Si sono recentemente concluse le attività del piano del Goi Riassorbi, tecniche agronomiche per la riduzione di gas serra in aziende agricole a conduzione biologica, finanziano dal Piano di sviluppo rurale (Psr) della Regione Emilia-Romagna.

Il progetto si è occupato dell'individuazione degli impatti ambientali relativi alla coltivazione di alcune specie frutticole biologiche (melo, pero e pesco), coltivate a diversi livelli di input e al latte biologico, in termini principalmente di emissioni di gas serra (Ghg) mediante l'applicazione dell'analisi del ciclo di vita. La finalità è stata quella di individuare e quantificare le pratiche efficaci per la mitigazione delle emissioni di Ghg e l'aumento del sequestro di carbonio nel suolo derivanti dalla produzione agricola (dalla culla al cancello aziendale). In particolare per il latte biologico l'attività ha riguardato la quantificazione dell'impronta carbonica del latte prodotto dalla Cooperativa agricola Braccianti Massari (Conselice, Ravenna), partner di progetto.

Diagramma di flusso dei processi inclusi nella stima della impronta carbonica del latte
Diagramma di flusso dei processi inclusi nella stima della impronta carbonica del latte

Impronta del carbonio del latte per le due annate di studio
Impronta del carbonio del latte per le due annate di studio

Il valore dell'Impronta del carbonio (Ic) del latte è risultato pari a 1,1 kg CO2 eq/kg Fpcm se non si considera il contributo delle energie rinnovabili (biogas) e di 1,0 kg CO2eq/kg Fpcm, considerando tale contributo. La voce che ha un peso nettamente preponderante sulle emissioni complessive è costituita dalle emissioni enteriche, che mediamente rappresentano il 46% del totale. La seconda quota per importanza sono le emissioni associate alla produzione degli alimenti acquistati che mediamente incidono per il 30%. In terza posizione per importanza stanno le emissioni di metano e protossido di azoto dalla gestione degli effluenti (12%).

Minori quote, con valori attorno al 10%, sono associate alla produzione delle colture aziendali, dovute sia alle emissioni di protossido di azoto dalle fertilizzazioni azotate che ai consumi di gasolio per le lavorazioni. L'energia utilizzata in stalla incide in misura modesta, per circa il 4%, e ancora più trascurabile è l'impatto dei trasporti (circa 1%).

Per quanto riguarda l'azienda zootecnica le possibili azioni di mitigazione degli impatti ambientali sono volte soprattutto a ricercare una maggiore efficienza nell'uso dei fattori di produzione. Gli interventi reputati significativi per la Cooperativa agricola Braccianti Massari sono nello specifico:
  • alimentazione, nell'ottica di aumentare l'autoapprovvigionamento di alimenti in termini di quantità prodotta e stoccata, così come di qualità dei foraggi. I possibili interventi riguardano il cantiere di fienagione o di insilamento, lo stoccaggio e la gestione dei foraggi in fienile, la gestione dell'insilamento e la distribuzione agli animali;
  • benessere animale per una migliore efficienza di produzione. Gli interventi ipotizzabili riguardano ricoveri (stalla, infermerie, recinti, ecc.) e attrezzature (raffrescatori, spazzole, robot, ecc.) per le vacche e gli animali giovani;
  • controllo dei rilasci in atmosfera e nelle acque superficiali. Le buone pratiche di gestione dei reflui riguardano la rimozione frequente degli effluenti nei ricoveri, la copertura degli stoccaggi dei liquami e l'utilizzo di attrezzature di spandimento a basse emissioni;
  • produzione di energia rinnovabile con l'introduzione dalla digestione anaerobica, del fotovoltaico, del solare termico e interventi di risparmio energetico o di recupero di calore costituiscono un elemento di riduzione degli impatti sostanziale.

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