Ridurre le emissioni di gas dagli allevamenti risulta dunque necessario sia per contribuire ad una maggiore sostenibilità del settore sia per venire incontro alle legittime preoccupazioni di un'opinione pubblica che non di rado individua nell'agricoltura e nell'allevamento una delle cause degli stravolgimenti del clima.
Un'alga a servizio del clima
In questo contesto una ricerca interessante è stata condotta in Australia dove un consorzio pubblico (Csiro, James Cook University e Meat and Livestock Australia) ha scoperto che è un genere particolare di alga, chiamato Asparagopsis, è in grado di ridurre anche del 99% le emissioni di metano da parte delle vacche, se inserito nella loro razione.Le alghe contengono infatti un composto denominato bromoformio che interferisce nelle complesse reazioni chimiche che portano alla formazione del metano, un gas generato come sottoprodotto del metabolismo di un consorzio di batteri che vive nel rumine degli animali e che è fondamentale per la sopravvivenza del bestiame stesso.
I ruminanti infatti ingeriscono grosse quantità di vegetali fibrosi che sostano in un primo momento all'interno del primo stomaco, il rumine. Lì i carboidrati più complessi vengono degradati dai batteri che rendono la massa vegetale maggiormente digeribile dall'animale. Come sottoprodotto di questa digestione viene prodotto gas metano che per il 90% viene espulso dalla bocca dell'animale.
Il bromoformio, interferendo con la formazione del metano, non altera in alcun modo la digestione del capo, che quindi cresce in maniera regolare, pur emettendo minori quantità di metano. Anzi, dato che il 10-15% dell'energia contenuta nella biomassa vegetale ingerita dagli animali si trasforma in metano, ci sono attualmente in atto alcuni studi per verificare se l'inibizione della produzione di gas renda maggiormente disponibile per l'animale l'energia prima dispersa.
Dalla neonata azienda, chiamata FutureFeed e incaricata della produzione e distribuzione di questo additivo, hanno dichiarato che saranno in grado di servire il mercato australiano entro la metà del prossimo anno. Si tratta d'altronde di un business enorme che potrebbe avere ricadute ambientali positive molto importanti.
Sono tre tuttavia le incognite sul tavolo. Primo, assicurarsi che il consorzio microbico all'interno del rumine non venga sottoposto a processi selettivi che portino all’affermarsi di batteri resistenti al bromoformio. Due, trovare un giusto equilibrio tra le legittime aspirazioni economiche degli agricoltori e la sostenibilità delle produzioni alimentari. Terzo, coltivare abbastanza alghe per soddisfare un mercato potenzialmente enorme.