Negli ultimi anni la gestione dei residui degli agrofarmaci è diventata un aspetto cruciale per molte aziende agricole. La richiesta della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) di prodotti con valori di residui sempre più bassi impone l'adozione di strategie agronomiche efficaci e innovative.
Marco Valerio Del Grosso, agronomo di campo con una lunga esperienza nella gestione dei residui, ha individuato diciassette regole fondamentali per minimizzare il problema. "Nella difesa delle colture l'arma più importante nelle mani dell'agricoltore non è necessariamente l'agrofarmaco, che pure è importantissimo, ma la strategia agronomica", afferma Del Grosso.
Le diciassette regole per coltivazioni a residuo zero
Rotazioni, rotazioni, rotazioni
"Il ristoppio è il primo nemico. Cambiare coltura interrompe il ciclo delle malattie e riduce la necessità di trattamenti", ricorda Del Grosso. Ripetere sempre la stessa coltura nello stesso terreno porta ad un accumulo di patogeni e parassiti, aumentando il rischio di malattie e infestazioni.
La rotazione delle colture, invece, permette di spezzare il ciclo vitale di molti fitofagi e agenti patogeni, riducendo la pressione sulle piante e limitando l'uso di agrofarmaci. Certo, non è sempre possibile fare una rotazione, soprattutto nelle aziende specializzate, ma ogni agricoltore dovrebbe valutare il danno economico del non farla.
Solarizzazione
"Questo metodo sfrutta il calore del sole per disinfettare il terreno", riducendo funghi, batteri e nematodi dannosi. La sua efficacia dipende dalle condizioni climatiche: temperature elevate favoriscono una maggiore azione pastorizzante.
"La solarizzazione è un trattamento termico naturale, reso ancora più efficace dalle estati sempre più calde. Il terreno, previa abbondante irrigazione, deve essere coperto con un telo trasparente per trentacinque-quarantacinque giorni. In questo modo il calore abbassa la carica di patogeni nel suolo".
Procedura per il low residuo. La tecnica agronomica
(Fonte foto: Marco Valerio Del Grosso, agronomo di campo)
I sovesci
Il sovescio consiste nella coltivazione di specie vegetali che poi vengono interrate per migliorare la struttura e la fertilità del suolo. Le brassicacee rilasciano composti solforati che hanno un effetto biofumigante, riducendo la popolazione di nematodi e altri patogeni del terreno. Mentre il sorgo, che ama il caldo e quindi può essere coltivato con facilità durante i mesi estivi, produce una abbondante biomassa che arricchisce il suolo di carbonio.
Ammendanti
"Sarebbe bene utilizzare ammendanti di origine vegetale con un rapporto carbonio/azoto superiore a 12. Il suolo va nutrito, non solo concimato", sintetizza Marco Valerio Del Grosso. "Oggi i nostri suoli sono ricchi di azoto e poveri di carbonio, dobbiamo cercare dunque di riequilibrare la situazione. Il letame ad esempio va benissimo, meglio se equino, mentre concimi a base di cornunghia, pelle o pollina sarebbero da limitare".
L'aggiunta di sostanza organica migliora la ritenzione idrica, favorisce lo sviluppo della microflora utile e aumenta la fertilità naturale del terreno. Un suolo ricco di sostanza organica permette una crescita più sana delle piante e una minore vulnerabilità alle malattie.
Inerbimento tecnico
"Le banker plants o super banker plants servono per ospitare gli insetti utili, che qui possono svilupparsi e trovare nutrimento, per poi ridurre i danni delle specie nocive". Inserire piante che attraggono insetti predatori naturali riduce la necessità di trattamenti chimici. Ad esempio, alcune essenze erbacee fungono da rifugio per insetti antagonisti degli afidi o della Tuta absoluta.
Inerbimento delle tare
"Rosmarino, siepi di alloro, timo, non solo decorano, ma sono rifugi naturali per gli antagonisti dei parassiti". La presenza di siepi e piante aromatiche ai bordi dei campi crea un ecosistema favorevole agli insetti utili, aumentando la biodiversità e migliorando il controllo biologico.
Scelta di varietà tolleranti e resistenti
"Anche la genetica può aiutare a ridurre l'impiego di agrofarmaci. Sul melone, ad esempio, il gene VAT ostacola gli afidi". Utilizzare varietà selezionate per la loro resistenza genetica permette di ridurre il numero di trattamenti fitosanitari e di garantire una maggiore stabilità produttiva.
Utilizzo di portainnesti resistenti
La scelta del portainnesto è fondamentale per garantire la resistenza alle principali malattie del suolo e ai nematodi. "Oggi ci sono ottimi portainnesti su tante colture, come ad esempio il pomodoro o anche l'anguria".
Meno piante per metro quadrato
"Avere densità eccessiva significa più umidità, più malattie, meno efficacia dei trattamenti. Allo stesso tempo, meno piante equivale a rese comparabili ma soprattutto a migliore qualità e sanità". In altre parole, ridurre la competizione tra le piante migliora l'arieggiamento e limita la diffusione delle malattie fungine.
Irrigazioni mattutine e a goccia
"Mai irrigare la sera: favorisce botrite e malattie fungine. La pianta beve di giorno, non di notte", specifica Del Grosso L'irrigazione localizzata riduce gli sprechi e minimizza il rischio di diffusione di funghi e batteri. Bisogna dunque irrigare al mattino, al pomeriggio solo se durane l'estate, quando in poco tempo foglie e suolo si asciugano. E ovviamente, occorre limitare l'irrigazione per aspersione.
Serre corte e alte per favorire la ventilazione
"Una serra ben ventilata è il miglior trattamento preventivo contro funghi e muffe". Il controllo del microclima è essenziale per prevenire la proliferazione di patogeni.
Lancio di entomofagi
"Insetti utili come fitoseidi e antocoridi sono alleati insostituibili. Lavorano incessantemente senza residui". La lotta biologica riduce l'uso di insetticidi e migliora l'equilibrio naturale dell'agroecosistema.
Reti anti insetti, trappole e confusione sessuale
"La prevenzione è tutto: reti per la Tuta, trappole con feromoni attrattivi per la Spodoptera, feromoni per confusione sessuale per ridurre gli accoppiamenti, riducono le popolazioni di parassiti". Metodi fisici e biologici di difesa riducono la necessità di trattamenti chimici.
Uso di cartine idrosensibili
"Quando irrorate sapete davvero come si distribuisce il trattamento sulla vegetazione? Una cartina idrosensibile da 1 euro vi dice se state facendo le cose per bene". Le cartine sono dunque degli strumenti semplici, ma essenziali, per garantire l'efficacia delle applicazioni fitosanitarie.
Installare termoigrometri e centraline Dss
"Misurare temperatura e umidità aiuta a prevedere l'insorgenza delle malattie e a intervenire con precisione. Ma mi raccomando, le centraline vanno inserite al centro della serra, in un luogo che sia rappresentativo dell'intera situazione sotto la plastica". Utilizzando i dati raccolti si può gestire meglio la coltura e i moderni Dss permettono un intervento mirato ed efficace.
Avere la giusta mentalità
"Nella situazione attuale non possiamo più pensare come facevamo in passato, affidandoci solo all'impiego dei prodotti fitosanitari. Non incaponitevi a cercare sempre un nuovo agrofarmaco: ragionate in modo strategico, applicate più soluzioni integrate, siate sempre un passo avanti".
Curve di degradazione
Le curve di degradazione sono uno strumento fondamentale per garantire che il prodotto raccolto rispetti i limiti di residuo richiesti dalla Gdo. Ogni principio attivo si degrada con tempi diversi a seconda del clima e del tipo di coltura. "Sapere quanto tempo impiega un principio attivo a scomparire o a ridursi al 30% dell'RMA legale, permette di pianificare i trattamenti in modo efficace, evitando sorprese alla raccolta", spiega Del Grosso.
Un esempio di curve di degradazione
(Fonte foto: Marco Valerio Del Grosso, agronomo di campo)
Ma come si creano le curve? Bisogna effettuare le analisi residuali il giorno in cui finisce il tempo di carenza e poi dopo lo stesso numero di giorni tra trattamento e analisi. Mettiamo dunque che un prodotto abbia un tempo di carenza di sette giorni, ebbene, effettuerò le analisi sette giorni dopo il trattamento e poi dopo altri sette. "Certo sarebbe più utile ottenere più punti, ma hanno un costo. Due punti sono il minimo per crearmi una ipotetica curva di degradazione".
Serve una nuova mentalità
Adottare queste strategie significa cambiare mentalità: non si tratta più di affidarsi esclusivamente e prioritariamente agli agrofarmaci, ma di gestire l'azienda agricola in modo più intelligente e consapevole. "L'agricoltore moderno deve pensare in modo strategico, anticipare i problemi invece di rincorrerli e combinare più soluzioni integrate per ottenere il massimo risultato", sottolinea Marco Valerio Del Grosso. Solo così sarà possibile produrre rispettando le richieste normative e della Gdo in modo efficace, mantenendo alta la qualità e la redditività del campo.