In Italia l’aumento dei consumi è stato pari al 58,3% nel periodo 2000-2010 raggiungendo le circa 50mila tonnellate all'anno (fonte Nucis Italia, 2018).
Questa esplosione d'interesse ha pertanto portato ad un aumento delle superfici coltivate a noce da frutto. Da questo crescente interesse nascono le 'Giornate tecniche Soi sul noce da frutto: innovazione e sostenibilità', che si sono svolte il 20 e il 21 settembre 2019 a Bologna. Organizzatore è stato il Gruppo di lavoro Soi Frutta secca in collaborazione con l'Università degli Studi di Bologna, l'Università politecnica delle Marche ed il Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia (scarica gli atti del convegno).
Noce, si aprono grandi prospettive
"Dal punto di vista produttivo - spiega Giuseppe Calcagni, presidente di Besana Group e vicepresidente di Inc - Organizzazione mondiale della frutta secca ed essiccata, durante il suo intervento al convegno Soi - l’Italia oggi si colloca al 12° posto della classifica mondiale dei produttori di noci con 12mila tonnellate. Un valore però che è calato negli anni: nel 1961 la produzione era di 71mila tonnellate. Il dato odierno ci porta ad essere importatori netti di noci in guscio e sgusciate. Visto i consumi che ci sono in Italia e nel mondo c'è ampio margine produttivo.La frutta secca in genere, ed il noce in particolare, è infatti un prodotto globale per produzione e per consumi, e questo rappresenta un elemento dalla doppia interpretazione: alta competitività produttiva ma elevati consumi reali e potenziali. Ed è qui che si gioca la partita. Rispetto ai consumi pro-capite annui di gherigli di noci gli Stati Uniti sono al primo posto con 1.240 grammi, seguiti da Israele con 1.200 grammi e Francia con 1.020 grammi. In Italia il consumo è di 620 grammi, a pari merito con la Germania. Nazioni come Cina e India sono al 17° e 18° posto con soli 56 e 40 grammi pro-capite, ma la loro numerosa popolazione (legata anche all'incremento del reddito medio) e le loro radicate tradizioni verso questi frutti portano a pensare che esistono ampie possibilità di crescita del settore. Le prospettive per il mercato nocicolo, e di tutta la frutta secca, sono veramente molto interessanti".
Oggi il noce per essere competitivo e sostenibile ha bisogno di specializzazione
(Fonte foto: © AgroNotizie)
Verso il noce specializzato
"Il noce - commenta Eugenio Cozzolino, agronomo e organizzatore dell'evento - è un prodotto fortemente radicato nella tradizione agricola e culturale italiana. Ha però negli anni subito un ridimensionamento ed una contrazione produttiva a causa di un mix di situazioni: ad esempio scarsa produttività delle piante, bassa qualità del prodotto, rese varietali non all'altezza, mancanza di un ritorno economico, ridotto interesse del consumatore, modalità di coltivazione obsolete e non sostenibili. Oggi il mercato vive un rinnovato interesse che permette al produttore agricolo di vivere positivamente questa opportunità. Dobbiamo però migliorare nell'intero processo agronomico e produttivo, guardando ad una nocicoltura specializzata. Attenzione anche alla produzione di noce biologico".Tante le novità e le informazioni emerse dalle giornate tecniche della Soi, che si sono tenute a Bologna. Ecco alcune delle principali indicazioni agronomiche, che tecnici e ricercatori hanno proposto durante i tanti interventi che si sono succeduti.
Si parte dal materiale vivaistico!
E' importante partire da materiale vivaistico adeguato, perché solo da una buona pianta può essere prodotto un buon frutto. Per questo motivo il materiale vivaistico deve essere di qualità, certificato e rispondente geneticamente alle richieste.Due le possibilità di produzione vivaistica: noce innestato e micropropagato. In entrambi i casi oggi riprodurre il noce è decisamente difficile, in quanto il livello di attecchimento dell'innesto e la radicazione delle piante (e successivo ambientamento) nella micropropagazione non sono alti. In entrambi i casi il motivo è legato ad un aspetto fisiologico tipico del noce: quello di produrre elevate quantità di polifenoli a seguito di tagli e stress che creano reazioni secondarie deleterie e ostruzioni dei vasi linfatici che limitano il successo dell'operazione colturale, sia che sia innesto che la produzione di piante micropropagate. Senza dimenticare gli elevati costi per poterli realizzare, che si ripercuotono sui costi finali della pianta.
Ad oggi l'uso di materiale innestato è comunque superiore con un rapporto di 9 piante su 10. Dal punto di vista del risultato produttivo al momento non esiste una grande differenza. Discorso diverso potrebbe esserci per la corrispondenza genetica e per la sanità del materiale propagato che sono spostati a favore delle piante micropropagate.
Un momento delle Giornate tecniche della Soi sul noce, che si sono tenute a Bologna il 20 e 21 settembre 2019
(Fonte foto: © AgroNotizie)
La scelta varietale è importante
Prima le varietà italiane (es. Sorrento*, Bleggiana e Feltrina) e quelle francesi (es. Franquette*) la facevano da padrone in Italia e in Europa. Poi l'arrivo delle varietà californiane ha rivoluzionato la nocicoltura specializzata, aumentando le rese ed aprendo alla meccanizzazione - elementi fondamentali per essere sostenibili economicamente.Le varietà più diffuse in Italia sono così diventate Lara® Pieral* (maturazione precoce), Tulare* (intermedia), Howard (intermedia) e soprattutto Chandler* (medio-tardiva). Quest'ultima è sicuramente la più diffusa a livello mondiale. Chandler* presenta albero di medio vigore e portamento semi-eretto. Germogliamento e fioritura sono medio-precoce. La fruttificazione è laterale (mentre nelle vecchie varietà italiane era terminale) e le rese elevate. La maturazione avviene a fine settembre o inizio ottobre. I frutti sono di forma ovale, con base ed apici arrotondati. Il guscio è di colore chiaro, liscio, sottile e con gheriglio chiaro. Il frutto è di grandi dimensioni (13-15 grammi) con perfetta chiusura delle valve e sutura poco pronunciata. La resa allo sgusciato è medio-elevata (49-55%).
E' però importante che vengano introdotti nei prossimi anni nuovi genotipi che possano supportare al meglio la crescita del sistema Italia. In modo particolare è necessario l'adattabilità ai nostri ambienti, diversificare la tipologia del frutto, dilatare il calendario di raccolta al momento troppo compresso in un breve periodo, aumentare le rese allo sgusciato, migliorare e diversificare il colore del gheriglio, migliorare lo sviluppo delle piante, individuare piante resistenti alle principali avversità biotiche ed abiotiche del noce.
Uno sguardo all'impollinatore del noce
Il noce è una pianta monoica a fiori diclini, e quindi porta sulla stessa pianta organi riproduttivi maschili (stami) e femminili (pistillo). Questi però hanno generalmente difficoltà ad autofencondarsi sulla stessa pianta e varietà, in quanto la fioritura maschile precede di molto quella femminile. Per questo motivo per avere un'impollinazione adeguata ad una produzione economicamente accettabile è necessario inserire nell'impianto una varietà impollinante che abbia fioritura maschile simile a quella della varietà prescelta. Per Chandler* l'impollinatore consigliato è la varietà Franquette*, oltre Fernette* e Cisco. Per Lara abbiamo Franquette* e Ronde de Montignac* mentre per Howard abbiamo Franquette*, Fernette* e Cisco. Si consiglia d'inserire un impollinatore ogni 20 piante della varietà coltivata. E' da ricordare che nei primi anni dell'impianto anche l'impollinatore produce pochi amenti, e gli amenti sono soggetti a caduta a causa di vento e pioggia, per cui se si vuole ottenere una buona produzione è necessario fare ricorso all'impollinazione artificiale.La coltivazione del noce ha bisogno di alcuni accorgimenti tecnici ed agronomici per dare buoni risultati
(Fonte foto: © AgroNotizie)
Rustica, ma non troppo
La coltivazione del noce è naturalmente abbastanza rustica ed offre alta redditività. Va comunque gestita con alcune accortezze, sia per ambiente di coltivazione che per tecniche di produzione, per ottenere un risultato all'altezza delle aspettative. Per quanto riguarda il suolo si adatta a diverse tipologie, anche se predilige terreni franchi, fertili e profondi. Attenzione ai ristagni idrici, che se non prontamente eliminati causano elevato stress alla pianta. Per questo motivo è importante predisporre un impianto che tenda ad evitare naturalmente questa situazione di elevata umidità del terreno e di asfissia.Si consiglia di mettere a dimora le piante il prima possibile, ad esempio nel periodo autunno-vernino. Le distanze consigliate per la realizzazione dell'impianto specializzato variano da 7 a 8 metri tra le file e 3,5-6 metri lungo la fila. In questo modo avremo 208-408 piante ad ettaro. Le distanze maggiori si riferiscono ai terreni più fertili, alle varietà più vigorose ed a fruttificazione apicale. Il sistema che oggi viene maggiormente consigliato è quello a piramide o vaso strutturato, che permette di contenere lo sviluppo delle piante, anticipare la produzione e favorire la potatura meccanica. In questo caso specifico le distanze saranno di 7,0 x 3,5-5. Negli impianti pre esistenti era invece presente la forma in volume a vaso, usata con varietà a fruttificazione terminale. Per questa situazione le distanze d'impianto sono di 7,0-8,0 x 5,0-6,0 metri.
Inerbire, inerbire, inerbire
E' fondamentale attuare l'inerbimento dell'impianto. Questa tecnica permette di preservare la qualità delle noci cadute a terra, facilitare le operazione di gestione delle piante e della accolta, consente una tempestiva entrata in campo nei momenti di criticità agronomica. Per gestire il manto erboso che si crea è possibile usare delle macchine trinciatrici e trinciasarmenti, limitando di fatto il diserbo chimico.Fertilizzazione, importante già dall'impianto
Un noceto specializzato ed inerbito richiede prima dell'impianto un elevato apporto di ammendanti organici, soprattutto in quei terreni scarsamente dotati di sostanza organica (inferiore all'1,5%). L'apporto deve essere fatto con ammendanti maturi e con un rapporto carbonio/azoto non bassi (ad esempio il letame paglioso ben maturo). Un buon intervento è indicabile in circa 500 quintali per ettaro, distribuito per due terzi all'impianto e per un terzo prima della semina del cotico erboso permanente (normalmente tarda estate del terzo anno).Questa concimazione all'impianto permette di ridurre poi le concimazioni negli anni successivi, a meno che non avvengano situazioni produttive ed ambientali particolari. Nelle piante in fasi d'allevamento possono essere necessarie concimazioni localizzate azotate: ad esempio 40 chili di azoto nel primo anno (ad esempio 150 kg di nitrato ammonico al titolo del 27%) e 60-70 chili per ettaro al secondo anno (220-250 chili di nitrato ammonico al titolo del 27%).
In fase di produzione la fertilizzazione ovviamente è legata a diversi fattori: ad esempio asportazioni della coltura, fertilità del suolo, modalità ed efficienza della distribuzione. Indicativamente il fabbisogno è di 3 chili di azoto per quintale prodotto, 1,4 chili di fosforo per quintale prodotto, 4 chili di potassio per quintale prodotto e 0,6 chili di magnesio per quintale prodotto.
Nel noce la raccolta è meccanica: prima uno scuotitore e poi un aspiratore o raccattatore
(Fonte foto: © AgroNotizie)
Noce, esigenze idriche
Tra gli aspetti di tecnica colturale più critici per il noce è da evidenziare l’importanza dell’approvvigionamento idrico. Soprattutto nei primi cinque anni di vita, dove le radici delle piantine sono facilmente soggette a stress idrici. Le piante adulte sono particolarmente esigenti durante la fase d'ingrossamento frutti, che all'incirca avviene tra agosto e settembre, normalmente poco piovosa in molti ambienti nocicoli. Una piovosità superiore a 800-900 mm/anno (circa 2.500 m3/ha) e ben distribuita durante la stagione assicura una disponibilità idrica sufficiente ad un corretto sviluppo.I sistemi d'irrigazioni preferiti sono quelli localizzati, goccia e microjet in particolare, che consentono un razionale impiego d'acqua e di minimizzare gli apporti esterni energetici al sistema. Inoltre permettono una puntualità d'intervento durante le fasi in cui le piante sono soggette a stress idrici esaltando gli effetti sulla qualità. La microirrigazione può essere abbinata alla fertirrigazione che permette di localizzare e frazionare il concime con notevoli benefici in sintonia con i principi della produzione biologica ed in armonia con l'ambiente. Anche l'aspersione, meglio se sotto chioma, consente di distribuire l'acqua su una superficie ampia e favorisce lo sviluppo dell'apparato radicale.
Come potare?
La potatura è un elemento importante nel noce. Per quanto riguarda la potatura in fase d'allevamento, soprattutto nei primi due anni, ha l'obiettivo di far sviluppare le piantine verso la forma prescelta. Per le varietà a fruttificazione laterale, quelle californiane, si continuerà a far crescere un robusto asse centrale completamente rivestito da branche per la realizzazione della forma ad asse strutturato. Può essere conveniente in alcuni casi intervenire con potature verdi in fase d'allevamento della pianta (es. eliminando biforcazioni della cima e delle branche principali) allo scopo di accelerarne la formazione.Per quanto riguarda la potatura invernale per varietà a fruttificazioni laterali gli interventi devono favorire il più possibile la formazione di produzione legnose di un anno e devono indirizzarsi verso una riduzione del numero di branche che rivestono l'asse, per permettere un buon arieggiamento della chioma. In queste varietà è possibile ed è diffusa la potatura meccanica a partire dal settimo anno. Le macchine per la potatura meccanica sono dotate di barre di varia lunghezza composte da numerosi dischi dentati, che tagliano rami anche di 15 centimetri di diametro.
Raccolta, parola d'ordine: meccanica
La maturazione dei frutti avviene in epoche diverse a seconda della varietà, della gestione del noceto, della latitudine dell'area di coltivazione e della destinazione commerciale. In generale il momento d'inizio raccolta può corrispondere alla presenza del 10% di frutti con mallo aperto, che per la varietà Chandler* avviene tra la fine di settembre e i primi giorni d'ottobre. La modalità di raccolta avviene attraverso due diverse macchine: una prima fase con macchine scuotitrici che fanno cadere i frutti a terra ed una seconda fase con raccoglitrici che raccattano o aspirano dal terreno i frutti.Costi e guadagni: alcuni dati
Per creare un impianto medio servono 10-12mila euro all'ettaro (240 piante ad ettaro con sesto 7x6 metri), a cui vanno aggiunti altri 10-12mila euro all'ettaro per allevare le piante fino al quinto anno. A partire dal quinto anno e fino al venticinquesimo anno (termine ipotetico di fine carriera) i costi di produzione sono circa 8-9 mila euro all'ettaro, tra spese di ammortamento e di gestione vera e propria. Non dimentichiamo i costi del materiale vivaistico che possono essere anche abbastanza alti. E' dal quinto anno che si inizia a guadagnare, con prospettive decisamente interessanti. La Plv stimata è di circa 17mila euro all'ettaro, ipotizzando un prezzo di vendita di 3,50 euro al chilo e una produzione di 50 quintali all'ettaro.Gli sponsor dell'evento
Platinum sponsor: Amb Rousset, Euro Company, Life-Gusto della vita, Monchiero, Noberasco, Sicma, Vitroplant e Vivai F.lli Zanzi.Gold sponsor: Agrintesa, Besana Group, Irritec e Nogalba.
Silver sponsor: Agrisol, Battistini Vivai, Calderoni macchine, La Cenerentola, Civi-Italia, Cifo, Covimer, Terre Natura-Consorzio noci Delta Po, Vivai Dalmonte Giudo e Vittorio, De Lucia, New Factor, Romagna impianti e Tifone.