"L'annata agraria, sotto il profilo dell'approvvigionamento idrico, è tutelata" commenta Fausto Zermani, presidente del Consorzio di bonifica di Piacenza. "Il bacino di Mignano contiene un volume d'acqua pari a 9,3 milioni di metri cubi, cioè il 94,3% del consentito, mentre l'invaso del Molato trattiene oltre 6,9 milioni pari al 91,5%".
Per entrambe le dighe, il 2019 è stato caratterizzato da precipitazioni superiori alle medie; l'opportunità infrastrutturale di trattenere le acque di pioggia permette ora di affrontare con tranquillità una stagione irrigua, altrimenti incerta.
"L'esempio piacentino è la dimostrazione - aggiunge Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue - che di fronte alla crisi climatica, bisogna realizzare quei rimedi capaci di difenderci da piogge violente o periodi siccitosi. Attraverso un Piano nazionale degli invasi occorre dotarsi di infrastrutture strategiche per lo stoccaggio della risorsa idrica".
Lo scorso febbraio, a tal proposito, è stato anche siglato, da parte dell'apposita commissione ministeriale, il certificato di collaudo della diga di Mignano, inaugurata nel 1934 nel comune di Vernasca. Dopo decenni di operatività al massimo livello, dagli anni '70, il suo utilizzo aveva subìto successive limitazioni, cui sono seguiti significativi lavori di ristrutturazione, iniziati negli anni '90. Nel maggio 2018 si è entrati nella fase di sfioro controllato con il raggiungimento della quota di 337,80 metri Sul livello del mare (corrispondenti a circa 11.400.000 metri cubi), cui è seguito l'attestarsi del livello alla quota di 335,80 metri Sul livello del mare.
"La diga di Mignano - indica Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio di economia locale all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza - garantisce acqua ai 4mila ettari del distretto irriguo della Val d'Arda con una produzione agricola annua di circa 18 milioni di euro. Il rischio evitato, a causa della variabilità meteorologica, può essere stimato, in termini di sola produzione primaria, intorno a 12 milioni di euro, senza valutare gli impatti indiretti sulle filiere agroalimentari".
In conclusione il direttore generale dell'Anbi Massimo Gargano afferma che "la presenza di stagioni siccitose non deve più essere considerata un evento eccezionale e, come dimostra soprattutto questo momento emergenziale, la produzione nazionale di cibo non può fermarsi così come il territorio deve continuare ad essere vivo".
La diga del Molato in alta Val Tidone
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Fonte: Anbi