Allungare la vita di frutta e verdura attraverso imballaggi ad attività anti-microbiotica. E' questo il risultato di una ricerca svolta da Bestack, il consorzio no-profit che riunisce i produttori di imballaggi in cartone ondulato, in collaborazione con l'Università di Bologna.

Lo studio ha portato alla produzione di imballaggi per frutta e verdura, coperti da brevetto, che sulla superficie hanno delle sostanze di origine naturale con la particolarità di contrastare gli effetti degradativi che i microorganismi hanno sui prodotti vegetali. Lo studio è iniziato con la selezione delle sostanze utili a preservare la freschezza di frutta e verdura ed è proseguito con la realizzazione di campioni di imballaggi e il loro utilizzo per il confezionamento presso uno dei principali produttori di frutta e verdura in Italia.

L'obiettivo è quello di allungare la shelf life dei prodotti, assicurando sempre al consumatore qualità, freschezza e salubrità.
"Quelle presenti sui cartoni sono sostanze naturali, per esempio componenti degli oli essenziali, che possono essere anche incluse negli alimenti e sono ammesse in Ue, Usa e Giappone”, spiega Rosalba Lanciotti, del dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell'Universita di Bologna. “Sono sostanze che hanno la capacità di inibire lo sviluppo di microorganismi, siano essi patogeni o degradativi. Questo da un lato consente di migliorarne la sicurezza, poiché gli imballaggi possono essere vettori di patogeni per l'uomo, e dall'altro ha effetti benefici sull'intera filiera". 

Allungare la vita di frutta e verdura significa non solo fornire ai consumatori prodotti piu sani e freschi, ma anche ridurre gli sprechi e abbattere l'utilizzo di materie prime ed energia per la produzione e lo smaltimento. 

"Come Bestack ci occupiamo di ricerca, in particolare di quella ricerca fondamentale per migliorare il posizionamento competitivo della produzione ortofrutticola italiana”, ha dichiarato il direttore del consorzio, Claudio Dall'Agata. “L'attività che stiamo facendo in collaborazione con l'Università di Bologna, facoltà di Agraria, e il team della professoressa Lanciotti mira proprio a questo. Perseguire un'innovazione produttiva che sia in grado di migliorare le condizioni organolettiche dei prodotti. Siamo arrivati alle fine di un progetto di ricerca che è durato quattro anni e che ci ha messo nelle condizioni di individuare un processo industriale". 

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