Il 'IV Simposio Internazionale sul Kaki' organizzato dall'ISHS International Society Horticulture Science e dalla SOI Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana si è svolto dall'8 al 13 novembre 2008 in tre tappe successive partendo da Firenze, proseguendo da Faenza per terminare a Caserta. La scelta di utilizzare la formula itenerante è dovuta alla necessità di consentire ai congressisti di conoscere la realtà produttive del kaki in Italia con particolare riferimento all'Emilia-Romagna (40% della produzione totale in Italia) e della Campania (50%).

La 'mela d'oriente' è molto diffusa in Cina, suo centro d'origine, dove sta registrando grande incremento. Un certo sviluppo si riscontra in Brasile e Corea, mentre in Italia e Giappone si stà verificando un decremento. Tuttavia bisogna far notare come a livello generale vi sia un rinnovato interesse sia nei paesi tradizionali alla coltivazione del kaki, sia nei paesi che da poco hanno introdotto la sua coltivazione. Le principali sono da ricercarsi essenzialmente nella rusticità della pianta, nella sua facilità di gestione e nelle proprietà salutari che presenta. Le sue caratteristiche permettono di coltivarla in aree dove altre specie arboree risulterebbero poco adatte, con costi colturali assai contenuti rispetto alle specie maggiori.

E' però necessario per dare nuova linfa ed ulteriore slancio, aumentare la diversificazione varietale, visto che troppo poche sono le varietà oggi disponibili che rispondono alle esigenze agronomiche della produzione e dell'elevata qualità organolettica e con una conservazione nel tempo sufficiente.

 

La coltivazione del kaki in Italia

La sua coltivazione ebbe inizio nei primi anni del XX secolo quando fu impiantato il primo impianto di diospireto in Campania. Ad oggi la sua produzione si attesta sulle 50.000 tonnellate basata principalmente sulla varietà Kaki tipo e in piccola parte sul Rojo Brillante, entrambi cultivar astringenti generalmente innestate su D.Lotus. I sistemi d'allevamento usati sono la piramide ed il vaso nel Sud Italia e la palmetta in Emilia-Romagna. Il Kaki Tipo si raccoglie ad Ottobre ed i frutti vengono commercializzati duri (con semi) nel Sud Italia o molli (partenocarpici) dopo trattamento di etilene nella fase di post-raccolta. La resa del kaki in Italia (circa 19 t/ha) è maggiore di altri paesi, infatti frutteti specializzati possono produrre 45 t/ha di frutti commercializzabili.

 

Requisiti salutisitici

L'attività antiossidante del frutto sembra dovuta principalmente al contenuti in tannini ad elevato peso molecolare. L'attività antiossidante è cultivar-specifica e quindi molto elevata in alcune varietà astringenti che presentano valori pari alla fragola ed al mirtillo. Da studi eseguiti in laboratorio hanno dimostrato come i tannini presenti possano ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete ed una vasta gamma di tumori. Inoltre alcuni studi hanno anche evidenziato come il kaki presenti un'insolita caratteristica di ridurre il tasso di assorbimento ed il metabolismo dell'alcool e contenere così i sintomi dell'ubriachezza.