Ogni anno sul nostro Pianeta ci sono 100 milioni di persone in più. Un aumento che dovrebbe portare la specie umana a raggiungere i 10 miliardi di individui entro il 2050. Una moltitudine di persone che dovranno essere sfamate dagli agricoltori, che tuttavia devono fare i conti con una superficie coltivabile limitata, un clima sempre meno prevedibile e la necessità di avere produzioni maggiormente sostenibili per l'ambiente e le persone. Una sfida di portata epocale che richiede un approccio innovativo.
L'agricoltura rigenerativa sembra avere le potenzialità per guidare questo cambiamento. E proprio questo nuovo approccio è stato al centro dell'evento "Salute del suolo, cambiamento climatico e produttività agricola: parliamo di agricoltura rigenerativa" organizzato da Syngenta nell'ambito del Mantova Food&Science Festival 2023, un momento di incontro e scambio di idee tra ricercatori, aziende e comuni cittadini animati dalla voglia di comprendere i grandi temi dell'attualità legati al cibo, avendo come bussola la scienza e i dati.
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C'è bisogno di una intensificazione sostenibile
A moderare l'incontro ci ha pensato Deborah Piovan, imprenditrice agricola e portavoce del manifesto Cibo per la Mente, che riunisce sedici associazioni della filiera agroalimentare per la promozione dell'innovazione nel settoree. Deborah Piovan ha ricordato come la Fao sostenga la necessità di avere una intensificazione sostenibile dell'agricoltrua, in altre parole produrre di più sulla stessa superficie, con meno input.
Un obiettivo che sembra irraggiungibile, ma che grazie agli investimenti in innovazione non è così lontano. In apertura dei lavori ha preso la parola Massimo Scaglia, nuovo amministratore delegato di Syngenta Italia, il quale ha sottolineato come il Gruppo sia impegnato costantemente in un confronto con gli agricoltori per individuare soluzioni che vadano verso una maggiore sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale. E proprio l'innovazione, su cui Syngenta investe costantemente, è lo strumento per raggiungere questi obiettivi.
Massimo Scaglia, nuovo amministratore delegato di Syngenta Italia
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Si fa presto a dire agricoltura rigenerativa
Ma che cos'è l'agricoltura rigenerativa? Come ricordato da Ersilia Di Tullio, di Nomisma, non esiste una definizione condivisa, ma possono essere individuati alcuni principi che identificano questo approccio.
Tempo fa abbiamo dedicato un approfondimento proprio all'agricoltura rigenerativa, ma riassumendo possiamo dire che è un insieme di pratiche agronomiche volte a restituire fertilità e biodiversità al suolo, che deve essere considerato un bene prezioso da tutelare.
Tra le pratiche annoverate dall'agricoltura rigenerativa ci sono:
- La non lavorazione del terreno.
- L'utilizzo delle cover crop per evitare di lasciare nudo il suolo durante i mesi invernali.
- L'agroforestazione.
- La trasformazione di campi seminativi in prati stabili.
- L'utilizzo razionale degli input e la predilezione di prodotti di origine naturale (sia per la difesa che per la nutrizione).
- L'adozione di ampie rotazioni e di consociazioni.
- La realizzazione di aree tampone e buffer zone volte ad aumentare la biodiversità e sostenere gli impollinatori.
- L'impiego di biostimolanti.
E proprio di biostimolanti ha parlato Giovanni Povero di Valagro. Questi prodotti innovativi infatti aiutano le piante a superare gli stress abiotici, come quelli causati dai cambiamenti climatici, ma sono anche in grado di migliorare la qualità e la produttività delle colture. Insomma, generare più cibo sulla stessa superficie.
Le principali pratiche di agricoltura rigenerativa
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Non tutte queste pratiche devono ovviamente essere messe in pratica contemporaneamente, ma ogni agricoltore, a seconda della realtà del proprio campo, deve scegliere il mix di buone pratiche che meglio si adatta alla propria azienda.
Ma quali risultati dovrebbe garantire l'agricoltura rigenerativa? A fare il punto ci hanno pernsato Vincenzo Tabaglio, professore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Amedeo Reyneri, professore presso l'Università degli Studi di Torino, e Stefano Brenna, responsabile del Settore Ricerca e Innovazione di Ersaf.
I tre si sono trovati concordi nell'affermare come sia possibile:
- Aumentare la fertilità dei suoli.
- Sequestrare carbonio nei terreni, diminuendo il surriscaldametno globale.
- Avere una migliore gestione dell'acqua.
- Aumentare la biodiversità e la salute del suolo.
Tutti fattori che, in definitiva, portano ad un aumento delle produzioni e soprattutto ad una sostenibilità sul lungo periodo dell'agricoltrua stessa.
Una chiave di lettura per l'agricoltura rigenerativa
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Agricoltura rigenerativa, servono (tanti) investimenti
La conversione verso questo nuovo paradigma produttivo richiede tuttavia investimenti piuttosto importanti volti, ad esempio, all'acquisto di nuove attrezzature, alla formazione degli agricoltori, ma anche a ristorare le aziende per le perdite di produzione che di solito si verificano i primi anni.
Una parte delle risorse per garantire la sostenibilità economica del processo viene e potrà venire dalla Politica Agricola Comune, che già oggi, attraverso la condizionalità rafforzata e gli Ecoschemi, richiede all'agricoltore un maggior grado di attenzione verso l'ambiente.
C'è poi il tema del carbon farming, che tuttavia è in una fase embrionale e ad oggi non rappresenta un'alternativa concreta su cui fare affidamento.
Le risorse potrebbero dunque arrivare dal consumatore, poiché è proprio l'opinione pubblica a richiedere una maggiore sostenibilità dell'agricoltura e, in ultima analisi, sono tutti i cittadini ad avvantaggiarsi di questo nuovo corso.
Agricoltura rigenerativa, un approccio in continua evoluzione
Come sottolineato da Tabaglio, l'agricoltura rigenerativa non è codificata, ma è in continua evoluzione e le singole pratiche devono essere calate sulla realtà dell'azienda agricola. Si tratta tuttavia di un approccio scalabile, certamente sfidante ma al contempo stimolante.
Concetti su cui concorda anche Brenna, che ha voluto sottolineare come il suolo sia una matrice molto variabile e complessa, che richiede approcci diversificati. E proprio per queste ragioni non bisogna farsi prendere da facili entusiasmi per quanto riguarda il carbon farming, poiché i terreni agricoli possono sì sequestrare carbonio, ma lo fanno lentamente, con tassi talvolta imprevedibili e modesti.
Reyneri ha voluto invece parlare del tema della sostenibilità economica di queste nuove pratiche, che richiedono investimenti ingenti. L'approccio rigenerativo andrebbe valorizzato sul mercato, nei confronti del consumatore, visto che tra l'altro molte delle pratiche di cui oggi si discute sono già messe in atto dagli agricoltori poiché richieste dalla filiera.
Da sinistra a destra: Deborah Piovan, Vincenzo Tabaglio, Stefano Brenna, Amedeo Reyneri, Stefano Vaccari, Giovanni Gioia, Antonio Dente, Giovanni Povero
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
A prendere la parola, in collegamento da Roma, è stato anche Stefano Vaccari, direttore del Crea, il quale ha rivendicato il ruolo dell'Ente nella definizione del Psp, il Piano Strategico Pac. Inoltre ha voluto ricordare l'impegno del Crea nei confronti della ricerca, portato avanti giorno dopo giorno da centinaia di ricercatori sparsi in tutta Italia.
A rappresentare la voce degli imprenditori agricoli sul palco del Mantova Food&Science Festival 2023 ci hanno pensato Giovanni Gioia, presidente dei Giovani di Confagricoltura, e Antonio Dente, responsabile agronomico dell'Azienda Mastroberardino. Il primo ha voluto sottolineare come sia necessario mettere l'agricoltore nelle condizioni di percepire come remunerativo il passaggio verso l'agricoltura rigenerativa, la cui applicazione nel contesto italiano, caratterizzato da una complessità unica in Europa, è estremamente difficile.
Dente ha invece testimoniato l'esperienza dell'Azienda vitivinicola Mastroberardino, che da anni è impegnata sul fronte della sostenibilità e che investe nello sviluppo di soluzioni innovative, come ad esempio la messa a punto di un miscuglio di essenze di interesse apistico con cui inerbire i propri vigneti. Un'attività che migliora le caratteristiche del terreno e al contempo sostiene l'entomofauna utile e la biodiversità.