Il vino è un prodotto che rappresenta uno dei pilastri del made in Italy agroalimentare. Tuttavia, il settore vitivinicolo ha davanti a sé numerose sfide. Una delle più importanti è sicuramente quella dei cambiamenti climatici, che stanno rendendo la gestione del vigneto sempre più complessa, sia a livello di stress abiotici (basti pensare alla carenza idrica o alle bombe di calore), sia biotici (l'attacco di peronospora del 2003 è un esempio eclatante).
Ci sono poi la carenza di molecole per la difesa del vigneto, le nuove tendenze di consumo, la cronica mancanza di manodopera, nonché il rincaro dei fattori produttivi e l'inflazione. Nonostante queste avversità il settore vitivinicolo è tra quelli che hanno reagito in maniera più vigorosa alle sfide e non mancano gli strumenti per continuare ad avere successo.
Di come sfruttare l'innovazione tecnologica per rendere la viticoltura maggiormente resiliente alle sfide che ha davanti si è discusso durante un evento organizzato a San Casciano in Val di Pesa (Fi) nell'ambito del Festival della Robotica, che ha visto la partecipazione di molte aziende, docenti universitari e tecnici di campo.
Una giornata intensa, da cui sono emersi molti spunti di riflessione. Per semplificare, possiamo dire che oggi i viticoltori possono innovare le proprie aziende a tre livelli, con sforzi economici, ma non solo, crescenti. Il primo livello riguarda l'introduzione dei Sistemi di Supporto alle Decisioni (Dss), al secondo posto c'è l'impiego degli indici di vegetazione e la gestione a rateo variabile degli input produttivi. Al terzo livello, infine, c'è l'automazione e l'introduzione dei robot in campo.
Dss, un occhio vigile in campo
La campagna 2023 sarà probabilmente ricordata per gli attacchi di peronospora che hanno devastato moltissimi vigneti, al Nord come al Sud. Le pesanti perdite di produzione che ha subìto la maggior parte delle aziende agricole, sono state invece ridotte al minimo in quei vigneti gestiti grazie ai Dss.
Si tratta di piattaforme digitali che hanno al loro interno dei modelli sofisticati che simulano la biologia delle viti e dei patogeni che possono colpire il vigneto. Utilizzando i dati meteorologici raccolti in campo, questi modelli sono in grado di valutare il livello di rischio relativo allo sviluppo della malattia. In questo modo il viticoltore ha sempre un occhio attento sui propri vigneti e informazioni dettagliate sulle base delle quali prendere delle decisioni informate.
Ebbene, nel 2023 i Dss hanno avvertito i viticoltori del rischio di sviluppo della peronospora e così le aziende agricole sono potute correre ai ripari, approntando una difesa efficace e salvando il raccolto. I Dss sono strumenti oggi ben rodati, che forniscono informazioni sui principali patogeni (oidio, peronospora, botrite, black rot, eccetera) e sui principali insetti (come la tignoletta o la cicalina della vite, vettore della flavescenza dorata). Molti dei servizi oggi in commercio non richiedono l'istallazione di una centralina meteo e hanno un costo davvero abbordabile.
Gestire la variabilità grazie agli indici di vegetazione
Tra gli obiettivi di ogni azienda vitivinicola c'è la gestione ottimale degli input (acqua, concimi, agrofarmaci, forza lavoro, eccetera), nonché l'aumento della qualità e della quantità di vino prodotto. Su questo fronte l'impiego degli indici di vegetazione e di una distribuzione a rateo variabili degli input può concorrere al raggiungimento di tali obiettivi.
Abbiamo dedicato un articolo specifico agli indici di vegetazione che, in sintesi, forniscono una descrizione dello stato del vigneto secondo diversi parametri. Sensori termici, multispettrali e iperspettrali, montati su satelliti, droni o trattori, sono in grado di raccogliere dati preziosi sulle caratteristiche del vigneto. Dati che poi possono essere elaborati in mappe che descrivono l'andamento di una certa variabile all'interno del campo.
Un esempio è l'indice NDVI, che descrive la vigorìa delle piante. Ebbene, mappando un vigneto secondo questo indice è possibile sapere quali sono le aree maggiormente vigorose e quelle invece più stressate. Effettuando poi un controllo in campo il viticoltore è in grado di risalire all'origine di tale stress, che può essere riconducibile, ad esempio, ad una mancanza di nutrienti o di acqua, all'attacco di un patogeno o ad uno stato di asfissia radicale, e tanto altro ancora.
Di conseguenza, l'operatore può intervenire per risolvere il problema agendo solamente in quelle parti di vigneto che richiedono supporto. Se ad esempio la scarsa vigorìa è causata da un problema di disponibilità di nutrienti, l'agricoltore potrà intervenire con delle concimazioni mirate che tenderanno a rendere omogeneo il vigore in campo e quindi ad avere a fine anno delle produzioni di qualità costante ed elevata. Alla fine della stagione il viticoltore avrà quindi una produzione di uva più soddisfacente e una ottimizzazione delle risorse impiegate in campo.
L'impiego degli indici di vegetazione e di attrezzature che permettono la distribuzione degli input a rateo variabile richiede investimenti cospicui da parte delle aziende agricole, ma necessita anche di uno sforzo mentale non indifferente per cambiare approccio alla gestione del vigneto.
Niente manodopera? Scendono in campo i robot
Le aziende agricole fanno sempre più fatica a reperire la manodopera di cui hanno bisogno e questa situazione non potrà che peggiorare visto il declino demografico del Paese e lo scarso appeal che ha il settore agricolo. Sia i giovani italiani che i lavoratori stranieri sono attratti da settori meno impegnativi fisicamente e con salari più elevati.
Su questo fronte la robotica e l'automazione possono concorrere a rendere meno drammatica la situazione. Già oggi, molti trattori sono dotati della guida autonoma in campo aperto, ma anche in vigneto ci sono delle soluzioni in grado di supportare il trattorista, ad esempio per quanto riguarda la navigazione all'interno del filare. Durante l'evento è stato ricordato il Fendt e100 V Vario, un trattore elettrico da vigneto dotato di sistemi avanzati di guida.
Stefano Pariani, Tractors & Application Sales engineer di Fendt Italia, illustra il trattore Fendt e100 V Vario durante Agritechnica 2023 ad Hannover
Il passo successivo sarà probabilmente quello di automatizzare completamente il movimento dei macchinari in campo, rendendo autonomi i trattori, oppure introducendo i robot agricoli. Per robot agricoli si intendono, di solito, dei rover in grado di muoversi autonomamente in campo e di portare a termine specifici task senza la supervisione di un umano. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di attrezzature elettriche, in grado di acquisire dati e di gestire con un'ottica di precisione il vigneto.
Video realizzato durante l'evento, dove in vigneto ha effettuato una dimostrazione il robot Bakus di VitiBot, startup del Gruppo SDF
Bakus è robot porta attrezzi autonomo scavallante in grado di effettuare diverse lavorazioni, come ad esempio il diserbo meccanico del vigneto, mentre altre, come la spollonatura o la defogliazione, sono in fase di sviluppo. L'autonomia, a seconda delle condizioni di lavoro, è di dieci-dodici ore, mentre i tempi di ricarica si aggirano intorno alle due ore.
Per questioni normative queste macchine, ad oggi, non possono essere lasciate sole in campo, nonostante abbiano dei sistemi di sicurezza che rendono praticamente impossibile la collisione con un essere umano. Sono tuttavia strumenti che, se supervisionati, sono in grado non solo di alleviare il problema della mancanza di manodopera, ma anche di aumentare la sostenibilità vigneto. Essendo alimentati elettricamente riducono l'impronta carbonica dell'azienda e, effettuando un diserbo meccanico, eliminano l'impiego di erbicidi.
Certo, siamo ancora agli inizi. Mentre le prime due tecnologie sono ormai ben rodate e offrono vantaggi certi e misurabili, la robotica in vigneto è un settore agli albori. Gli automi hanno dei costi elevati e il loro grado di affidabilità ed efficienza migliorerà molto nel prossimo futuro. Si tratta tuttavia di soluzioni interessanti, che già oggi è possibile vedere in qualche azienda agricola lungimirante.
Innovare per restare competitivi
L'utilizzo di queste innovazioni, come di altre (ad esempio i biostimolanti, gli agrofarmaci di origine biologica, la sensoristica in campo, l'intelligenza artificiale, eccetera), hanno le potenzialità di rendere maggiormente resilienti le aziende vitivinicole. Il grosso tema ora non è più di carattere tecnologico, ma di adozione. Sono infatti ancora poche le realtà che utilizzano questi strumenti, anche i più semplici, nonostante abbiano dimostrato di essere di grande aiuto. E nonostante il loro acquisto sia supportato anche da incentivi economici pubblici.
Questa reticenza ad innovare probabilmente è ascrivibile al fatto che molti viticoltori non conoscono queste opportunità, non ne sanno valutare i benefici, non sono in grado di utilizzarle oppure ritengono che gli investimenti siano eccessivamente onerosi. Le cose però stanno cambiando e le testimonianze delle numerose aziende che hanno partecipato al convegno ne sono la prova.
Un momento del convegno sulla robotica e la digitalizzazione in viticoltura
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
L'evento, moderato da Alessandra Biondi Bartolini (Millevigne), ha visto la partecipazione di: Giovanni Caruso (Università di Pisa), Lorenzo Cotrozzi (Università di Pisa), Daniele Sarri (Università degli Studi di Firenze), Gennaro Giliberti (Regione Toscana), Riccardo Magistrali (Netafim Italia), Mauro Nosi (BASF), Luca Cazzola (VitiBot), Michele Masotti (Fendt), Stefano Berni (Crédit Agricole). Alla tavola rotonda hanno preso la parola: Valeria Fasoli, Massimiliano Biagi, Monica Rossetti, Bernardo Giannozzi e Salvatore Enrichetti.