Nel progetto sono state prese in considerazione 15 orticole: asparago, cappero, cavolfiore, cavolo broccolo, cipolla, fagiolo, melanzana, melone d’inverno, peperone, pomodoro da mensa, pomodoro da industria, leguminose minori (cece, cicerchia, fava, lenticchia), che insieme rappresentano il 60% dell’intera superficie e produzione orticola delle sei regioni meridionali. A queste si sono aggiunte tre tipi di ricerche trasversali: una per valorizzare i prodotti sia freschi che trasformati, la seconda per diagnosticare pericolose virosi emergenti in aree meridionali e conoscerne diffusione, danni e possibile controllo e la terza per mettere a punto mezzi di lotta per il contenimento di patogeni tellurici in sistemi orticoli intensivi. Complessivamente sono state affrontate ricerche relative a 174 “azioni”, ciascuna intesa come una serie di attività in grado di fornire un risultato tangibile e quantificabile (Tab 2).
Per ogni specie le attività di ricerca sono state coordinate dal responsabile della Unità operativa maggiormente impegnata; quindi: A. Falavigna - asparago; F. Branca - cappero; F. Branca - cavolfiore e cavolo broccolo; M. Schiavi - cipolla; B. Parisi - fagiolo mangiattutto per coltura in serra; B. Campion - fagiolo da granella; G.L. Rotino - melanzana; G. Nervo - peperone; N. Acciarri - pomodoro da mensa; I. Giordano - pomodoro da industria; M. Zaccardelli - leguminose minori; L. Tomassoli - virus; G. Polizzi - patogeni tellurici.
Il miglioramento genetico, finalizzato essenzialmente alla resistenza genetica contro malattie e stress termici, ha riguardato: asparago, cavolfiore a corimbo colorato, cipolla, fagiolo mangiatutto rampicante per coltura in serra, fagiolo per coltura di pieno campo, melone d’inverno, melanzana, peperone e pomodoro da mensa. I materiali genetici presi in considerazione sono stati principalmente varietà locali di pregio e linee selettive ottenute in precedenti progetti. Il metodo applicato è stato quello convenzionale basato sull’incrocio (intra o interspecifico) e la selezione di piante o progenie con le caratteristiche desiderate. Per asparago, cipolla, melanzana, melone d’inverno e peperone sono state anche adottate tecniche di coltura in vitro (antere od ovuli) per ridurre i tempi che portano alla sintesi di linee pure; inoltre per melanzana, melone d’inverno, peperone e pomodoro da mensa sono state studiate tecniche genetico-molecolari per individuare marcatori associati a caratteri di interesse agronomico, da adottare per la selezione assistita.
Considerato che quasi tutte le varietà delle specie orticole coltivate in Italia sono costituite all’estero e che il rinnovo varietale è rapidissimo, sono state condotte prove di confronto varietale, allo scopo di predisporre aggiornate liste di orientamento varietale.
Le prove sperimentali concernenti aspetti agronomici e fitopatologici, riguardanti pomodoro da mensa, melone d’inverno, pomodoro da industria, melanzana e leguminose minori, hanno permesso di migliorare sia la produzioni unitaria che la qualità del prodotto adottando tecniche a minimo impatto ambientale. Inoltre è stata collaudata una tecnica di coltivazione in vaso di pomodoro da mensa pienamente rispondente alle esigenze sempre più avvertite in relazione al risparmio dei fattori tecnici e salvaguardia dell’ambiente. Attraverso le analisi chimiche ed organolettiche è stato possibile caratterizzare soprattutto le varietà locali per aspetti nutritivi (es. fagiolo, leguminose minori), nutraceutico (asparago, cappero, cavolfiore, cavolo broccolo, fagiolo, melanzana, peperone, pomodoro da mensa) e qualitativo (es. melone d’inverno). Un’ulteriore valorizzazione del prodotto è avvenuta attraverso processi tecnologici di: trasformazione industriale (varietà commerciali e locali di pomodoro da industria), surgelazione (cavolfiore a corimbo viola,) e produzioni della cosiddetta V gamma (cavolfiore, melanzana, peperone).
Gli studi riguardanti diagnosi e diffusione di batteri (fagiolo) funghi (melone, asparago, melanzana, peperone, pomodoro) e virus patogeni (cucurbitacee, asparago, pomodoro) hanno consentito di mettere in atto sistemi di prevenzione ed eventualmente di controllo.
La diffusione dei risultati ottenuti è avvenuta attraverso:
• la pubblicazione di 149 lavori, di cui 46 sono riassunti di relazioni presentate a congressi nazionali ed internazionali (Tab. 4);
• la visita guidata alle prove sperimentali realizzate in pieno campo od in ambiente protetto;
• il rilascio di materiali di linee innovative a ditte sementiere per il loro utilizzo nei programmi di miglioramento genetico “commerciale);
• lo svolgimento di seminari tematici dedicati principalmente ai tecnici dei servizi regionali di sviluppo agricolo;
• la realizzazione di una monografia per ciascuna specie presa in considerazione nel progetto, comprendente aspetti colturali, situazione varietale, malattie e relative resistenze genetiche, sintesi dei principali risultati ottenuti nel progetto, malattie e modalità di controllo (verrà pubblicata su Dvd e ampiamente diffusa, anche attraverso i servizi regionali).
I benefici derivati da questo progetto sono stati molteplici: la crescita scientifica delle Unità operative del Sud e sviluppo di sinergie come conseguenza dell’approccio “interdisciplinare” e “verticale” delle ricerche condotte in ciascuna specie orticola; l'aumento di produzione unitaria e miglioramento della qualità del prodotto attraverso l’individuazione delle varietà migliori; la valorizzazione di varietà locali di pregio; il minore impatto ambientale derivato dall’impiego di varietà resistenti a malattie e dall’adozione della tecnica di produzione integrata; la possibilità di attrarre investimenti privati (ditte sementiere italiane e internazionali) in attività di miglioramento genetico e di produzione seme attraverso la cessione sub conditio dei materiali genetici ottenuti in questo progetto.
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