Chi l'avrebbe mai detto, non è Bruxelles a infarcire di burocratiche tortuosità la politica agricola comunitaria, ma bensì Roma che non saprebbe applicare in modo virtuoso le indicazioni che vengono da direttive e regolamenti comunitari. Sarà anche vero, ma stentiamo a crederlo sebbene a profferire questa “velenosa” sentenza sia stato nientemeno che il Commissario europeo all'Agricoltura Dacian Ciolos. E se ancora vi restano dubbi, non resta che leggere l'intervista che il Commissario ha rilasciato a “Italia Oggi” del 19 marzo. Che un po' di ragione Ciolos ce l'abbia lo sospettiamo leggendo un altro articolo, questa volta pubblicato dal “Corriere del Giorno” del 17 marzo. A quanto pare se non si possiede un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) si potrebbero veder negati gli aiuti comunitari. Un problema al quale si sta cercando di dare risposta con una proroga dei tempi e con l'invio della domanda attraverso le associazioni di categoria. I dettagli sono descritti su “Italia Oggi” del 20 marzo. E poi c'è ancora in ballo l'applicazione della direttiva sementi, la cui applicazione, come scrive “Il Sole 24 Ore” del 15 marzo, potrebbe richiedere tempi ancora lunghi. Ancora su “Il Sole 24 Ore” nello stesso giorno si apprende che a Roma si è prossimi ad inserire olio e zootecnia fra i settori che potranno beneficiare degli aiuti accoppiati, che sono nella disponibilità dei singoli paesi. I tempi stringono e ci si augura che non ci siano costosi ritardi.
Le manovre del Palazzo
Da Bruxelles a Roma il passo è breve e dalle pagine del “Corriere della Sera” del 16 a marzo si apprende che è in discussione la riforma del catasto, discussione alla quale stanno partecipando 14 diverse associazioni, fra le quali anche quelle agricole. Altri dettagli su questo argomento li ritroviamo su “Italia Oggi” del 18 marzo, mentre “Il Secolo XIX” riferisce nello stesso giorno che per i terreni destinati a talune coltivazioni agricole, come la floricoltura, è arrivato il primo via libera agli estimi ridotti, per il momento limitato alla sola provincia di Imperia. Le notizie che giungono dal Palazzo in questi giorni riguardano da vicino le manovre di carattere economico e fra queste il ventilato aumento degli stipendi di alcune fasce di lavoratori. Questi aumenti, sostiene “Il Messaggero” del 16 marzo, potrebbero dare una spinta all'espansione dei consumi agroalimentari. Una tesi sostenuta nello stesso giorno anche sulle pagine de “La Stampa”. Tra una manovra e l'altra, intanto, al ministero per le Politiche agricole si sono conclusi in questi giorni i lavori per l'affidamento delle deleghe. Il dettaglio si può trovare sulle pagine di “Italia Oggi” del 19 marzo.
Di frode in frode, sino alla mafia
Mentre la politica è impegnata nelle sue complicate alchimie, nei campi ci si interroga sui problemi di sempre e fra questi quello delle frodi. “Il Tempo” del 15 marzo offre una sorta di viaggio virtuale fra le mistificazioni alimentari che ogni giorno si arricchiscono di nuovi episodi. Quel che è più grave, scrive “L'Unità” del 14 marzo, è che ogni scandalo getta discredito su tutto un comparto. Un caso emblematico è quello della terra dei fuochi dove un problema circoscritto a pochi ettari ha finito per gettare ombre su una intera regione, come commenta “Il Foglio” del 17 marzo. Intanto i produttori di mozzarella di bufala hanno deciso di arrivare alla completa tracciabilità per evitare, come spiega “Italia Oggi” del 19 marzo, di essere confusi con i prodotti provenienti dalle terre dei fuochi. In ogni caso, come ricorda “Il Mattino” del 14 marzo, le coltivazioni di questi territori sono state bloccate. Ma ora giunge un altro e ben più preoccupante allarme. In un'intervista rilasciata a “Repubblica” del 20 marzo, il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, denuncia le forti infiltrazioni della malavita nel business agricolo. Il volume di affari dell'agromafia, si afferma nell'intervista, avrebbe raggiunto la considerevole quota di 14 miliardi di euro. Un problema in più al quale vorrebbe dare una risposta “l'Osservatorio sui prodotti alimentari. Se ne parla il 20 marzo su “Il Fatto”
Etichette salva made in Italy
Un aiuto alla lotta contro le contraffazioni dovrebbe arrivare dalle etichette, lo scrive “Il Tempo” del 14 marzo. In qualche caso però le etichette vengono utilizzate contro il Made in Italy. Avviene in Gran Bretagna dove il “semaforo rosso”, utilizzato per evidenziare i prodotti considerati nocivi per la salute, viene apposto su alcune eccellenze agroalimentari italiane. Meglio chiudere questa negativa e confusa esperienza delle etichette a semaforo, scrive “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 14 marzo. Si discute di etichette anche nella produzione di mele e dal “Corriere della Sera” del 17 marzo si apprende della proposta di unire gli sforzi dei quattro maggiori produttori del settore per creare un soggetto unico, capace di lavorare in un'ottica globale.
Stalle in crisi
Non basta un'etichetta, che peraltro non c'è, per risollevare le sorti della suinicoltura, di nuovo in una pesante crisi. Una situazione di particolare difficoltà, come la descrive il “Giornale di Brescia” del 17 marzo. E' profonda crisi anche per il settore dei conigli, come si apprende dal “Giornale di Vicenza” del 18 marzo. In Sicilia i problemi degli allevamenti riguardano in particolare il prezzo del latte. Dalle pagine del “Giornale di Sicilia” del 19 marzo gli allevatori dicono “ci salveremo soltanto facendo sistema”. Un suggerimento che dovrebbero raccogliere anche i colleghi allevatori di suini e di conigli.
20 marzo 2014 Economia e politica