La settimana scorsa a Parigi, l'Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha tenuto una conferenza sui biocombustibili, in cui è stato presentato un rapporto dal titolo piuttosto significativo: "Biocombustibili: un rimedio peggiore del male?". La conclusione dell'Ocse è stata piuttosto netta e non lascia adito a molti dubbi. Nella pagina quattro del rapporto si legge infatti che "la corsa verso raccolti energetici minaccia di cause carestie alimentari e danneggiare la biodiversità con benifici limitati".
Il rapporto continua osservando come la produzione di biocombustibili nel 2005 è stata pari a 0,8 EJ di energia (1Exa J = 1E18 J)e in teoria potrebbe aumentare fino a 20 EJ nel 2050. Sempre in teoria pare che ci possa essere sufficiente terra coltivabile per nutrire la popolazione umana in crescita e contemporaneamente, produrre biocombustibili; tuttavia, "è più probabile che limitazioni nell'utilizzo della terra conducano a una competizione "cibo-combustibile". Inoltre ogni diversione nell'uso del terreno dalla produzione di cibo alla produzione di biomassa energetica influenzerà i prezzi alimentari.Inoltre, la crescita dell'industria dei biocombustibili genererà molto probabilmente una maggiore pressione sull'ambiente e la biodiversità.Finchè i valori ambientali non avranno il giusto prezzo sul mercato, esisteranno potenti incentivi, per sostituire gli ecosistemi naturali come le foreste, i terreni umidi e i pascoli naturali con raccolti per biocombustibile".
Rapporto OCSE

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