Si va alla ricerca di principi attivi farmacologici che non dovrebbero esserci, come antibiotici, sulfamidici e furanici, per citarne alcuni. E poi gli additivi, ad esempio rame e zinco o contaminanti come le diossine o i nitriti e persino i Radionuclidi. Non ci si dimentica della presenza di batteri, salmonelle in particolare. Non sfuggono nemmeno gli Ogm.

E' un controllo a vasto raggio quello che viene fatto sui mangimi in commercio in Italia, puntualmente monitorato dal Pnaa (Piano di sorveglianza e di vigilanza sanitaria sull'alimentazione degli animali), le cui risultanze per il 2015 sono state rese note in questi giorni dal ministero della Salute. Per il 2015 sono stati raccolti quasi 11mila campioni lungo tutta la filiera, dai mangimifici agli allevamenti. E i risultati sono assai incoraggianti.

Ottimi risultati
Dalle analisi affidate agli Istituti zooprofilattici è emerso che solo in 15 casi sono state riscontrate irregolarità nell'uso di farmaci e coccidiostatici, appena lo 0,69% dei campioni analizzati. Soltanto tre i casi di presenza di Ogm e sei quelli da presenza di salmonelle.
Numeri che salgono a 33 quando si passa a esaminare la presenza di micotossine, segno della difficoltà a tenere sotto controllo la loro presenza nelle materie prime. Si tratta comunque di numeri modesti se si tiene contro dell'ampiezza del campione preso in esame.

In totale il numero di campioni con irregolarità si è fermato a 157 unità, l'1,45% del totale. Molte di queste hanno riguardato tuttavia mancanze nelle procedure di autocontrollo o lacune, specie nel caso degli allevamenti, nelle modalità di conservazione dei mangimi. Nel complesso i dati delle analisi rilevano che il 99,37% dei mangimi risponde ai requisiti richiesti, un dato assai incoraggiante sulla sicurezza, sia per gli animali, sia per il consumo dei loro prodotti.

I controlli all'import
Al lavoro di analisi si affianca l'intensa attività ispettiva che nel 2015 ha contato oltre 23mila sopralluoghi che hanno evidenziato circa 1100 casi di non conformità strutturali o irregolarità nella gestione delle attività.

Il lavoro di controllo si è esteso alle importazioni, che nel 2015 hanno visto entrare in Italia oltre 5,2 milioni di tonnellate fra materie prime, mangimi e additivi. Oltre ai normali controlli documentali su tutte le partite, si è proceduto all'analisi a campione (sul 6,71% delle partite importate), che hanno verificato solo 3 casi di irregolarità.

Sui 48 paesi di provenienza, solo in alcuni prodotti provenienti da India e Mauritania le analisi hanno riscontrato, rispettivamente, la presenza di salmonella e di enterobacteriacee. Anche in questo caso si tratta di percentuali modeste, appena lo 0,07% delle partite presentate per l'importazione e l'1,04% delle partite oggetto di prelievo. Irregolarità che i controlli hanno permesso di evidenziare e togliere dal commercio.

La collaborazione delle Regioni
Ora il Pnaa continuerà sino a tutto il 2017. Si spera che i risultati continuino ad essere confortanti e che al contempo migliori la collaborazione delle Regioni. Il ministero della Salute evidenzia infatti che in alcuni casi è mancato il pieno rispetto delle procedure richieste per la rendicontazione dei controlli.

Mentre Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Toscana, Valle d'Aosta e Veneto hanno presentato relazioni conclusive solo parzialmente conformi, la Calabria è segnalata per la non conformità dei suoi documenti.
Perfetto invece il lavoro delle rimanenti 10 regioni, dalla Sicilia alla Lombardia, e delle province autonome di Trento e Bolzano.