Una tematica contingente, che nei mesi di chiusura del 2014 è stata sollevata a più riprese.
Secondo i costruttori, l'entrata in essere della Fase IV, fissata all'1 ottobre 2017 per le categorie T2, C2 e T4.1, rappresenta un'aggravante alla già critica situazione di mercato.
Con la tecnologia oggi disponibile, l’applicazione dei dispositivi di post-trattamento dei gas combusti sugli specializzati costituirebbe un ostacolo insormontabile sotto il profilo tecnico. I produttori si vedrebbero costretti a snaturare l'essenza stessa delle macchine, andando a toccare la compattezza e le ridotte dimensioni che, di fatto, rappresentano le caratteristiche essenziali alla gestione delle colture per le quali trovano impiego.
Step disposti dalla normativa europea per il controllo delle emissioni. Fonte: TRL
Un allungamento dei tempi di applicazione che faccia slittare la Fase IV al 2020, considerando come aggravante una contingenza di mercato segnata da un drastico calo delle immatricolazioni, rappresenta per i costruttori del settore una via da imboccare senza indugio.
Pubblicato durante il periodo natalizio, lo studio - qui il pdf - richiesto dalla Commissione Europea e redatto da TRL, società inglese indipendente specializzata in ricerche legate al settore trasporti, è volto a indagare l'applicabilità delle nuove direttive in termini di emissioni della Fase IV ai trattori stretti.
I risultati del documento, articolato in 128 pagine contenenti una fotografia del mercato e delle caratteristiche tecnico strutturali degli specializzati piuttosto dettagliata, sanciscono la fattibilità dell'adeguamento. Pena, certo, la perdita di alcune funzionalità delle macchine in taluni casi.
"Questo studio - si legge - definisce la fattibilità tecnica dell'adeguamento per le categorie T2, C2 e T4.1.
Sono diverse le soluzioni tecniche applicabili al motore con sistemi di post trattamento, tutte già in uso per le potenze superiori. Il ricorso a questi sistemi, potrebbe - ammette il report - in alcuni casi portare a limitazioni a livello operativo".
Dimensioni principali di macchine T2 con telaio rigido e articolato
Un problema di spazio
Ciò che il legislatore ha posto come obiettivo con la Fase IV, è l'abbattimento dei livelli di NOx, mentre gli stage III e V puntano rispettivamente al PM inteso come massa di particolato e al particolato PN.
La tecnologia che meglio soddisfa agli obiettivi delle Fasi dalla IV in poi, è risultata essere il sistema SCR.
Una soluzione efficace ma con problematiche di ingombro legate alle dimensioni di alcuni elementi funzionali alla tecnologia, particolarmente sentita nei trattori stretti e aggravata dall'assente prospettiva di possibile riduzione degli ingombri a breve termine.
Certo, conferma TRL, l'impatto dei trattori stretti sull'inquinamento generale non è così significativo: considerando l'Europa come unica entità, è oggi fermo a meno dell'1 per cento sul totale di NOx prodotto in Europa. Rimarrebbe basso anche in caso di proroga, ma segnerebbe una crescita relativa a causa della riduzione delle emissioni raggiunta nel frattempo da altre fonti inquinanti.
Fonte TRL
Il Cema non ci sta
In forte disaccordo con le conclusioni raggiunte nello studio, il Cema, che rappresenta i costruttori europei, ribadisce la fondamentale importanza della proroga al 2020 per l'intero comparto.
"Lo studio - chiarisce il Cema - definisce l'assenza di impedimenti tecnici alla realizzazione della Fase IV, pur ammettendo che la soddisfazione dei requisiti imposti da questo nuovo step sarebbe causa di limitazioni strutturali e operative che penalizzerebbero l'intera categoria di macchine.
Riteniamo - prosegue il Cema - che tali ripercussioni, ricadendo sulle case costruttrici e sugli agricoltori, andrebbero analizzate e valutate con maggiore attenzione".
Le critiche dell'associazione pongono anche in evidenza che le conseguenze ambientali imputabili allo slittamento attuativo della Fase IV sono calcolate a lungo termine e non considerano l'assenza di problematiche legate alle emissioni di NOx in aree rurali - dove operano i trattori stretti -, certificato dal rapporto 2014 dell'Unione Europea sulla qualità dell'aria.
"Nelle prossime settimane - chiarisce il Cema - produrremo un commento dettagliato al documento e pianificheremo un incontro presso la Commissione Europea per restituire la nostra posizione sulle conclusioni tratte dal report e pianificare i prossimi passi".
Collaborare, panacea di tutti i mali?
Il suggerimento offerto alle case costruttrici dagli studiosi inglesi è quello di aumentare il livello di collaborazione con i costruttori di propulsori, sin dalle prime fasi di design dei nuovi modelli, arrivando a definire una unica famiglia di motori omologata così da ridurre sensibilmente i costi.
"I tempi richiesti dalla ricerca e sviluppo per definire una nuova macchina - sottolinea lo studio - sono di circa 3-4 anni, mentre, il gap esistente tra la Fase IV e V è di 2-3 anni. Ciò determina, per un settore come questo, costi effettivamente onerosi.
Il risparmio che si genererebbe da una stretta e tempestiva collaborazione con le case costruttrici di motori - va a concludere il documento -, restituirebbe senso all'esistenza di entrambi gli step IV e V".
Impatto del provvedimento
Il report riporta anche un'analisi volta a definire l'impatto della Fase IV sulle tre categorie considerate.
Dati Cema sulla vendita di trattori T2 in Europa nel 2013
Fattori d'analisi sono il numero di macchine interessate dal provvedimento per categoria e le possibili ripercussioni dovute all'ingombro dei sistemi di trattamento in funzione della categoria di macchina e della posizione individuata dal costruttore per l'installazione dei dispositivi di trattamento.
Il primo criterio determina una dimensione di mercato europea a 28 Paesi per la categoria T2 o NTT - Narrow track tractors, in cui rientrano macchine gommate a carreggiata stretta inferiore a 1150 millimetri e luce da terra non superiore a 600 millimetri -, di 22 mila macchine nel 2013 - dati Cema - di cui la metà circa con potenze superiori a 56 Kw e quindi interessate dalla Fase IV.
Tra i produttori di queste macchine vengono contate 14 aziende, generalmente produttrici anche delle macchine C2.
Vendite nel 2013 di trattori T2 suddivisi in articolati e a telaio rigido. Dati Cema
A farla da padrone tra i T2, sarebbero le macchine con telaio rigido che rappresentano una fetta pari a oltre l'80 per cento del totale, a discapito degli articolati più rappresentati nelle potenze inferiori; tendenza, fanno però sapere i costruttori, che negli ultimi anni, con la crescente domanda di maggiore manovrabilità a fronte di potenze superiori, sta cambiando.
In ogni caso, come evidenzia il documento inglese, le problematiche a livello motoristico rimangono le stesse per entrambe le tipologie; un'intera gamma da vigneto/frutteto può essere equipaggiata con il medesimo motore e la medesima trasmissione ma, in funzione dell'impiego finale, saranno diversi, ad esempio, l'assale anteriore e posteriore.
Il numero di macchine vendute in un anno all'interno dell'Ue - dati aggiornati al 2013 - tocca volumi di poco inferiori a 3500 unità.
Le potenze che caratterizzano questa categoria oscillano tra 70 e 110 kW ma possono toccare i 130 kW. In linea di massima i produttori (sette quelli indicati nel documento) operano in modo specializzato in questo segmento di mercato.
Passando alle possibili collocazioni dei sistemi di trattamento dei gas combusti, sono diverse le possibilità individuate nel report.
Nella categoria T2, quando si tratti di macchine a telaio rigido, risultano valide le posizioni II o V - prima immagine sotto - mentre, per gli articolati - seconda immagine - le posizioni IV e V sono le più quotate pur conservando un certo interesse la posizione III.
"Una possibilità - aggiunge lo studio - sarebbe offrire opzioni multiple di alloggiamento dei dispositivi omologando il motore con più configurazioni finali. In tal modo, il cliente può individuare quella che meglio soddisfa le sue esigenze".
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Fonte: Agronotizie - Settimanale di tecnica, economia e innovazione in agricoltura
Autore: Michela Lugli