A Bruxelles si inizia a parlare di un Sistema Europeo di Scambi di Quote di Anidride Carbonica per l'Agricoltura così come avviene in altri settori produttivi. La Francia mette sul tavolo il proprio modello di certificazioni legate al carbonio. Premiata la "carbonicoltura", ovvero le pratiche che mirano all'assorbimento di CO2, con incentivi agli agricoltori che le praticano e quote nazionali. Interesse da parte dell'Italia, ma su base volontaria. L'obiettivo resta la neutralità climatica entro il 2050.
Un commercio europeo di quote di CO2 in agricoltura
Nel quadro della Strategia "From Farm to Fork" e con l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, l'Ue discute dell'istituzione di un mercato di crediti legati alle emissioni di carbonio anche nell'agricoltura così come oggi succede per altri settori industriali (Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione, Ets). In pratica si tratterebbe di un meccanismo che incentivi gli agricoltori europei a scegliere pratiche ecocompatibili, basato sul principio del "chi inquina paga" e per le aziende che praticano oggi la carbonicoltura significherebbe risorse aggiuntive accumulate grazie ai crediti maturati.
Cos'è la carbonicoltura
Esistono una serie di pratiche efficaci per la cattura del carbonio in agricoltura: destinare una parte del terreno alla coltivazione di alberi, ripristinare le aree paludose e torbose per rendere il suolo più idratato, utilizzare la coltura intercalare con l'introduzione di leguminose e graminacee tra due colture principali per conservare la fertilità del terreno, una più efficiente aratura e la conversione di alcuni terreni coltivati o messi a riposo a prati.
Il caso francese
Da Paese alla guida del semestre di presidenza del Consiglio Ue, la Francia vuole rendersi di ispirazione grazie al modello adottato a livello nazionale, tant'è che se ne è parlato nell'ultimo Consiglio Ue Agricoltura a Bruxelles.
Parigi è infatti una delle capitali più attive in Europa per quanto riguarda le certificazioni legate al carbonio. Il sistema francese, adottato nel 2018, permette alle aziende, in maniera volontaria, di tenere traccia della loro impronta di carbonio, scambiare crediti di carbonio e fare pubblicità su cosa fanno in termini di emissioni. Aziende di moda, banche e supermercati possono acquistare emissioni negative dai produttori di pozzi di carbonio e dagli agricoltori che utilizzano metodi di coltivazione correlati. E gli agricoltori ricevono molti benefici: non solo vengono assegnati loro dei crediti di emissioni negative che possono vendere nel giro di cinque anni, nel corso dei quali ricevono un sostegno nell'identificazione di pratiche adeguate sulla coltivazione del carbonio e sul monitoraggio e l'efficacia della loro azione.
La fase successiva del processo prevede una verifica della riduzione del carbonio da parte di un revisore qualificato, il quale valuta la quota da poter vendere sul mercato in base al carbonio catturato. In tutto questo i giovani agricoltori possono ricevere il rimborso totale dei loro investimenti nelle pratiche di coltivazione del carbonio.
Secondo France Carbon Agri, l'Organizzazione che si occupa del sistema di certificazione, l'obiettivo di tutto ciò è collaborare strettamente con gli agricoltori e i loro sindacati in modo da sviluppare progetti regionali di interesse comune e di sostenere il settore agricolo con ulteriori fonti di reddito.
La posizione dell'Italia
Sempre al Consiglio Ue Agricoltura, il ministro italiano Stefano Patuanelli ha espresso apprezzamento per l'iniziativa, sollevando tuttavia la richiesta di "adottare un sistema di certificazione semplice, pubblico ed unitario a livello europeo, per non creare discriminazioni tra i vari operatori e non rischiare di trarre in inganno il consumatore".
Roma al momento si è limitata a predisporre soltanto delle Linee Guida per un mercato volontario e trasparente dei crediti del carbonio.