Preoccupazione per fiumi e laghi ormai svuotati, soprattutto al Nord e al Centro Italia. Così in questo primo scorcio di primavera l'Italia torna a fare i conti con la siccità; questa volta anticipando, e di molto, il 'normale' periodo estivo. A mancare alle nostre terre, quest'anno, sono sia la pioggia sia la neve (vera grande assente sulle montagne, con conseguenze che si avvertiranno soprattutto per i ghiacciai, le riserve d'acqua dell'arco alpino che alimentano i fiumi più importanti del paese).

Cambiamenti climatici e gestione, in alcuni casi, inadeguata della risorsa idrica potrebbero allora far registrare un nuovo record di siccità per il nostro paese per l'anno in corso, dopo che l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha indicato nel suo ultimo rapporto, che fa il punto sullo stato di salute ambientale dell'Italia - e messo a punto con la collaborazione del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa), e composto da 306 indicatori, per un totale di 150mila dati - il 2017 come il secondo anno più 'secco' dal 1961; quello in cui era piovuto il 22% in meno della norma e la temperatura media in Italia era stata di 1,3 gradi in più (a fronte di un aumento medio di 1,2 a livello globale).

Un problema per campi e verde italiano che deve fare i conti anche con il rischio idrogeologico: sono oltre 6 milioni gli abitanti che vivono in aree esposte al rischio di alluvioni e più 1,2 milioni di persone in zone 'rosse' perché minacciate dal pericolo di frane. Una delle responsabilità viene individuata nella cementificazione che, sempre secondo l'Ispra, "ha già cancellato negli ultimi venti anni oltre 2 milioni di ettari di terreno agricolo".
Il report dell'Istituto si concentra anche sulla qualità delle acque interne: su 7.493 fiumi il 43% raggiunge l'obiettivo di qualità per lo stato ecologico, il 75% quello per lo stato chimico; su 347 laghi invece soltanto il 20% raggiunge l'obiettivo di qualità per lo stato ecologico, e il 48% per lo stato chimico. Quanto alle acque sotterranee il 61% si trova in stato quantitativo "buono" e il 58% in stato chimico buono.

Quando si parla di cambiamenti climatici, il pensiero va subito alle emissioni di gas serra: ed è così che l'Ispra fa presente come dal 1990 al 2016 siano diminuite del 17,5%. Anche l'inquinamento dell'aria diminuisce, tanto che le polveri sottili (Pm10) sono scese del 33,7% e le emissioni complessive di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e ammoniaca in calo del 66,8%. Nel 2016 l'agricoltura è stata responsabile dell'emissione in atmosfera di 358,47mila tonnellate di ammoniaca, pari al 93,8% del totale nazionale; un dato in linea con gli obiettivi fissati. Le emissioni di ammoniaca prodotte dal settore agricolo - viene spiegato - derivano principalmente dalle "forme intensive praticate negli ultimi decenni, dall'utilizzo esteso di fertilizzanti sintetici e organici, e dalla gestione degli allevamenti".

Il nostro paese rimane un vero e proprio scrigno di biodiversità: la fauna in Italia conta oltre 60mila entità, la flora 8.195 entità di piante vascolari e 3.873 entità non vascolari. Resta però alto il livello di minaccia per esempio per 120 specie di vertebrati terrestri (gli anfibi al 36% e i pesci ossei di acqua dolce al 48%) per la perdita e la degradazione di habitat; e anche per 3.182 specie alloctone introdotte in Italia e potenzialmente invasive.

E sempre sul fronte dell'agricoltura, dal 1990 cresce quella biologica che si estende sul 15,4% della Superficie agricola utilizzata (Sau), con il 5,8% delle aziende agricole. Nel 2017 le superfici convertite e in via di conversione al biologico sono state pari a 1.908.653 ettari, con un aumento del 6,3% rispetto al 2016; e tre regioni (Sicilia, Puglia, Calabria) che arrivano al 46% di terre coltivate.