L’appuntamento dedicato alla fragola nella rubrica Agri@rte lo facciamo partire in musica, sulle note di Strawberry fields forever, secondo alcuni la più bella canzone dei Beatles. Di sicuro, per il MoMa di New York il video girato dai baronetti di Liverpool è ritenuto – insieme a Penny Lane - uno dei più influenti della fine degli anni Sessanta.

La canzone, fra l’altro, è anche un dei primi esempi di rock psichedelico della band britannica e parla dell’orfanotrofio di Beaconsfield Road, vicino alla casa di John Lennon, a Liverpool.
Lennon è così legato a quella canzone che dopo la sua morte, avvenuta l’8 dicembre del 1980 per mano di Mark Chapman, sotto il Dakota Building di New York, che lì di fronte, a Central Park, gli venne dedicato lo Strawberry Fields Memorial, con tanto di mosaico e la scritta “Imagine”, altro rimando al poeta dei Beatles.

La fragola è un frutto seducente, ma nel senso meno peccaminoso del termine, visto che nel Medioevo e nel Rinascimento la sua simbolicità viene accostata al sangue di Cristo, mentre i fiori, bianchi, rappresentano la purezza virginale e compaiono in alcune opere pittoriche, in Italia - si pensi alla Primavera di Sandro Botticelli o al Fanciullo con canestra di frutta del Caravaggio, esposto alla Galleria Borghese di Roma – così come nel Centro Europa.


Caravaggio, Fanciullo con canestra di frutta

Si pensi, ad esempio, alla Madonna del Roseto, dipinta da Stephan Lochner (1400-1451), esponente della nota scuola di Colonia. O ancora al dipinto di Albrecht Dürer (1471-1528) intitolato Maria e molti animali, in cui appare nitida la foglia di una fragola. E questo quadro cela un’ulteriore simbologia cristiana, dal momento che la foglia trilobata del frutto richiama la Santissima Trinità.

A Vienna è custodita la tela di Hans Baldung detto Grien (circa 1485-1545) dedicata alla Sacra famiglia in un paesaggio, dove è il fiore candido della fragola a sublimare la purezza virginale di Maria.
Ghiottissimo, secondo la tradizione, della “fresca innocenza della fragola” è San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
La Smorfia napoletana assegna alla fragola il numero 20 e sognarle è segno di guadagno inaspettato o di aiuto inaspettato da una persona sconosciuta. Una sorta di mutualità fortunata.

Eppure, non per tutti la fragola è sinonimo di qualità per così dire divine. Un fantastico visionario come il fiammingo Hieronymus Bosch (circa 1450-1516), al tempo stesso gaudente al limite della sfrenatezza e fustigatore dei vizi, nel suo trittico Il giardino delle delizie, in un vortice coloristico assegna al rosso il massimo della vitalità e, per analogia, il climax della lussuria e del peccato. Ma è un significato legato per lo più ad una coda proto-medievale, quando la fragola viene accostata alla tentazione.
Chi non tralascia di descriverla in un disegno ad acquerello e inchiostro, in quello che oggi è catalogato come “Manoscritto B”, è il genio infinito di Leonardo da Vinci (1452-1519). L’opera è custodita all’Institut de France di Parigi e raffigura Quattro baccelli di piselli, quattro ciliegie e una fragola selvatica.


Leonardo da Vinci, "Quattro baccelli di piselli, quattro ciliegie e una fragola selvatica"

Nota ai Greci e ai Romani, che pure non la coltivavano, compare ritratta negli erbari e nei dipinti medievali. Un piccolo frutto, molto lontano dalle dimensioni attuali, ma particolarmente apprezzato. L’Inghilterra, dove Shakespeare elogia le good strawberries nel Riccardo III e dove John Lydgate le menziona in una forma arcaica strawberry, ne va matta. E chiaramente sono i nobili e il clero a piantarla nei propri giardini, sia per la delicatezza e la prelibatezza del frutto che per l’ornamento dei fiori.
In Francia, Luigi XIV ne fa piantare a migliaia nella reggia di Versailles e inaugura un filone erotico, per così dire, del consumo della fragola, che proprio col Re Sole si sposa con la panna e lo zucchero. Dalla tavola si passa (anche) al talamo.

Nel XVI secolo le fragole compaiono nella nature morte di alcuni maestri italiani e stranieri. È il momento di Luca Forte (1610-1680), primo pittore napoletano a cimentarsi nel genere della “Still life” (parliamo di Natura morta di frutta con ciliegie e fragole, custodita a Napoli al museo Duca di Martina). Mentre a Roma la fragola va in scena grazie a Pietro Paolo Bonzi, detto il Gobbo dei Carracci (circa 1576-1636), esponente di una corrente che, sfumando dal tardo manierismo al barocco, celebra il cibo e la tavola. Di questo gruppo di artisti fa parte anche il tedesco Georg Flegel (1566-1638), che su una tavola apparecchiata, cioè “parata” per la colazione, colloca tre fragole insieme ad altri frutti e a un topolino di campagna.

Qualche decina di anni prima che Giovanni Pascoli esalti “l’odore di fragole rosse” ne Il gelsomino notturno (I Canti di Castelvecchio), accelera l’arte del breeding, gli incroci che daranno maggiori dimensioni, fino ad arrivare a quelle attuali, al frutto.
Precursori sono gli inglesi, gli americani e, successivamente, gli olandesi. Ce lo raccontano, involontariamente, anche i quadri. Prendiamo le fragole dipinte nel 1870 da David de Noter, belga, e quelle di Francesco Malacrea, ritratte più o meno negli stessi anni: la differenza di dimensioni e di aspetto è notevole. Tanto che quelle che de Noter fissa sulla tela potrebbero essere acquistate su un banco di frutta della grande distribuzione.


Pierre Auguste Renoir, Fragole

Nel 1908 Pierre Auguste Renoir (1841-1919) dipinge Fragole. Ed è un’esplosione di luce, uno dei mezzi più potenti per comunicare immagini e significati.

Ma ritorniamo a Strawberry Fields, che questa volta altri non è che il nome della Bond girl interpretata nel 2008 da Gemma Arterton nel film Quantum of Solance.
Azione.