Il contributo alla Carta di Milano, presentato dalla Società agraria di Lombardia – fondata nel 1862 e presieduta da Ettore Cantù, richiama per alcuni aspetti la Carta di Milano presentata all’Onu e sottoscritta da oltre un milione di cittadini. Tuttavia, ne corregge un po’ il tratto generalista e restituisce all’agricoltura, all’innovazione e al rispetto delle risorse idriche e naturali (che non sono infinite), il ruolo centrale in quella che è la missione enunciata da Expo: "Nutrire il pianeta, energia per la vita".

Un futuro con cibo per tutti è responsabilità di tutti”, scrive la Società agraria di Lombardia.

E proprio il tema dell’Esposizione Universale di Milano 2015 “rappresenta un obiettivo irrinunciabile che richiede un percorso d’azione realistico, basato sull’apporto scientifico, sull’agricoltura moderna, sulla sostenibilità ambientale e sulla concretezza economica poste alla base di soluzioni concrete e condivise”.
Diventa pertanto necessario “dare un nuovo slancio agli sforzi compiuti da individui e comunità per garantire la produzione, la disponibilità e l’accesso agli alimenti nella quantità e secondo le caratteristiche richieste dagli individui”, ma anche promuovere “un uso efficiente e sostenibile delle risorse produttive e dei prodotti ottenuti”.

Il messaggio della Società agraria di Lombardia è chiaro: “Trovare la soluzione al problema alimentare del mondo è possibile. Gli effetti della combinazione fra una popolazione in costante aumento e consumi pro capite in crescita possono essere combattuti e vinti”.
Tenuto anche conto che “nel 2050 la popolazione mondiale crescerà di altri 2 miliardi di persone rispetto ad oggi e che, secondo le valutazioni della Fao, occorre aumentare la produzione di alimenti del 70 per cento. Il mondo ha il dovere di garantire che le condizioni dell’alimentazione continuino a migliorare”.

E così, se è vero che “le risorse naturali, come la terra coltivabile, le acque marine e interne, le aree forestate sono limitate e richiedono un utilizzo consapevole da parte dell’umanità; l’agricoltura è il motore dello sviluppo economico, in particolare dove il suo peso è rilevante nelle società; la sostenibilità e l’incremento della produzione e della produttività agricole insieme all’incremento della possibilità di accesso agli alimenti sono il criterio guida per la soluzione del problema alimentare”, diventano dunque “necessarie nuove soluzioni per i processi produttivi tradizionali, con l’ausilio della  scienza e della tecnologia, per conseguire miglioramenti nell’alimentazione delle popolazioni dei paesi poveri e passare dalla sottonutrizione alla sicurezza alimentare, avviando il circolo virtuoso dello sviluppo economico”.

Secondo il Contributo alla Carta sono anche “necessari interventi: per sviluppare colture ad alta resa per unità di superficie, con l’introduzione di sementi mirate alle situazioni locali avvalendosi dei risultati della potenzialità della ricerca genetica avanzata”, così come “promuovere lo sviluppo delle infrastrutture come l’irrigazione e il controllo delle risorse idriche con la costruzione di dighe e canalizzazioni e favorire l’uso di mezzi tecnici nella fase produttiva per aumentare i rendimenti e nella difesa dei prodotti per ridurre le perdite nella raccolta e nella fase post raccolta”.

Diventa dunque prioritario “stimolare la ricerca, per lo sviluppo e la diffusione di pratiche agricole più produttive, più sicure, più accessibili ai produttori grazie all’incremento delle conoscenze scientifiche e al miglioramento delle pratiche produttive”.

Il cuore del documento
Il documento della Società agraria di Lombardia recita così: “Poiché Expo 2015 è un progetto culturale, di comunicazione, di condivisione e di fattibilità che pone il diritto all’alimentazione e la lotta alla fame nel mondo oggi e in futuro obiettivi compatibili e concretamente possibili occorre tenere presente che in ogni Paese un’agricoltura sana e moderna è un fattore risolutivo per stimolare lo sviluppo economico e l’integrazione intersettoriale dei territori rurali;
  • fare agricoltura produttiva in molti Paesi poveri è una vera rivoluzione da attuarsi con l’aiuto dei Paesi ricchi e nel rispetto della realtà locale intervenendo sulle istituzioni;
  • affrontare le principali cause della fame e dell’insicurezza alimentare che sono le guerre e le calamità naturali, ma anche le molte responsabilità riconducibili alle politiche attuate o a interessi particolari;
  • favorire l’adozione di politiche coerenti di difesa e rafforzamento del diritto di proprietà della terra, del diritto alla libertà d’impresa, del diritto all’istruzione, dell’accesso al credito e ai mercati finanziari con modalità adeguate al modello di produzione agricolo;
  • aumentare le risorse per lo sviluppo di una libera ricerca nel campo agroalimentare, per il trasferimento dei risultati ottenuti, per la loro diffusione ed applicazione in particolare nei Paesi dove occorre aumentare la produttività agricola e ridurre la carenza alimentare;
  • investire nell’istruzione tecnica, nello sviluppo delle capacità professionali, in particolare nell’aggiornamento dei programmi di formazione agraria e nell’assistenza tecnica;
  • favorire la creazione a livello delle istituzioni internazionali di servizi di assistenza e cooperazione allo sviluppo e, in particolare, costituire ad esempio nell’ambito della Fao una Divisione Divulgazione dotata di risorse e di esperti da inviare ove richiesti nei paesi in ritardo di sviluppo per diffondere le nuove tecniche agrarie;
  • sostenere, finanziare e diffondere interventi pubblici per nuove infrastrutture, strade, ponti, manufatti per valorizzare le risorse idriche, centri di raccolta e di trasformazione dei prodotti agricoli, reti per l’informatizzazione diffusa;
  • favorire lo sviluppo e la liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli e alimentari con un sistema di commercio aperto, basato su regole condivise in grado di eliminare le distorsioni che limitano la disponibilità di cibo, creando le condizioni per una migliore sicurezza alimentare globale;
  • affrontare concretamente il problema degli sprechi e del deterioramento dei prodotti alimentari prima e dopo il loro raccolto, causa maggiore della perdita di cibo, per ridurre le perdite e gli sprechi nell’intera filiera alimentare;
  • scoraggiare il fenomeno del land grabbing e cioè l’accaparramento di terre fertili nei paesi più arretrati da parte di paesi terzi sostenendo lo sviluppo agricolo dei paesi più deboli e l’organizzazione di formule di partnership per la coltivazione dei terreni;
  • limitare lo spreco di terreni agricoli sottratti alla produzione per destinarli ad usi extra agricoli in presenza della possibilità di utilizzo di aree già urbanizzate o destinate ad altri usi;
  • considerare gli effetti delle pratiche agricole in termini ambientali e di deterioramento delle risorse produttive, evitando tuttavia fenomeni di green grabbing, cioè la sottrazione di terre coltivabili per usi ambientali (parchi, foreste, ecc.)”.

Redazione AgroNotizie