella stampa generalista di tutti i Paesi, solo link a siti ecologisti o opinioni personali di ricercatori in linea con il pensiero del giornalista o della sua redazione, ma omettendo fonti ufficiali e citando "dichiarazioni di alti funzionari europei" senza dire chi essi siano. I dieci primi risultati sono articoli dei mass media che riguardano solo la situazione in Inghilterra e Irlanda, ma generalizzano a tutta l'Europa. La stessa ricerca in francese rende risultati simili, ma le scarsità riguardano anche farina, carta igienica e altri generi, non solo l'olio. Per la precisione, l'olio di colza è l'ultimo nelle preferenze dei consumatori francesi, quindi difficilmente potrebbe essere quello esaurito negli scaffali dei supermercati. La stessa ricerca ripetuta in tedesco mostra invece un certo panico fra i consumatori. Un articolo fra i primi dieci segnala che la mancanza di olio sarebbe una fake news e si tratterebbe piuttosto di speculazione delle grandi catene di supermercati per gonfiare i prezzi, mentre un altro articolo segnala che nei Paesi vicini non manca l'olio e che in Germania la colpa sarebbe degli stessi consumatori, che per paura della guerra sono corsi ad accaparrarsi scorte, facendo schizzare la domanda e quindi i prezzi. Tutti gli articoli sono datati fra fine marzo e fine aprile, a quanto pare da giugno non ci sarebbe più razionamento. La guerra in Ucraina invece continua, e dunque, se fosse vero che scarseggiava l'olio già da aprile, le scorte di olio dovrebbero essere già sparite dai supermercati tedeschi.
    • Un'altra affermazione falsa o quanto meno esagerata: In Germania l'olio vegetale sarebbe quello che ha sofferto i maggiori rincari, e la colpa sarebbe per l'utilizzo di oli vegetali per la produzione di biodiesel. Poiché l'olio di colza è al primo posto con il 44% del consumo totale di olio in Germania, vediamo dunque quali sono i suoi prezzi attuali nei supermercati tedeschi, riportati nella Foto 3. Il range di prezzi più alto, 6,53-9,99 euro/litro, corrisponde ad un "preparato di olio di colza al sapore di burro", ovviamente un prodotto di nicchia. Il più economico è un prodotto a "marchio bianco", che costa 0,77-1,79 euro/litro, addirittura di meno del gasolio o del biodiesel.

 

Comparazione dei prezzi massimi e minimi di olio di colza in Germania in data 03 luglio 2022

Foto 3: Comparazione dei prezzi massimi e minimi di olio di colza in Germania in data 03 luglio 2022

(Fonte foto: SupermarktCheck)

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 • Una ulteriore inconsistenza nelle tesi della T&E: la superficie coltivata con girasole in Ucraina prima del conflitto era circa sei volte quella della colza, con rese in olio dello stesso ordine per entrambe le colture (Fonte: Global Agricultural Information Network). Quindi, se la guerra comporterà mancanza di olio ucraino, la mancanza si sentirà di più per il girasole, che è precisamente quello che incide con la minima percentuale nel mix della produzione del biodiesel.

  • Focalizzare i moventi o le cause principali del problema.
    I prezzi dei generi alimentari sono certamente influenzati dal costo dei carburanti, ma ipotizzare che le sovvenzioni comunitarie ai biocarburanti e le mancate importazioni di olio di girasole dall'Ucraina siano la causa degli aumenti generalizzati di tutti i generi alimentari è a dir poco un tipico esempio di "oversimplification bias". Specialmente se consideriamo che il gasolio contiene solo il 7% di biodiesel e che solo il 3% di tale 7% è olio di girasole, di cui l'Ucraina è il principale produttore. Le mancate importazioni di girasole dall'Ucraina potrebbero spiegare i rincari di questo prodotto laddove esso è popolare, cioè Germania e Francia. Ma due Paesi, per quanto importanti, non equivalgono all'intera Europa, dove i consumatori preferiscono altri oli. Il biodiesel non c'entra con i fenomeni speculativi generalizzati.
  • Capire il contesto.
    Non esistono spiegazioni semplici a fenomeni complessi. Nel mezzo di una crisi globale con possibili ripercussioni nucleari, con l'inflazione scatenata dall'embargo alle forniture di gas e di petrolio russi, è difficile credere che le mancate importazioni di oli di colza e girasole dall'Ucraina possano influire significativamente sui prezzi di tutto. L'olio vegetale è un componente minoritario nella dieta, e inoltre esistono molti oli alternativi che non vengono utilizzati per la produzione di biodiesel.

 

Conclusioni

Il principio fondamentale della logica è che presupposti falsi non possono portare a conclusioni vere.

 

Il primo presupposto della tesi della T&E potrebbe essere vero o no perché secondo una fonte reputata come più attendibile (la Ufop) non ci sono dati ufficiali sul mix di oli nella produzione di biodiesel e i dati variano a seconda della fonte. La fonte della T&E è uno studio di una ditta di consulenza, non accessibile al pubblico e quindi non verificabile. Il modello di prezzi della T&E, basato solo sul quoziente prezzo/Pci, è falso perché presuppone che la miscela B7 comporti consumi maggiori rispetto al gasolio, fatto che contraddice la Norma EN590.

 

Il secondo presupposto è falso: i dati indicano che i prezzi della colza erano in aumento ancora prima dell'inizio della guerra, hanno toccato il picco a fine aprile ma ora stanno calando velocemente. Ciò significa che la produzione di colza in Germania supera la domanda. I prezzi dell'olio di colza nei supermercati tedeschi sono molto variabili da un prodotto all'altro, ma sembrano in linea con quelli di altri oli commestibili. Le mancanze di olio segnalate dai mass media inglesi e tedeschi sembrano essere degli episodi puntuali e inoltre frutto della speculazione, piuttosto che di una vera mancanza di materia prima. Quindi si tratta di notizie sensazionaliste e non di fatti obiettivi e generalizzati.

 

Il numero di bottiglie "bruciate" ogni giorno è stato arrotondato in eccesso di oltre mezzo milione, forse a scopo manipolatorio o forse per pura ignoranza di un dato elementare come la densità dell'olio. Possiamo dunque concludere con ragionevole certezza che il contenuto dello studio della T&E è un falso, tendente a manipolare l'opinione pubblica e a fare pressione sulla Ce per raggiungere lo scopo ideologico della Ong: abolire i biocarburanti.