Il grano tenero ha toccato un netto -12%, mentre il grano duro è crollato addirittura del 26%. Se ne è parlato a Bologna, ieri 14 giugno 2016, agli Stati generali del frumento, evento organizzato dalla Confagricoltura provinciale.
Dal sondaggio condotto su un campione di 3660 intervistati, la commercializzazione dei cereali non è trasparente per il 60%, mentre lo è solo per il 4,8%. Trapela grande insoddisfazione da parte degli agricoltori, in particolare nei confronti di dinamiche di mercato molto incerte, in grado di determinare negativamente i prezzi. Fra i cerealicoltori prevale l’idea di promuovere contratti di coltivazione tra industria e produttori, che puntano a siglare accordi per una quotazione minima garantita indipendente dalla volatilità del mercato internazionale.
“E’ necessario fare chiarezza sui meccanismi che determinano il prezzo dei cereali – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna Gianni Tosi – Auspichiamo un maggiore impegno da parte di tutta la filiera, produttori, stoccatori e trasformatori, nell’intento di promuovere sempre più la differenziazione del prodotto, quale base per una conseguente valorizzazione economica dello stesso. Una differenziazione che sia in grado di premiare differenti caratteristiche qualitative dei grani”.
“Si può andare nella direzione di una maggiore trasparenza dei prezzi con un sistema di rilevazione attraverso contratti di coltivazione registrati online, in un’unica banca dati – ha commentato Mario Guidi, presidente nazionale di Confagricoltura – Siamo tutti responsabili all’interno della filiera. Noi agricoltori dobbiamo coltivare solo le varietà di grano richieste dal trasformatore. Si ritiene, inoltre, indispensabile una dichiarazione dell’industria sul quantitativo di frumento annuo che intende acquistare in Italia. Alle istituzioni spetta invece il compito di aiutare l’agricoltore a produrre meglio, senza intralci burocratici insostenibili o norme troppo stringenti sull’utilizzo dei fitofarmaci. Infine il grano non deve essere miscelato all’interno dei centri di stoccaggio, ma ritirato in maniera separata perché così avviene in tutto il mondo. E’ un bene per il Paese, però la nostra italianità dobbiamo saperla declinare in maniera intelligente”.
Emilio Ferrari di Barilla ha confermato la volontà “di andare incontro alle richieste ed esigenze del consumatore, promuovendo lo strumento degli accordi di filiera e individuando meccanismi evoluti che consentano una maggiore stabilità dei prezzi”.
“Stiamo lavorando a meccanismi di definizione di regolazione del mercato condivisi con tutti gli attori della filiera – ha concluso Luigi Polizzi del Mipaaf – abbiamo creato una cabina di regia solo per il comparto del frumento. Sono già stati stanziati 200 milioni di finanziamento agevolato e 100 milioni di finanziamento in conto capitale per incentivare gli accordi di filiera”.