Una tavola rotonda tra importanti protagonisti italiani e stranieri del mondo peschicolo per fare il punto sulla difficile situazione del settore e assieme trovare proposte interessanti per il suo rilancio. E' quanto è avvenuto nell'ambito della prima giornata del 27esimo Convegno nazionale peschicolo che si è tenuto il 23 ottobre a Ravenna, organizzato dal Cso di Ferrara.

L'evento è stato moderato da Ivano Valmori, direttore di AgroNotizie, e ha visto presenti Joachin Gomez di Fepex, B. Koukouryannis consulente OP, Ulrick Spieckermann di Edeka, Cristian Moretti direttore di Agrintesa, Gennaro Galdiero amministratore delegato di AOP Serena, Ilenio Bastoni direttore commerciale di Apofruit, Gabriele Ferri coordinatore della filiera pesche e nettarine dell'organizzazione interprofessionale Ortofrutta Italia e direttore generale di Naturitalia, Carlo Manzo direttore di Ortofruit Italia, Valtiero Mazzoti direttore generale Agricoltura Regione Emilia-Romagna.


Dalla discussione sono usciti dieci elementi, una sorta di "decalogo" per far sì che il comparto peschicolo possa uscire dalla profonda crisi in cui vive da anni. 

1. La soluzione deve arrivare dalla produzione anche se deve essere aiutata dal legislatore e dalle istituzioni, soprattutto in tempo di crisi. E' necessario salvaguardare sì la legge ma pure le tasche degli agricoltori.
2. E' necessario che il consumatore si riappropri della propria capacità di scelta, perchè ad oggi è la Gdo che decide cosa il mercato deve mangiare.
3. Ci vuole aggregazione e non duplicazione e frammentazione, perchè solo così è possibile andare sul mercato e negoziare con potere. In un Paese come il nostro dove ci sono tante realtà che propongono il loro prodotto è evidente che la Grande Distribuzione può permettersi di fare il prezzo e di acquistare alle proprie condizioni. 
4. La filiera peschicola deve essere compatta e condividere obiettivi comuni. Questa unione deve essere quindi fisica e di intenti, con un dialogo continuo mirato a ridurre le differenze che si creano. Una vera cooperazione come strumento di sviluppo.
 5. E' necessario migliorare la comunicazione del prodotto ortofrutticolo al consumatore, per fargli comprendere al meglio le sue caratteristiche, le sue differenze e  e la sua salubrità.
6. Bisogna creare un 'catasto del pesco', per fare una fotografia degli impianti attualmente coltivati e valutarne nel medio periodo la loro potenzialità produttiva.
7. Rispetto per le regole e tra operatori della filiera, facendo crescere la serietà e la professionalità.
8. La programmazione è elemento fondamentale per poter servire bene il mercato e garantire un equilibrio tra domanda e offerta.
9. Migliorare la qualità del prodotto, darle continuità e garantirgli una certa salubrità e sanità.
10. E' necessario rinnovare le nostre varietà con quelle più vicine alle esigenze del mercato e del consumatore. Inoltre bisogna poter lavorare su una catalogo prodotti più contenuto e meno dispersivo.

I relatori del 27esimo convegno nazionale peschicolo che si è tenuto a Ravenna il 23 e 24 ottobre e organizzato dal Cso di Ferrara


La parola ai protagonisti della tavola rotonda
"Nel 2014 la Grecia ha esportato 140 mila tonnellate in più del 2013 - spiega B. Koukouryannis, consulente OP -, ma l'embargo russo di metà estate ci ha bloccato, essendo per noi il mercato di riferimento (circa il 40% dell'export). Abbiamo cercato altre strade per il nostro prodotto ma non è facile, visto le problematiche logistiche e di competizione. E' da sottolineare però che i prezzi per i produttori erano già sotto i costi di produzione e questo evidenzia come la situazione fosse già difficile e complicata".

"In Spagna la produzione di pesche è aumentata negli ultimi anni - spiega Joachin Gòmez di Fepex -, grazie anche al grande sviluppo delle pesche piatte e delle produzioni tardive. Per noi spagnoli la diffusione della pesca piatta ha costituito una ulteriore opportunità competitiva, aiutata anche dalla mancanza di competitor che non hanno saputo sfruttare con tempestività della situazione".

"La situazione climatica ha sicuramente fatto calare i consumi e ha conferito una scarsa shelf life al prodotto -  spiega Ulrich Spieckermann di Edeka -. Non bisogna avere paura perchè peggio di così non può andare. Bisogna guardare al futuro in prospettiva. E' necessario dare un'autodisciplina al comparto, controllare meglio quello che viene prodotto e venduto e migliorare l'immagine della frutta agli occhi dei consumatori. Bisogna anche ricordarsi che non è necessario vendere a tutti i costi per non rischiare di rovinarsi il mercato".

"Annata disastrosa legata al clima ma anche ad un'apparente mancanza di organizzazione e di programmazione - spiega Cristian Moretti, direttore di Agrintesa -. Abbiamo notato come la produzione di pesca si sia spostata dal nord al sud dell'Italia e si sia concentrata nella parte centrale del calendario di maturazione. Inoltre abbiamo troppe varietà che creano confusione al produttore e al consumatore. Dobbiamo far sì che il consumatore si riappropri del gusto di mangiare una pesca trovando anche le giuste leve comunicative. Sempre di più manca dialogo all'interno della filiera che porta alla creazione di frammentazione e di separazione. In questo modo si impoverisce il produttore che ha sempre di meno marginalità".   

"Le istituzioni devono garantire che le regola siano uguali per tutti sia a livello italiano che europeo - spiega Gennaro Galdiero di Aop Serena -. E' necessario però anche lavorare sull'aggregazione delle forze e sulla qualità del prodotto, senza dimenticarsi una corretta raccolta ed un giusto confezionamento".

Oltre 350 partecipanti al 27esimo Convegno nazionale peschicolo, un'importante momento di confronto e di dibattito


"Operiamo in un settore dove il prodotto è molto deperibile e la programmazione è importante per trovare il giusto equilibrio tra domanda e offerta - spiega Ilenio Bastoni di Apofruit -. In questo momento la programmazione è difficile e questo crea sicuramente grandi problemi. Per lavorare al meglio bisogna creare un 'catasto degli impianti' dove si possa vedere che cosa si sta coltivando e che cosa verrà coltivato nel prossimo futuro, per impedire speculazioni e disequilibrio. Inoltre la grande frammentazione del mercato e degli operatori del settore aumenta le criticità. Stiamo però notando che si stanno affacciando sui mercati nuove opportunità di grande valore che potrebbero reinverdire la peschicoltura moderna". 

"Ad oggi in Europa ogni persona consuma circa 3-4 kg di pesche all'anno - spiega Carlo Manzo di Ortofruit -. E' un quantitativo molto basso e su questo dato è necessario lavoraci. Bisogna sicuramente migliorare la qualità del prodotto finale e valorizzarlo al meglio. Ad oggi non credo che sia stato fatto abbastanza per sensibilizzare i consumatori all'acquisto di pesche rispetto ad altri prodotti ortofrutticoli che vengono venduti nello stesso periodo e sugli stessi scaffali. Inoltre dobbiamo riconvertire la nostra produzione dandogli caratteristiche più moderne e più adatte ai nuovi mercati". 

"Dobbiamo migliorare la commercializzazione delle pesche e la frammentazione dell'offerta e delle strutture - spiega Gabriele Ferri di Ortofrutta Italia -. Non possiamo più permetterci di avere una filiera troppo lunga e dobbiamo far sì che la produzione possa dialogare direttamente con la distribuzione per avere maggiore forza. Inoltre diventa sempre più importante migliorare la comunicazione del prodotto finale verso il consumatore attraverso una campagna promozionale e di informazione condivisa e unita, un po' come è stato in altri settori per il nostro straordinario prodotto made in Italy".  

"E' evidente che siamo in un momento di grande difficoltà - spiega Gualtiero Mazzotti, direttore generale Agricoltura Emilia-Romagna -. Le aziende agricole devono poter recuperare quei 3-4 mila ettari che non riescono più a guadagnare e che fanno la differenza tra andare avanti e chiudere. E' necessario quindi che le aziende agricole rivedano il loro modo di coltivare ma allo stesso tempo le istituzioni devono fare di più. Bisogna puntare sulla qualità, ma prima è necessario identificarla e definire dei parametri. Il consumatore poi va educato e fidelizzato, perchè da solo potrebbe perdersi. Penso che sia necessario 'clusterizzare' il settore e pensare di indirizzare delle risorse per il prodotto di qualità. Si potrebbe pensare di mettere qualche risorsa nei Psr. Bisogna intervenire pesantemente sul mercato per creare regole certe, corrette ed uguali per tutti. Infine dobbiamo creare politiche di accompagnamento (ad esempio innalzare il ritiro per beneficianza o migliorare i fondi mutualistici) e rendere il mercato più flessibile". 

Tutte le relazioni presentate sono scaricabili sul sito del CSO, organizzatore dell'evento.