Prodotti ecocompatibili, sviluppo sostenibile, fonti rinnovabili, risparmio energetico.
Erwin Rauhe, vicepresidente e AD Italia, esordisce sottolineando le difficoltà di interpretazione dello scenario economico attuale: diverse fonti danno il PIL in calo dallo 0,6 (FMI) al 2% (Bankitalia). Ciò è dovuto, secondo gli analisti, a una contrazione dei consumi che si è riverberata sulle produzioni. Il Giappone è il Paese più a rischio, con un -6,2%. L’area EU ha una media del -4,2% (Germania -5,6; UK – 4,1%; Italia -4,6; Francia e Spagna -3%). Cina e India vanno invece controcorrente e annunciano un + 6,5% e 4,5% rispettivamente.

Solo dal 2010” – osserva Rahue – “si prevede una ripresa su scala globale”. Rispetto allla tristemente nota crisi del ’29 ci sono oggi strutture economiche e livelli organizzativi sociali e sovranazionali che dovrebbero mitigare la crisi. Le aziende, nonostante ciò, hanno ristretto investimenti e produzioni, inducendo disoccupazione. Lehman Bros. è fallita a settembre, proprio mentre BASF annunciava l’acquisizione di CIBA.
Lacrime e sangue per la chimica mondiale: peggiore performance dal 2003, con un volume d’affari calato del -22,2% (esclusa la farmaceutica, che ha registrato un + 4,6%). In  Italia si è registrato un -5% nel 2008, ma si prevede un altro 4,5% per il 2009. In marzo, per fortuna, vi sono stati timidi segnali di controtendenza. L’utilizzo effettivo della cassa integrazione è circa 1/3 di quello richiesto, vale a dire che il sistema ha retto meglio di quanto paventato. Dopo un primo trimestre ancora esitante, si spera e si prevede un miglioramento nella seconda parte dell’anno. Pesantemente impattate le costruzioni, l’auto e i beni durevoli. I problemi di rifinanziamento è stato spesso complesso, cosa che ha provocato un rallentamento nei pagamenti, anche se non a livelli preoccupanti. Gli interventi strutturali, sottolinea ancora Rahue, aiuterebbero la ripresa migliorando al contempo le infrastrutture. Altra nota dolente la complicazione burocratica. Il costo dell’energia in Italia, altro fattore critico, ha un gap che sfiora il 30% rispetto per esempio alla Francia. In un’industria come quella chimica, avida di energia, il sovracosto si stima in un +8%.
Non è cosa da poco: l’Italia è il 3° Paese chimico in Europa e 5-6° al mondo. Coi suoi 1.080 MMM di PIL ha una quota significativa sul totale. L’alimentare tiene, il salone del mobile ha fatto il pieno di visitatori e di ordini. Segnali quindi di voglia di ripresa, se non di ripresa effettiva.
Relativamente a BASF: a livello globale si è prodotto più di 62 MMM € di fatturato (+8%), sviluppato soprattutto nella prima parte dell’anno. Ben 6,9 MMM di EBIT, e un utile netto vicino ai 3 MMM, con un premio sul costo capitale 1,6 MMM e un rendimento 3,13 €/share. Il Cash Flow 2008 è stato intorno ai 5 MMM €. Ben 97.000 sono lavoratori impiegati. Nello specifico delle differenti attività, Oil & Gas è salito di un +37,3%, chemicals (+ 10%), agricoltura (+8,7%). Leggeri cali sulle plastiche (-3%), automotive e construction (-1,2%). La EU è ancora l’area geografica più importante per BASF, con un 59% del totale e con una crescita del 13%. Gli USA compongono un solido 19%, l’Asia il 15% e il Sudamerica il 7%.
Il 2009” – conclude Rahue – “è un anno di sfide importanti. La domanda non si è ancora ripresa, i livelli delle scorte sono ancora molto alti”. Recentemente sono state acquisite la Revus Energy norvegese e la CIBA Holding. Sul ridimensionamento degli investimenti e delle capacità produttive si concentrerà lo sforzo per aumentare l’efficienza. Si prevede un fatturato in calo nel 2009, come pure il margine. Restano però inalterati gli investimenti in ricerca & sviluppo, vero motore del gruppo BASF.
Il Primo trimestre in Italia è negativo rispetto la pari periodo del 2008: 12,2 MMM (-23%).
Nei prodotti per l’agricoltura vi sono 88 MM € di fatturato (+7,9% rispetto al 2007) e rappresenta il 2% del fatturato complessivo. Si passerà dai 1.300 dipendenti ai 1.700 (BASF + CIBA) e saliranno a 11 i siti produttivi chimici. Filippo Di Quattro approfondisce proprio i temi dell’integrazione di CIBA in Italia. Con l’acquisizione BASF passa dal 4° al 1° posto per gli additivi plastici, dal 4° al 2° nel coating, dal 4° al 1° nei prodotti chimici per la carta. Salti di graduatoria importanti, specialmente in un modo dove conta ormai solo chi vince. Dal 30 giugno si partirà poi in modo definitivo con la fase finale dell’integrazione di CIBA. Solo da lì potranno ripartire anche tutti quei progetti di ricerca che per motivi di antitrust erano stati congelati.