Recuperare vecchie varietà di grano tenero locali abbandonate nel corso degli anni per la disponibilità di altre varietà con caratteristiche agronomiche e tecnologiche migliori, metterle di nuovo a coltura in specifici contesti colturali, come ad esempio in coltivazione biologica e in terreni marginali, anche per le interessanti proprietà nutraceutiche che possiedono.

Sono gli obiettivi cui mira il progetto Revavilovgra, Recupero e valorizzazione di vecchie varietà locali venete di grano tenero, finanziato dal Psr della Regione Veneto.

Il lavoro che il progetto sta svolgendo consentirà di:
  • recuperare la biodiversità in ambito cerealicolo indirizzando la produzione del seme in purezza di tali varietà;
  • aumentare il livello di redditività di aziende agricole medio piccole venete orientate alle produzioni di nicchia e di elevata qualità che operano in un contesto colturale biologico o in zone marginali;
  • favorire lo sviluppo di filiere ad elevato valore aggiunto attraverso la caratterizzazione qualitativa delle vecchie varietà, per indirizzarne la più efficiente utilizzazione tecnologica nell'ambito delle produzioni da forno;
  • favorire le produzioni locali tipiche venete a chilometro zero, aumentando la sostenibilità economica e ambientale della filiera.

Tutto ciò grazie alla messa a punto di specifici protocolli di coltivazione delle varietà considerate in coltivazione biologica.

Il progetto, al terzo anno di svolgimento, prevede la coltivazione per la riproduzione del seme e l'esecuzione delle prove, la definizione di un protocollo di coltivazione conforme al metodo biologico, la caratterizzazione qualitativa delle farine e la successiva formazione degli agricoltori e la divulgazione dei risultati.

Presso il podere dell'azienda agraria sperimentale Lucio Toniolo dell'Università di Padova sono in corso le prove sperimentali che riguardano il protocollo agronomico delle vecchie varietà di grano in prova. Le prove vengono svolte in biologico ed hanno lo scopo di modulare i due principali fattori responsabili della taglia delle piante e della resa qualitativa (contenuto proteico) e quantitativa, ossia la densità di semina e la dose di fertilizzanti azotati.

Nel 2020 erano coinvolte le varietà Piave e Canove di grano tenero e una accessione di Farro grande, a cui si è aggiunta la varietà Guà 113 nel 2021 (introdotta su indicazione dell'azienda partner del progetto, Molino Rachello, in quanto ritenuta con interessanti caratteristiche reologiche e quindi anche di panificazione).

Si tratta di varietà antiche coltivate in Veneto che in generale presentano taglia elevata (120 centimetri Piave, 125-130 centimetri Canove), con rese basse ma resistenti a oidio e ruggine bruna.

La densità di semina testata è di 150 semi al metri quadro, un valore basso rispetto alle varietà moderne ma che consente un maggiore accestimento con una taglia dei culmi più contenuta senza influire negativamente sulla resa qualiquantitativa della granella.

Prima della semina del secondo anno di prove (3 ottobre 2020) è stata effettuata una concimazione di fondo con stallatico essiccato e pellettato (500 kg/ha) che ha apportato 20 kg/ha di azoto.

Le quattro tesi in prova hanno previsto: una tesi con solo apporto di stallatico presemina, una tesi con stallatico presemina e borlanda fluida in accestimento per un totale di 50 kg/ha di azoto, una tesi con stallatico presemina e borlanda fluida in accestimento e levata per un apporto totale di 70 kg/ha, una tesi con stallatico presemina e borlanda accestimento, levata e spigatura per un totale di 80 kg/ha di azoto.

L'applicazione ulteriore di borlanda in spigatura era volta a valutare eventuali variazioni del contenuto proteico nelle cariossidi.

Parallelamente a queste tesi sono in valutazione anche dei trattamenti brachizzanti con tesi in cui è stato effettuato lo sfalcio in prelevata rispetto a trattamenti con rame (solfato di rame) allo scopo di ridurre la taglia delle piante senza influire negativamente sulle rese. Per ora i risultati mostrano che l'impiego di rame non limita l'altezza delle piante come invece avviene con lo sfalcio.

In merito allo stato fitosanitario, sono state effettuate prove con l'impiego di un prodotto commerciale (non registrato in Italia per colture autunno vernine ma consentito in biologico) a base di laminarina, ossia un oligosaccaride estratto da un'alga bruna che stimola le difese della pianta senza esercitare un'azione diretta come fungicida o battericida. Lo stato fitosanitario è stato costantemente monitorato e non si sono riscontrati attacchi di septoria e fusariosi.

Sono in fase di elaborazione i dati riferiti alla misurazione delle altezze in funzione della concimazione al fine di stabilire la dose ottimale di azoto da somministrare.

Gli step successivi del progetto riguarderanno le analisi sulla qualità delle farine per individuare quale varietà e tecnica agronomica presenta migliori caratteristiche per la panificazione.

Visita la pagina dedicata al progetto Revavilovgra o chiedi maggiori informazioni al contatto: luca.motta@coldiretti.it

Revavilovgra
(Clicca sull'immagine per ingrandirla)
 
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