Il consulente fitosanitario è una figura esperta in difesa fitosanitaria a basso input chimico ed è fondamentale nell'applicazione della direttiva dell'uso sostenibile.

La sua è un'abilitazione aggiuntiva rispetto a quella professionale ma a questa affermazione si sommano ormai da anni una serie di dubbi e interrogativi.

Leggi anche:
Consulente fitosanitario, mai più dubbi

Ne torniamo perciò parlarne su AgroNotizie e questa volta intervistando Bruno Caio Faraglia del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf).

Quali sono i dubbi o le contraddizioni che emergono quando si parla di consulente fitosanitario?
"Allo stato attuale la normativa vigente prevede che possono conseguire l'abilitazione alla consulenza i soggetti in possesso di diplomi o lauree nelle discipline individuate all'art. 8 comma 2 del d.lgs. 150/2012 tra cui quelle agrarie e forestali, a condizione che abbiano un'adeguata conoscenza nelle materie elencate nell'Allegato I dello stesso decreto legislativo, con particolare riferimento alla difesa integrata, comprovata dalla frequenza di appositi corsi di 25 ore con valutazione finale (art. 8 d.lgs. 150/12).

L'attività di consulente è incompatibile «con la condizione dei soggetti che hanno rapporti di dipendenza o di collaborazione diretta a titolo oneroso con soggetti titolari di autorizzazione di prodotti fitosanitari». In altre parole, non possono svolgere tale attività i tecnici che lavorano alle dipendenze di aziende agrofarmaceutiche, affinché sia assicurata l'indipendenza del consulente nello svolgimento della sua attività di supporto all'azienda agricola. Per lo stesso motivo è prevista l'incompatibilità tra l’attività di vendita e quella di consulente. La bozza del nuovo Pan prevede che in una struttura di vendita di prodotti fitosanitari possano operare soggetti diversi in possesso dell'una o dell'altra abilitazione".

Dove e quando la figura del consulente diventa fondamentale per l'azienda agricola?
"Il consulente fitosanitario è una figura centrale nell'applicazione della direttiva sull'uso sostenibile. Il suo ruolo non è solo riferito alla conoscenza dei fitofarmaci in quanto la sostenibilità si realizza attraverso interventi complessi, articolati e coordinati tra loro che mirano a proteggere le piante ricorrendo ai prodotti fitosanitari solo se indispensabile.

Pertanto, il consulente dovrebbe accompagnare l'azienda in un percorso virtuoso che deve partire dalla consapevolezza della necessità di utilizzare i prodotti fitosanitari in maniera corretta e solo se necessario, tenendo conto di tutte quelle informazioni che consentono di intervenire in maniera adeguata".

Quando la figura dell'agronomo e quella del consulente si sovrappongono?
"Come detto, la figura del consulente è molto complessa e dovrebbe assumere in sé una serie di competenze che in gran parte coincidono con quelle dell'agronomo. È evidente, però, che il solo titolo di studio non può essere considerato sufficiente. La formazione prevista dal decreto legislativo 150/2012 e dal Pan, che, non a caso, riguarda quella di base e quella di aggiornamento, dimostra quanto sia indispensabile che la figura del consulente venga ulteriormente arricchita e formata secondo quanto indicato nella normativa sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.

La formazione continua del consulente sul tema, fondamentale sia per il settore agricolo sia per l'opinione pubblica, deve essere permanente e non può limitarsi all'acquisizione del certificato di abilitazione alla consulenza ai sensi del Pan.

I progressi continui in tema di disponibilità di principi attivi e di nuove soluzioni di difesa, l'agricoltura di precisione e la digitalizzazione che investono sempre più anche il settore della distribuzione dei prodotti fitosanitari rappresentano solo alcuni dei temi e delle competenze che devono far parte del bagaglio culturale e professionale del consulente".

Come si inquadra la figura del consulente fitosanitario all'interno del nuovo Pan? Quali sono le prospettive della consulenza alla luce della nuova programmazione che pone il sistema di consulenza aziendale nell'ambito dell'Akis?
"La bozza del nuovo Pan pone le basi affinché la figura del consulente fitosanitario venga opportunamente valorizzata. Il ricorso agli strumenti di sostegno finanziario della Pac 2023-2027 sarà fondamentale per sostenere una specifica e adeguata formazione dei consulenti e la relativa attività di supporto alle aziende agricole (consulenza).

Il sistema della conoscenza della futura Pac impone un ulteriore salto di qualità per il consulente. Occorrerà saper gestire ed elaborare dati, trasferire innovazioni e buone pratiche in campo. Servono nuove competenze ed è fondamentale saper condividere la conoscenza. L'agricoltura di precisione e la digitalizzazione, inoltre, saranno fondamentali nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità in tema di utilizzo dei prodotti fitosanitari".

Cosa cambierà per il sistema di formazione?
"La formazione del consulente diventa sempre più un elemento fondamentale per poter erogare un servizio adeguato alle necessità dell'azienda agricola. In tal senso la consulenza deve divenire più specialistica e 'personalizzata sulla singola azienda', in grado di fornire soluzioni innovative, orientate ad una maggiore sostenibilità, individuate sulle problematiche specifiche e peculiari dell'azienda interessata.

Il nuovo Pan conferma l'impianto del Piano attualmente in vigore, in linea con il dettato della direttiva 2009/128/Ce. Viene posto maggiormente l'accento sulla necessità che anche il sistema scolastico e universitario prendano in considerazione i temi dell'uso sostenibile adeguando, se necessario, i piani formativi.

Per tale motivo si prevede che il Mipaaf stipuli accordi specifici con la Conferenza di Agraria (per quanto riguarda i corsi universitari) e con la Rete Nazionale degli Istituti Agrari con l'obiettivo di sviluppare percorsi didattici coerenti con un'adeguata formazione dei nuovi tecnici sui temi della sostenibilità dell'agricoltura. Per le stesse finalità è prevista la stipula di accordi con ordini e collegi professionali del settore agricolo che erogano formazione continua ai propri iscritti in conformità a quanto previsto dal Dpr 7 agosto 2012, n. 137".

Come entra in gioco la figura del consulente fitosanitario in un'azienda agricola?
"Il consulente dovrà rappresentare l'anello di congiunzione fra il mondo dell'innovazione e l'azienda agricola e potrà essere tra i maggiori protagonisti della delicata fase di trasformazione a cui è sottoposto il settore primario. Le sfide che l'agricoltura ha di fronte a sé, e che l'Unione Europea ha delineato con il Green Deal e con le successive strategie from Farm to Fork e Biodiversity 2030, collocano al centro del processo di evoluzione/rivoluzione una maggiore sostenibilità dell'agricoltura con particolare riferimento all'utilizzo dei prodotti fitosanitari.

La figura del consulente fitosanitario, quindi, è destinata ad assumere contorni sempre più nitidi e a ricoprire un ruolo centrale nel processo di trasformazione green e smart dell'intero sistema agricolo".


Come fa un agricoltore a trovare il consulente fitosanitario adatto alla sua azienda?
"Ai sensi del regolamento 1306 del 2013, in Italia è stato istituito un sistema di consulenza aziendale i cui requisiti sono stati inseriti in un decreto Mipaaf del 3 febbraio 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 16 febbraio successivo.

Il decreto prevede che ciascuna regione e provincia autonoma ponga in essere un'attività di 'riconoscimento' degli organismi di consulenza al fine di implementare un Registro Unico Nazionale in cui sono inseriti tutti gli organismi 'riconosciuti' compresi i tecnici che ne fanno parte. Ciascuna regione, poi, attiva le procedure di sostegno finanziario all'interno dei Psr (Programmi di Sviluppo Rurale) regionali selezionando gli organismi stessi nell'ambito della Misura 2.

Gli agricoltori, quindi, possono beneficiare dell'intervento finanziario pubblico per ricevere la consulenza relativa a diversi ambiti, tra cui quello riferito alla difesa fitosanitaria".