Piove ancora sul Mezzogiorno d'Italia in queste ore. E lo scenario meteo lascia sperare in un’estate meno calda della precedente, ma nonostante le piogge le riserve di acqua per irrigare non sono alle stelle. Ed in un contesto di scarsità si fanno sentire ancora di più le pecche del sistema Consorzi di bonifica e irrigazione, ancora ben lontano dall’essere definitivamente riformato, secondo le indicazioni dell’articolo 27 del decreto legge 248/2007, come modificato dalla legge di conversione n 31/2008 e con il dl 113/2008, che prevedono accorpamenti e soppressioni di enti al fine di snellire e rendere economica la gestione, perché i contributi consortili possano essere contenuti nei limiti dei costi dell’attività istituzionale. Ma c’è anche un altro problema: al Sud il conflitto tra i vari usi possibili dell’acqua - produzione di energia elettrica, irrigazione, idropotabile - ha già raggiunto livelli elevati.
 

Campania, il caso della valle del fiume Peccia

In Campania su 11 Consorzi di bonifica e irrigazione ben sette sono commissariati a causa della deficitaria gestione economica. Il più indebitato di tutti è il Consorzio aurunco di bonifica, che in tempi recenti ha ottenuto aiuti finanziari straordinari da Regione Campania – attinti ai fondi d’emergenza del bilancio regionale - soldi pervenuti tramite il Consorzio per la bonifica delle Paludi di Napoli e Volla. Ma che sono serviti però - fino ad ora - solo a pagare gli stipendi arretrati dei dipendenti.
 
“Ma neanche un euro è stato utilizzato fino ad oggi per riparare l’impianto irriguo della Valle del fiume Peccia, che serve utenze per 400 ettari, in questi giorni non sappiamo più cosa fare, per mesi ci hanno illusi, speravamo che una parte di quei soldi potesse servire a riparare le pompe" afferma Domenico Iardino, melicoltore, e presidente dell’Associazione Valli del Peccia. Ultima chicca: sull’impianto il consorzio ha mandato una squadra composta da un coordinatore, un geometra e ben cinque operai stagionali, che però non può lavorare, perché gli impianti di captazione in sorgente sono fermi a causa dei guasti non riparati. E all’associazione guidata da Iardino si stanno ora dando da fare per autorganizzare la gestione dell’impianto. Quella dell’impianto irriguo della Valle del Peccia è una storia esemplare che AgroNotizie ha raccontato per intero in occasione della giornata mondiale dell’acqua.

Intanto in Campania la legge di riforma dei Consorzi di bonifica dovrebbe arrivare entro la prossima estate, come promesso dal presidente e assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Vincenzo De Luca, proprio nell’IrriDay tenutosi sulla traversa irrigua di Ailano, in provincia di Caserta, ospite del Consorzio di bonifica e irrigazione Sannio Alifano.


Calabria, Coldiretti attacca la multiutility A2A

Sicuramente faremo anche quest'anno i conti con la mancanza di acqua ed è già allarme nel crotonese. Le prime serie avvisaglie, come accade ormai da anni - dichiara Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria - si registrano infatti in questo territorio, dove ritorna di attualità l'irrigazione della coltura dei finocchi, che vengono piantumati all'incirca dalla metà di settembre”.

Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria ha scritto al presidente e assessore all’Agricoltura della Regione Calabria, Mario Oliverio, al prefetto di Crotone, ed al sindaco del comune di Isola Capo Rizzuto ed ai dirigenti dei dipartimenti interessati della Regione perché accertino le reali cause che portano al deficit idrico che stressa gli agricoltori e lascia spesso a secco colture da reddito. Molinaro vuole sapere dove finisce tutta l’acqua - 33 milioni di metri cubi - che dovrebbe essere erogata, dal 1° maggio al 30 settembre, dall'A2A, la multiutility specializzata nel settore dell'energia, al Consorzio di bonifica Ionio Crotonese, volumi previsti nelle convenzioni che risalgono al 1968.
“Convenzioni ormai datate - scrive il presidente di Coldiretti - perché a suo tempo sono state rinnovate, con un vincolo trentennale che scade nel 2029. La multiutility produce energia turbinando in media nell'anno 10 metri cubi d'acqua al secondo che equivalgono a circa 300 milioni di mc di acqua in un anno. Di questi, allo stato, 100 milioni circa sono consegnati al Consorzio e gli altri vengono rilasciati in mare”.

L’acqua dei laghi della Sila dovrebbe scendere a valle e servire utenze irrigue e idropotabili, ma, secondo Molinaro “A fine agosto metà settembre di ogni anno, anche nel 2018 sarà così, si esauriscono i volumi di acqua previsti dalle convenzioni,  e questo rende problematica l'attività agricola e zootecnica. Insomma un intero sistema rischia di collassare”. Anche perché: "Non possiamo più accontentarci di forme di assistenza temporanee dettate dall'urgenza della situazione e durante le quali A2A chiede alla Regione il risarcimento per il mancato utilizzo dell'acqua per la produzione di energia – insiste Molinaro –  bensì è giunto il momento di soluzioni stabili e durature”.
 

Puglia, no all'acqua irrigua da pagare con Iva

In Puglia pesano sui costi la lontananza delle fonti di approvvigionamento, il persistere della scarsità e - da un po' di tempo a questa parte - l'incubo di dover pagare l'Iva sull'acqua ad uso irriguo.

Il direttore di Coldiretti Taranto, Aldo De Sario, in una nota di Coldiretti Puglia di qualche giorno fa chiede che siano “rivisti gli accordi intervenuti con la Regione Basilicata, in merito al ristoro del danno ambientale, in considerazione dei riflessi negativi sui costi dell'irrigazione per l'utenza e sui bilanci degli stessi Consorzi”. Gli accordi prevedono il pagamento di ristori importanti da parte dei quattro ex consorzi di bonifica nel caso la riduzione dei livelli dei bacini lucani comporti un danno all’ambiente. Cosa che facilmente accade quando l’acqua non è abbondante.

Ma c’è ora un altro problema: sia i quattro ex consorzi di bonifica confluiti nel Consorzio di bonifica Centro Sud Puglia per effetto della nuova legge sulla bonifica approvata il 25 gennaio 2017 che il Consorzio di bonifica della Capitanata sono assoggettati ad una Cabina di regia per l’irrigazione, pilotata da Acquedotto pugliese. E l’articolo 9 della nuova legge prevede che entro il 1° dicembre 2018 la giunta regionale verifichi il rispetto dei criteri di economicità, di equilibrio finanziario, di efficienza nei servizi resi ai consorziati dalla Sezione Irrigazione ed acquedotti rurali ed il raggiungimento degli obiettivi assegnati. Qualora la valutazione dell’attività sia negativa, la giunta, acquisito il parere della commissione consiliare competente, procederà alla cessazione delle funzioni della Sezione irrigazione ed acquedotti rurali e al loro trasferimento all’Acquedotto pugliese.
Su tanto Coldiretti è pronta ad alzare le barricate. Aldo De Sario, direttore Coldiretti a Taranto ha chiesto che Aqp sia escluso dall cabina di regia sull’acqua “Per evitare un aggravio dei costi a causa dell’Iva e per riaffermare la necessità  dell’autogoverno della attività consortili, dalla bonifica alla gestione dell’acqua”.

Il timore è fondato: oggi l’aliquota Iva applicata sull’acqua è del 10% e le utenze irrigue ne sono esentate solo perché il servizio irriguo è gestito in forma consortile, come previsto dal comma 27-sexies dell’articolo 10 del Decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972 n 633. Il passaggio delle funzioni irrigue ad una società pubblica farebbe scattare automaticamente l’imposta sul valore aggiunto, poiché l’acqua come bene in sé non è esente. E la battaglia sull’Acquedotto pugliese è appena cominciata.