L'8 novembre scorso a Bruxelles la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un'affollata conferenza stampa ha comunicato l'adozione del parere positivo per l'adesione all'Unione Europea di nuovi Paesi: Ucraina, Moldova e Bosnia Erzegovina. In particolare la presidente von der Leyen ha detto: "Abbiamo raccomandato al Consiglio di avviare i negoziati di adesione con Ucraina, Moldova e Bosnia Erzegovina e di concedere lo status di Paese candidato all'adesione alla Georgia".

 

Investita del ruolo di negoziatore per l'ingresso di questi Paesi nell'Unione è dunque la presidenza di turno del Consiglio dei Ministri Europei, attualmente nelle mani del premier spagnolo Pedro Sánchez, che cederà poi il testimone al presidente del Consiglio del Regno del Belgio a partire dal primo gennaio 2024. E durante il semestre di presidenza di turno belga, nei 27 Paesi dell'Unione si andrà al voto, per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo e - successivamente - della stessa Commissione Ue. Un elemento che potrebbe distrarre i più da interrogativi fondamentali, che è bene tenere presente durante la campagna elettorale.

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Nuovi Paesi, meno fondi?

Ma quali conseguenze potrebbe avere sul bilancio dell'Unione, ed in particolare del budget agricolo unionale, l'ingresso di questi nuovi Paesi? L'interrogativo non è da poco, considerato che, molto probabilmente, i nuovi Stati aderenti si configureranno come beneficiari netti dell'adesione Ue, in quanto finiranno per percepire molti più aiuti di quanto verseranno nelle casse dell'Ue, in ragione delle loro condizioni di arretratezza economica.

 

L'Ucraina e la sospensione dei dazi

Un caso a parte è poi rappresentato dall'Ucraina - Paese in guerra - e che proprio per il sostegno dovuto al conflitto sta già in parte sperimentando i benefici della futura adesione all'Ue con la sospensione dei dazi doganali. Questo perché, a seguito dell'aggressione russa, sono stati sospesi i dazi doganali e i contingenti sui prodotti agroalimentari dell'Ucraina destinati al mercato europeo.

 

Nel giro di un anno, stando ai dati della Commissione Europea, le importazioni dall'Ucraina sono praticamente raddoppiate. Alla fine del 2021, ammontavano a circa 7 miliardi euro, saliti a più di 13 a dicembre dello scorso anno. Nei primi sei mesi del 2023 si è registrato un ulteriore aumento del 45% in valore sullo stesso periodo del 2022. Tutto questo - va detto - accade in un Paese dove si contavano fino ai primi mesi del 2023 almeno 5 milioni di ettari di campi minati e quindi provvisoriamente non coltivabili. Non solo: le operazioni di sminamento sono da poco iniziate.

 

Non a caso, secondo una stima della Kyiv school of economy, i danni della guerra diretti al settore agricolo ucraino nei primi mesi del 2023 ammontavano a 6,14 miliardi di euro, mentre le perdite complessive per il settore nel 2022 arrivavano ad oltre 36,9 miliardi di euro.

 

Eppure, nonostante gli ingenti danni, ma grazie alla leva della sospensione dei dazi, l'Ucraina è diventata il terzo fornitore di prodotti agroalimentari della Ue, dopo Regno Unito e Brasile, andando ad occupare la posizione finora detenuta dagli Stati Uniti. Cereali, semi oleosi, colture proteiche e pollame i prodotti più esportati dall'Ucraina negli Stati membri dell'Unione.

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L'impatto sulla Pac dell'ingresso dell'Ucraina

Intanto, in un documento redatto dal Segretariato Generale del Consiglio in vista della recente riunione informale, a Granada, dei capi di Stato e di governo, è stato indicato che, a legislazione invariata, il costo dell'adesione dell'Ucraina ammonterebbe a poco meno di 190 miliardi di euro nell'arco di sette anni, che è la durata del bilancio pluriennale della Ue.

 

Per l'agricoltura, in particolare, l'estensione all'Ucraina della Pac in vigore determinerebbe maggiori spese nell'ordine di 96 miliardi di euro in sette anni. A bilancio invariato, per compensare i maggiori oneri, i trasferimenti agli agricoltori degli attuali 27 Stati membri dovrebbero essere tagliati di almeno il 20% rispetto ai livelli attuali.

 

Sembra pertanto di capire che l'Unione Europea deve prepararsi a finanziare adeguatamente il budget agricolo, se non vuole tagliare la Pac compromettendo le già sempre più esigue risorse a disposizione degli agricoltori europei.

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Confagricoltura: "Serve gradualità"

"Per l'impatto finanziario e per ragioni di stabilità dei mercati, la trattativa sul capitolo agricolo risulterà particolarmente complessa", rileva Confagricoltura con riferimento al parere positivo, annunciato l'8 novembre dalla Commissione, all'apertura del negoziato per l'adesione dell'Ucraina nella Ue.


"L'attuale dotazione finanziaria della Pac, pari allo 0,4% del Pil dei 27 Stati membri, è chiaramente inadeguata a reggere l'impatto del nuovo allargamento della Ue", sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

 

"Gli elementi critici del nuovo allargamento della Ue vanno al di là degli aspetti strettamente finanziari", prosegue Giansanti. Questo perché "L'adesione dell'Ucraina è potenzialmente in grado di compromettere il regolare funzionamento dei mercati agricoli, come dimostrano le tensioni sorte con gli Stati membri confinanti per le importazioni e il transito di grano ucraino".

 

"Al di là di quella che sarà la data formale dell'adesione, dovrà essere fissato un congruo periodo transitorio prima della piena applicazione della Pac in Ucraina. Il periodo di transizione servirà anche per l'adeguamento alle regole dell'Unione in materia di sicurezza alimentare, protezione dell'ambiente e delle risorse naturali", conclude il presidente di Confagricoltura.