Sono questi alcuni dei temi discussi dal commissario Ue per l'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, e dal direttore generale della Fao, Qu Dongyu, che nei giorni scorsi hanno rinnovato l'impegno a lavorare insieme per creare un impatto positivo a lungo termine per le persone e il pianeta, grazie all'agricoltura.
Il direttore generale della Fao ha osservato che le esperienze dell'Unione europea nella trasformazione e modernizzazione dell'agricoltura attraverso la cooperazione sarebbero molto utili per favorire un processo di digitalizzazione dell'agricoltura.
Allo stesso tempo, il ruolo della Fao nel supporto all'agricoltura familiare potrebbe rappresentare un valido modello di ispirazione nelle politiche di sostegno dello sviluppo delle zone rurali, favorito in ambito comunitario dai fondi per la Politica agricola comune, forte di una dotazione finanziaria di 365 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 e che comprende un finanziamento aggiuntivo di 26,5 miliardi di euro.
La collaborazione fra Unione europea e Fao dovrebbe farsi ancora più stretta, mettendo così fine alle voci che accreditavano una distanza di vedute, nate dal fatto che alle elezioni del direttore generale della Fao lo scorso anno, l'Unione europea sostenne la candidata francese e non il cinese Qu Dongyu, che sbaragliò la concorrenza, facendo sì che la Cina conquistasse per la prima volta un posto chiave nell'Agenzia per il cibo e l'alimentazione delle Nazioni Unite.
Il commissario Ue Wojciechowski ha invitato la Fao ad essere un membro attivo della nuova task force sull'agricoltura sostenibile guidata dalla Commissione insieme a "Friends of Europe", il gruppo di riflessione per un'Europa più inclusiva, sostenibile e lungimirante.
Ma l'alleanza dovrebbe spingersi anche nell'ambito della Task force for rural Africa, alla quale Ue e Unione africana collaborano, con l'obiettivo di migliorare la sicurezza alimentare. Una collaborazione strategica sul piano politico-programmatico, ma anche con risvolti concreti, come l'aiuto che Bruxelles ha assicurato nella recente emergenza dell'epidemia di locuste del deserto, che ha causato grandi danni in una parte dell'Africa.
Il commissario Janusz Wojciechowski e il direttore generale Qu Dongyu hanno anche parlato del vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite del 2021, che mira a sensibilizzare e attuare impegni e azioni globali che trasformano i sistemi alimentari per risolvere non solo la fame, ma anche per ridurre le malattie legate all'alimentazione.
Il paradosso Covid-19
Quello che preoccupa nella fase immediata è uno dei paradossi dell'era coronavirus, responsabile di disequilibri che hanno penalizzato le fasce più povere della popolazione. Analizzando il Food price index della Fao del mese di maggio (l'ultimo disponibile), il valore è diminuito ancora per il quarto mese consecutivo a 162,5 punti, il livello più basso dal dicembre 2018 e in diminuzione dell'11,2% da gennaio 2020.La dicotomia sta nel fatto che l'indice Fao registra una continua discesa per i cereali, i latticini, le carni, gli oli vegetali, la disponibilità di materie prime è riconosciuta a livello mondiale, ma la mancanza di manodopera e le difficoltà della logistica rischiano di compromettere una parte dei raccolti. In questo scenario, rileva comunque la Fao, gli alimentari hanno segnato un incremento dei prezzi in tutto il mondo, in circostanza della pandemia. Il rischio - è l'allarme del World food programme della Fao - è che il numero di persone a rischio fame raddoppi, raggiungendo la cifra record di 265 milioni, con 60 milioni in povertà estrema.
A livello di materie prime sono ancora in atto fattori ribassisti, come i prezzi bassi del greggio e dei carburanti, dei fertilizzanti e il crollo nell'impiego di materie prime destinate alle agroenergie come il mais, canna da zucchero e oli vegetali. Da qui il cortocircuito dei mercati, con quotazioni che diminuiscono e prezzi al consumo che aumentano.