Finalmente le piogge si sono attenuate sulle zone più colpite, ed i primi ampi spazi sereni hanno facilitato l'opera dei soccorsi, dato che molte località si trovano ancora sommerse dalle piene dei fiumi.
Si tratterà però solo di una breve pausa: nuove piogge minacciano già il Sud Italia, a partire dalle due isole maggiori.
Da un estremo all'altro
La Penisola sta vivendo un susseguirsi di eventi climatici estremi, partendo dalle temperature ben al di sopra della norma, che tutt’ora interessano il Paese, passando dalla breve e intensa parentesi invernale di fine ottobre, per finire con la siccità che ancora mette in ginocchio il Sud, ove la maggior parte delle Regioni accusa l’assenza di piogge organizzate da mesi.
Chi troppo e chi nulla. I fatti purtroppo confermano questo trend: la recente perturbazione ha addirittura strafatto in termini di accumuli pluviometrici, perché ha innescato diversi temporali autorigeneranti che hanno colpito particolarmente Liguria, Veneto, Friuli, Toscana, Umbria e Lazio. La violenza di quest'ultima onda ciclonica è nata prevalentemente dalla sua quasi stazionarietà, ovvero dall’impossibilità di traslare verso oriente grazie al blocco anticiclonico presente sulla penisola balcanica. Cosi, per circa 72 ore (tra sabato 10 e lunedì 12), il sistema perturbato si è trovato stretto tra venti di scirocco (caldi ed umidi) e l'aria nord-atlantica (fresca). La differenza termica tra le due masse ha fornito un’enorme quantità di energia che ha acceso, a ripetizione, fenomeni molto intensi.
Per rendere l’idea ecco alcune località ove si sono misurati i maggiori accumuli: Monte Rufeno (Viterbo): 352.5 mm, Monte Cimone (Modena): 258.0 mm, Chiusi Giovancorso (Siena): 227.8 mm, Genova Erzelli (Genova): 214.4 mm, Prato di Resia (Udine): 208.8 mm, Castiglione della Pescaia (Grosseto): 196.9 mm, Tavernelle (Perugia): 161.5 mm, Cima Grappa (Treviso): 149.8 mm, Macciano (Siena): 148.6 mm, Roveredo in Piano (Pordenone): 135.8 mm, Colbertaldo di Vidor (Treviso): 132.8 mm, Riccione (Rimini) 100.0 mm e Colle di Tenda (Cuneo): 79.5 mm.
Analisi
L'attenzione ora ricade sulle Regioni meridionali, perché l'ampio vortice di bassa pressione che si è formato sul nord Africa si sta espandendo verso oriente. Verrà presto coinvolto maggiormente il Sud Italia, ipotesi che trova conferma negli ultimi aggiornamenti dei modelli previsionali, dai quali emergono oltretutto alcune tendenze poco rassicuranti.
Ora tocca al Sud. Ovviamente si spera che le precipitazioni non assumano conformazioni tali da causare ulteriori nubifragi, ma inutile nascondersi dietro ad un dito, il rischio è alto. Le violente piogge che si stanno abbattendo in Algeria e nelle Baleari si sposteranno presto sulle regioni ioniche, che potrebbero ricevere temporali piuttosto aggressivi.
Evoluzione
Conclusa l'ondata di maltempo, è attesa una fase transitoria che potrebbe essere caratterizzata da un ulteriore periodo sostanzialmente variabile nelle Regioni meridionali. La persistenza di un'ampia falla pressoria nel cuore del Mediterraneo, tra la Spagna e le Regioni italiane, fungerà da nastro trasportatore dei refoli instabili atlantici, con un conseguente aumento della nuvolosità su tutta la Penisola.
Tendenza
A fine mese, dunque, vi sarà la maggiore probabilità di un ritorno dell’Artico.
Un’elevazione verso nord dell'alta pressione delle Azzorre, passando prima dalla Groenlandia e successivamente dalla Scandinava, incentiverebbe l'arrivo di un'ampia saccatura artica sulla parte occidentale dell'Europa, con successivo ingresso nel Mediterraneo dai quadranti nord occidentali. Ipotesi maggiormente plausibile con gli elementi a disposizione oggi, ma non è da escludere anche un ingresso più orientale, dalla porta della Bora.
Bene sottolineare che non si tratterà di un evento estremo, ma di un normale raffreddamento in vista della stagione invernale, quanto basta per le prime nevicate stagionali.
Inverno alle porte
Dopo un autunno estremamente dinamico, si notano i primi chiari segnali del prossimo passaggio di testimone tra l’autunno e l’inverno.