Il nuovo modello italiano per la produzione di biogas è 'Carbon negative', assolutamente sostenibile dal punto di vista ambientale, risolve il problema dei reflui zootecnici, favorisce la biodiversità e incrementa la fertilità dei suoli consentendo un risparmio nell'uso di fertilizzanti di sintesi e incrementando la produttività.
A tutto ciò si aggiunga che pone fine alla contrapposizione tra l'agricoltura a fini energetici e quella a fini alimentari; si tratta insomma di un sistema assolutamente esportabile che pone il biogas al centro di quella che nel prossimo futuro dovrà essere l'agricoltura 4.0.

E' quanto emerso a Roma nel corso della terza edizione di Biogas Italy - "L'alba di una rivoluzione agricola", l'evento annuale del Cib (Consorzio italiano biogas), che ha ospitato gli Stati generali del settore e ha registrato il patrocinio istituzionale della presidenza del Consiglio dei ministri, Mipaaf e ministero dell'Ambiente.
Questo nuovo modello e disciplinare di produzione, promosso dal Consorzio italiano biogas, è denominato 'Biogasdoneright®' (Biogasfattobene®) e si basa sull'uso prevalente di sottoprodotti e sui doppi raccolti, in modo da non porsi in competizione con le produzioni alimentari e foraggere.

L'esportabilità del modello Biogasdoneright® è stata valutata da Ecofys, società internazionale leader nella consulenza energetica e climatica, in collaborazione con l'Università di Wageningen e con il Crpa, Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia.
I risultati dello studio sono stati presentati nel corso della giornata e sono assolutamente positivi.

"La produzione di biogas e biometano secondo principi del Biogasdoneright® ha ricadute positive misurabili non solo con l'aumento delle produzioni alimentari e foraggere, ma anche con il miglioramento di livelli di biodiversità, qualità e nutrienti del suolo grazie all'uso del digestato", sono le conclusioni dello studio condotto da Ecofys.

"Il modello italiano si basa sul criterio delle doppie colture: una coltura invernale denominata 'di copertura' viene aggiunta a quella convenzionale del periodo estivo senza necessità di irrigazione o fertilizzazione aggiuntiva, grazie alle condizioni di umidità favorevoli". Ecofys ha dimostrato che l'utilizzo di doppie colture con tecniche agronomiche innovative come la minima lavorazione, la fertirrigazione e il precision farming è un modello che può essere diffuso vantaggiosamente anche in altre regioni.

"Sin dalla nostra costituzione dieci anni fa - spiega Piero Gattoni, presidente del Cib - Consorzio italiano biogas - ci siamo posti l'obiettivo di promuovere un percorso di sviluppo della digestione anerobica in azienda agricola che permettesse di continuare a produrre cibo e foraggi di qualità in modo ancora più sostenibile e a costi minori, utilizzando sottoprodotti e colture di integrazione come quelle di secondo raccolto che altrimenti non avrebbero avuto mercato".

Come emerge da un'analisi di ciclo di vita (Lca) condotta dal Cib con il supporto del Crpa su un campione di quattro impianti di digestione anaerobica, il biogas e il biometano prodotti secondo i principi del Biogasdoneright® sono carbon negative. Dallo studio emerge infatti che l'elettricità prodotta dagli impianti sotto esame genera emissioni clima alteranti prevalentemente negative, in un range da -335 a 25 g CO2eq per kWh.
L'elettricità prodotta oggi nell'Unione europea (Ue) ha emissioni pari a 752 g CO2eq per kWh distribuito all'utilizzatore. Il biometano, invece, ha emissioni che stanno in un range da 10 a -36 g di CO2eq per MegaJoule (MJ), mentre quello prodotto da un impianto convenzionale (non da Biogasfattobene) è di 34g CO2eq per MJ. Il gas naturale in Ue produce 72 g CO2eq per MJ, mentre il combustibile fossile di riferimento in Ue genera 115 g CO2eq per MJ.

Attualmente in Italia sono operativi più di 1500 impianti di biogas, dei quali circa 1200 in ambito agricolo, con una potenza elettrica installata di circa 1.200 MW, equivalente a una produzione di biometano pari a 2,4 miliardi di metri cubi l'anno. Potenzialmente il nostro paese potrebbe produrre entro il 2030 fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell'attuale fabbisogno annuo di gas naturale.
La filiera del biogas-biometano risulta inoltre il settore a maggiore intensità occupazionale tra le rinnovabili con 6,7 addetti per MW installato e ha già favorito la creazione di oltre 12mila posti di lavoro stabili e specializzati.

Il Cib ha presentato una proposta che porterà al ministero dello Sviluppo economico tesa a valorizzare la flessibilità del biogas, fonte energetica rinnovabile in grado di produrre energia elettrica, termica e biocarburanti. In particolare sul tema del biometano si concentrano le aspettative e l'interesse di molti settori, associazioni e rappresentanze economiche e ambientaliste, che la considerano una risorsa chiave per le politiche energetiche nazionali, anche alla luce degli obiettivi di decarbonizzazione dell'economia assunti dopo la Cop21 di Parigi.

Ai lavori di Biogas Italy hanno preso parte anche Greenpeace e rappresentanti della Fao.
Il Cib ha avviato da tempo, inoltre, una collaborazione con il gruppo Snam, con Fca e con CNH Industrial finalizzata ad approfondire l'importanza del biometano nei trasporti e nei mezzi agricoli e per il greening della rete del gas.
 
Per quanto riguarda il quadro normativo, il biometano è stato disciplinato per la prima volta con l'approvazione del decreto interministeriale 5 dicembre 2013 che ne ha autorizzato l'utilizzo nell'autotrasporto, nella rete nazionale del gas e nella cogenerazione ad alto rendimento.
L'immissione nella rete nazionale del gas non è stata, tuttavia, pienamente regolamentata e ora si attende l'approvazione di un nuovo decreto che dovrebbe prevedere la revisione dell'intervallo temporale per l'accesso agli incentivi; un target annuo minimo di immissione di biometano in rete e un sistema di contabilizzazione che valorizzi maggiormente i benefici ambientali prodotti dalla digestione anaerobica.

Il nuovo decreto interministeriale non dovrebbe farsi attendere molto se, come apprendiamo da un comunicato del Cib giunto a lavori conclusi, chiare rassicurazioni sono giunte dal ministero dello Sviluppo economico e dalla Commissione europea.
"L'Italia - avrebbe affermato Giovanni Perrella del ministero dello Sviluppo economico - è stato uno dei primi paesi in Europa a credere nei biocarburanti avanzati, quelli non in competizione con il food, come dimostra la posizione assunta nel corso della definizione della direttiva Iluc. Il nuovo decreto in preparazione prevede un sostegno ai biocarburanti avanzati che pone il biometano in prima linea. Il decreto prevede un tetto di 1,1 miliardi di metri cubi sufficiente a raggiungere il target di consumo al 2020 del 10% sul totale dei carburanti.
Secondo le stime rilasciate oggi a Biogas Italy, le potenzialità del biometano saranno maggiori, ma siamo disponibili a rivedere i limiti dovesse esserci uno sviluppo più consistente"
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"Il nuovo pacchetto Ue sull'energia - avrebbe invece affermato Giulio Volpi, dirigente della direzione Energia della Commissione europea - contiene otto proposte legislative di riforma del quadro normativo europeo in materia di energia, con il triplice obiettivo di rendere l'efficienza energetica prioritaria nelle politiche energetiche, sostenere la leadership europea in materia di fonti rinnovabili e permettere ai consumatori di giocare un ruolo attivo nella transizione energetica.
In questo quadro, il biogas e il biometano fatto bene possono contribuire al miglioramento della sicurezza energetica dell'Italia e dell'Europa, allo sviluppo rurale e all'innovazione tecnologica nonché alla decarbonizzazione"
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"Le aziende sono pronte" ha concluso Gattoni. "Il lavoro fatto sino a oggi rappresenta un grande vantaggio sul fronte dei nuovi investimenti sul biometano. Ci auguriamo che il processo normativo si concluda al più presto per dare concretezza a una potenzialità che nel prossimo futuro può rappresentare fino al 15% del fabbisogno nazionale di gas naturale".

Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas